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Variante ex Metro: quattro indagati
Nel mirino lo sconto
per la trasformazione del palazzo

ANCONA - È in pieno fermento l'indagine della procura che prende in esame il conteggio del plusvalore, 530 mila euro, che ha consentito il recupero dell'ex cinema, trasformato in un complesso commerciale. A gettare ombre sulla cifra e a far partire l'inchiesta è stato un esposto del consigliere di minoranza e candidato sindaco Stefano Tombolini

L’ex Metropolitan

 

Sospetti sul maxi sconto concesso alla società proprietaria dell’ex Metropolitan per completare il recupero dell’immobile: in quattro finiscono sotto inchiesta. Si tratta di un dirigente del Comune dorico, due funzionari dell’Agenzia delle Entrate e di un imprenditore edile.  Tutti e quattro sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi accusatoria di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta avviata dal pm Marco Pucilli nel corso del 2017 per verificare che non siano state commesse irregolarità nella quantificazione monetaria della variante che ha permesso di trasformare l’ex Metro da una sala cinematografica da 700 posti in un complesso commerciale. Il cambio d’uso del palazzo, poi approvato dalla giunta comunale con 20 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti, era stato valutato nel 2015 530 mila euro da una perizia dell’Agenzia delle Entrate. Per l’opposizione, un valore troppo esiguo, considerando soprattutto le perizie redatte nel 2008 e nel 2010, quando il plusvalore era stato quantificato rispettivamente in 3 milioni e 900 mila euro e 3 milioni e 200 mila euro.

Stefano Tombolini

A far partire le indagini della procura, che hanno ottenuto una prima proroga a dicembre 2017, è stato un esposto presentato nell’agosto 2015 dal consigliere comunale di opposizione Stefano Tombolini, candidato sindaco alle prossime elezioni. I documenti, con allegate le tre perizie dell’Agenzia delle Entrate, erano stati inviati sia alla procura che alla Corte dei Conti che alla Guardia di Finanza. All’interno dell’esposto, Tombolini faceva scendere un’ombra sulla rendicontazione della variante, “atteso che la riduzione del plusvalore costituisce un mancato introito per l’Amministrazione stessa” e “per tutti i cittadini, perché l’interesse della collettività va tutelato. C’è stato il recupero di un palazzo importante, è vero, ma in pegno si è lasciato un plusvalore che era di tutti”. La presunta riduzione del plusvalore, che ha permesso alla Metropolitan Building di risparmiare rispetto alla prima perizia oltre 3 milioni di euro, si è basata su due elementi essenziali: l’andamento del mercato immobiliare, fortemente in crisi, ma anche il cambiamento del progetto legato alla struttura. Se le prime due perizie stilate dall’Agenzia prendevano in considerazione l’ipotesi di spazzare via totalmente i 700 posti della sala cinema (in quel caso sarebbe aumentata la redditività dell’impresa con il guadagno di spazi destinati ad attività più remunerative), l’ultima analisi ha vagliato la possibilità di ridurre gli spazi commerciali per poter mantenere un’area ad uso culturale, con 300 posti a sedere. Nonostante la riduzione della superficie potenzialmente guadagnata dalla proprietà, secondo Tombolini il plusvalore determinato nei 530 mila euro è inspiegabile e all’origine ci sarebbe un presunto danno erariale. Al momento, è in corso una perizia chiesta dalla procura per valutare la correttezza della quantificazione del plusvalore conteggiato dai due funzionari dell’Agenzia delle Entrate che, stando a quanto contenuto nell’esposto, sarebbe derivata da un errato calcolo dei parametri utilizzati nella perizia.

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