Segnalazioni su segnalazioni, da ogni parte di Italia, dagli ex adepti della “psico setta” di Mario Pianesi. Storie diverse ma al contempo simili che hanno tutte un obiettivo comune: raccontare e denunciare agli inquirenti le sofferenze subite durante il periodo trascorso seguendo i dettami impartiti dal guru della macrobiotica. Si sta allargando a macchia d’olio l’inchiesta aperta dalla procura distrettuale di Ancona sulla realtà fondata da Pianesi, indagato assieme alla moglie e altre due persone (che hanno già abbandonato la segreteria di Upm) per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, lesioni, maltrattamenti ed evasione fiscale per un importo che si aggira sui 300mila euro. Da quando gli investigatori hanno scoperto le carte dell’indagine portata avanti negli ultimi cinque anni, sono fioccate da ogni città raffiche di segnalazioni da parte di ex presunte vittime della setta.
Persone che almeno da tre giorni stanno facendo squillare i centralini di caserme e commissariati con l’intenzione di voler denunciare quanto subito. Ci sono decine di casi al vaglio degli inquirenti. Verranno tutti filtrati dalle forze dell’ordine locali per poi convogliare negli atti dell’inchiesta coordinata dalla Squadra Mobile di Ancona e supervisionata dal sostituto procuratore Paolo Gubinelli, firmatario dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari fatto recapitare sabato scorso ai quattro indagati. Molti avrebbero preso coraggio di raccontare il loro passato solamente dopo aver letto e ascoltato le storie tragiche fatte emergere in questi giorni dai canali informativi. Alcuni hanno anche sostenuto di non aver voluto denunciare prima per la paura di non essere creduti. Secondo quanto emerso, i nuovi casi riguardano sia uomini che donne, di ogni età e ceto sociale. Tutte le storie, però, avrebbero un denominatore comune: l’appartenenza, ormai conclusa, alla “macrobiotica pianesiana” e alla sue cinque diete, spacciate – dice la procura – come miracolose per guarire determinate malattie.
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