Per chi aveva gustato il suo gelato artigianale di qualità e dai gusti più disparati, oggi è stato un giorno triste. Lanfranco ‘Franco’ Fiorani, contitolare dello storico ‘Caffè Centrale’ di Osimo è morto stamattina all’età di 95 anni all’ospedale Ss. Benvenuto e Rocco. I funerali si terranno venerdì 2 marzo alle 15 nella Cattedrale di San Leopardo di Osimo. Con lui se ne va un altro pezzetto di storia del commercio osimano. Negli anni ‘90, per andare in pensione, Franco e suo fratello Gabriele, per tutti ‘Biba’, avevano abbassato la saracinesca del ‘Caffè Centrale’ di piazza Boccolino, dal 1894, quasi per secolo, un locale simbolo per diverse generazioni di osimani. Uno spazio aggregativo che in realtà era stato inaugurato come cantina dal nonno dei due fratelli, poi trasformato in affitta-camere dalla nonna rimasta vedova e quindi in bar da loro padre, con il nome che l’aveva poi reso celebre nell’immaginario collettivo. La caffetteria era nata solo dopo la Grande Guerra del 1915-1918 per l’impegno di Raimondo, il padre di Franco e Biba.
Nel 1946 i due fratelli si erano diplomati in Ragioneria. Lanfranco, appassionato di numeri, si era anche iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna conseguendo risultati eccellenti ma poi era stato costretto a interrompere gli studi per la malattia del padre che l’aveva richiamato ai suoi doveri lavorati. Messo di fronte ad un bivio esistenziale, per il suo futuro aveva scelto di tornare a Osimo per rilanciare con ‘Biba’ il caffè di famiglia, trasformandolo in uno dei più esclusivi della città, grazie anche alle idee ispirate dalla modernità della metropoli bolognese. L’asso nella manica dei due fratelli erano stati i caffè espresso e lo squisito gelato artigianale offerti ai clienti. Oggi, negli stessi spazi di piazza Boccolino del Caffè centrale, lavora il ristorante wine-bar Gustibus. Franco se n’è andato prima di Biba con le certezze che solo la fede religiosa rinsalda, lasciando un’ombra di tristezza e nostalgia nel cuore di chi l’aveva apprezzato. Nel ricordo degli anni ruggenti sono state tante le attestazioni di affetto giunte ai figli Daniela, Donatella e Francesco.
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