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Tassa rifiuti aumentata per errore
Fiorillo: «Nessuno sbaglio, è una scelta
che costa 30 euro su alcuni garage»

ANCONA – La tassa rifiuti del capoluogo finisce sotto accusa dopo una interrogazione del M5S al sottosegretario Baretta. L'assessore al Bilancio replica: “Nessun errore nel calcolo, ma una interpretazione per evitare di far pagare di più le famiglie senza pertinenze”

 

Tari gonfiata per sbaglio, Ancona finisce tra i Comuni sotto accusa. Ma l’assessore comunale al bilancio Fabio Fiorillo ribatte: “Nessun errore di calcolo, è una interpretazione legittima che costa circa 30 euro in più per ogni proprietario di garage e pertinenze non collegate alle utenze principali. Altrimenti avrebbero pagato di più tutti gli altri, comprese le piccole abitazioni e le famiglie numerose”. Ad accendere la polemica è stata la risposta del sottosegretario all’Economia Pier Carlo Baretta alla interrogazione del parlamentare M5S Giuseppe L’Abbate durante il question time alla Camera dei Deputati, chiedendo conto del conteggio della tassa dei rifiuti effettuata da alcuni comuni, come Milano, Genova, Napoli, Catanzaro, Cagliari e appunto Ancona, tra le città maggiori. In sostanza, secondo la replica di Baretta, i contribuenti si sono trovati nel conto del bollettino, oltre alla quota fissa legata ai metri quadri della casa, anche la quota variabile, legata al numero di abitanti, moltiplicata per il numero delle pertinenze. Facendo un esempio, una famiglia proprietaria di casa, con garage e cantina si ritrova a pagare la quota variabile non una, ma tre volte, come se gli immobili fossero tre. E l’importo della tassa lievita. Il caso era già stato sollevato dal Sole 24 Ore tre anni fa e Baretta alla Camera avrebbe confermato che l’interpretazione di alcuni Comuni è errata, scatenando già le associazioni dei consumatori.

L’assessore al Bilancio del Comune di Ancona, Fabio Fiorillo

Dunque, i 20 milioni di Tari pagata ogni anno dagli anconetani sono fuori legge? Tutto regolare, replica l’assessore Fiorillo. “Beretta ha dato la sua opinione qualificata, ma non c’è una direttiva che dice esattamente ai Comuni quale interpretazione dare alla norma – risponde Fiorillo -. Ancona ha dato la sua interpretazione: ogni utenza Tari, intesa come immobile dove c’è l’allaccio di acqua, luce e gas, paga sia la quota fissa, sia quella variabile. Per le utenze che sono separate dai contatori di casa, vale a dire le pertinenze come alcuni tipi di garage, viene applicata la tariffa variabile ma solo come se fossero occupati da una sola persona. L’alternativa sarebbe stata applicare alle pertinenze le tariffe delle utenze non domestiche, per capirci come le attività produttive, tipo le autorimesse – continua Fiorillo -. Il conto per i proprietari sarebbe stato molto più alto. In definitiva, facendo una simulazione, parliamo mediamente di 30 euro in più di Tari da pagare per i proprietari delle pertinenze non collegate alle utenze di casa, rispetto alla proposta di Baretta. Trenta euro che altrimenti avremmo dovuto spalmare su tutte le altre utenze, comprese famiglie con piccole abitazioni e senza pertinenze”. Fiorillo fa notare infine che il regolamento Tari del Comune di Ancona è stato approvato anche dall’Agenzia delle Entrate. “L’Agenzia può impugnare i regolamenti comunali, e questo non è stato fatto” conclude Fiorillo, ribadendo la legittimità della interpretazione del Comune di Ancona.

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