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Pasquinelli, Potere al Popolo:
«Minniti lasci il Viminale,
usa il suo ruolo per fini elettorali»

L'INTERVISTA - Il candidato alla Camera per il plurinominale Ancona-Pesaro va all'attacco del ministro dell'Interno dopo il caso della manifestazione antifascista e la sostituzione del questore di Macerata Vuono. Lavoro, ricostruzione dello stato sociale, riaffermazione dei diritti della Costituzione, i temi al centro della nuovo compagine politica della sinistra

Fabio Pasquinelli

 

Lavoro ed antifascismo i temi al centro della campagna elettorale di Potere al Popolo che ispira il suo programma al rispetto della Costituzione. Candidato al proporzionale alla Camera per il collegio Ancona-Pesaro, Fabio Pasquinelli, già consigliere comunale di Osimo, reduce dalla manifestazione antirazzista ed antifascista di sabato scorso di Macerata, che ha visto tra gli organizzatori proprio Potere al Popolo.

Pasquinelli, i temi dell’immigrazione da un lato e dell’insorgere di fenomeni neofasciti stanno egemonizzando il confronto elettorale, qual è la sua posizione a riguardo?

«Innanzitutto è necessario rompere il parallelismo tra i problemi legati al fenomeno dell’immigrazione, che pure esistono, con la propaganda delle destre finalizzata ad assegnare agli immigrati il ruolo dei nemici della sicurezza sociale. È stata essenzialmente questa la ragione che ha spinto quasi 30mila cittadini a scendere in piazza sabato scorso, oltre alla solidarietà nei confronti dei cittadini maceratesi e delle vittime innocenti di un attentato terroristico di matrice fascista. A nostro avviso le destre stanno cercando di costruire una narrazione sbagliata, finalizzata a diffondere paura ed insicurezza, sentimenti diffusi nella popolazione che si cerca di strumentalizzare al fine di ottenere consensi elettorali. Più che dell’onda nera che sta attraversando il Paese, quello che preoccupa è il mare grigio nel quale questa si ingigantisce, causato da fattori che non sono conseguenza dell’immigrazione, quali disoccupazione e povertà crescente per sempre maggiori quote di popolazione.
La manifestazione, assolutamente pacifica, da un lato ha ripristinato un clima di tolleranza e solidarietà, dall’altra ha rappresentato una risposta sociale e democratica alla diffusione della paura e della rabbia popolare contro i settori più deboli della società. Abbiamo ribadito che all’interesse delle classi dominanti, le quali lavorano per frammentare le classi subalterne in una guerra tra poveri, si deve contrapporre il legame delle classi popolari nella rivendicazione dei propri diritti sociali, garantiti dalla Costituzione ma costantemente negati dal Governo. Primi fra tutti il diritto al lavoro ed alla salute».

Come interpreta la rimozione del questore di Macerata Vincenzo Vuono proprio a seguito della manifestazione?

«È un fatto politico estremamente grave, perché rappresenta una misura autoritaria e punitiva del Governo ed in particolare del ministro Minniti, il quale aveva ordinato il divieto della manifestazione antirazzista ed antifascista
a Macerata, mentre la Questura l’ha autorizzata garantendone il pacifico e ordinato svolgimento. Il fatto è ancora più grave perché Minniti, candidato alla Camera nelle liste del Pd nel collegio Marche 2, sta utilizzando il delicato tema dell’ordine pubblico e della sicurezza per finalità meramente elettorali, contribuendo a rendere, in un momento così delicato, poco credibili le istituzioni. Se vuole competere con noi nelle Marche per un seggio in Parlamento la smetta di fare la guerra ai poveri e si dimetta dall’incarico al Viminale, dove auspichiamo che sia garantita regolarità e trasparenza durante le operazioni elettorali».

A proposito del tema del lavoro e dello stato sociale, quali sono le proposte programmatiche di Potere al Popolo?

«Prima di tutto l’abolizione del Job’s Act e della Legge Fornero, vale a dire di quella legislazione che negli ultimi vent’anni ha reso precario il lavoro e la vita dei cittadini. Potere al Popolo! si impegna a ripristinare una piena tutela contro i licenziamenti illegittimi ed a ripristinare il contratto di lavoro a tempo indeterminato, a riformare il sistema previdenziale ed assistenziale garantendo una pensione di anzianità certa ai lavoratori ed un sostegno al reddito per i disoccupati. Ma non basta».

Cos’altro?

«Bisogna ricostruire uno stato sociale che negli anni, tanto i governi di centrodestra quanto quelli di centrosinistra, hanno demolito. È necessario tornare ad investire nella pubblica istruzione, nell’università e nella ricerca, in un servizio sanitario pubblico gratuito e di qualità. Dobbiamo applicare la volontà popolare sancita con i referendum sociali del 2011, a cominciare dal blocco delle privatizzazioni e dalla ripubblicizzazione dei servizi fondamentali e dell’industria nazionale strategica. Occorre, in altre parole, applicare la Costituzione che, poco più di un anno fa, abbiamo difeso e salvato dal tentativo di manomissione del governo Renzi».

La collocazione politica di Potere al popolo è alternativa al Pd ed al centrosinistra, tuttavia anche da quella di Liberi e Uguali di Grasso che si colloca a sinistra in competizione con il Pd di Renzi. Quali sono gli elementi che vi differenziano?

«Prima di tutto le persone. Ad esempio Bersani e D’Alema, molto più influenti di Grasso in quello schieramento, hanno avuto ruoli politici di primo piano e sono stati i veri e propri protagonisti di quei governi di centrosinistra che hanno svenduto il patrimonio economico nazionale, privatizzato i servizi fondamentali, tagliato la spesa sociale ed aumentato le spese militari finalizzate a finanziare devastanti missioni di guerra. Non stupisce che il loro obiettivo sia quello di far perdere Renzi per riappropriarsi della “ditta”, ma non è credibile che si candidino a risolvere i problemi del Paese gli stessi personaggi che ne sono i responsabili. Dal punto di vista programmatico, a differenza di Potere al Popolo!, la lista di LeU si propone solamente di apportare alcune modifiche alle leggi antisociali partorite dai governi Monti e Renzi, e ciò non stupisce, visto che le hanno votate tutte. Noi no, non le abbiamo votate, le abbiamo contrastate sempre e vogliamo abrogarle».

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