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Costringe una minorenne
a girare filmini hard:
20enne finisce a processo

ANCONA - Il ragazzo, di origine turca, dovrà rispondere davanti ai giudici di produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale per aver indotto una studentessa di 15 anni a inviargli foto e video osé tramite cellulare. I due si erano conosciuti su Facebook

Il tribunale

 

Costretta a spogliarsi e a filmarsi mentre coppie atti sessuali da un ragazzo conosciuto in chat: finisce a processo il presunto adescatore. Si tratta di un 20enne di origine turca, un tempo residente a Chiaravalle con la famiglia e poi trasferitosi in Abruzzo. Per lui, il processo davanti al collegio penale inizierà il prossimo ottobre. Due le accuse mosse dal pm Valentina Bavai: produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale su minore. La vittima, assistita dall’avvocato Federica Battistoni, è una ragazzina anconetana di 17 anni. All’epoca delle indagini ne aveva 15. I fatti fanno riferimento  alla fine del 2015 e l’inizio del 2016. Era stata la mamma della minorenne a sporgere denuncia, una volta trovati file inequivocabili sul cellulare della figlia che aveva stretto un’amicizia intima con il turco su Facebook. Proprio sul social network, i due si sarebbero scambiati immagini e video finiti al vaglio della procura. Secondo quanto ravvisato dalle indagini portate avanti dalla Polizia Postale,  i due avevano iniziato un gioco erotico basato sullo scambio di materiale osè. Per un po’, le cose sarebbero andate avanti in maniera consensuale. Poi, la ragazzina si sarebbe tirata indietro. A quel punto, lui l’avrebbe minacciata: “Se non continui, diffondo i tuoi video sul web”. E allora, la minore avrebbe iniziato a sottostare alle pretese del ragazzo. Stando alle accuse della procura, la 17enne sarebbe stata costretta a spogliarsi e a inviare il materiale richiesto dell’imputato. Inoltre, sarebbe stata indotta a filmarsi durante il compimento di atti sessuali. A gennaio 2016, dopo circa tre mesi dall’inizio del presunto ricatto hard, la madre della vittima si era accorta del cambiamento d’umore della figlia, andando a sbirciare nel suo cellulare.  È nella galleria dello smartphone che aveva scoperto il segreto della minore. Dopo la denuncia, erano scattate le perquisizioni nei confronti del 20enne a cui la Polposta aveva sequestrato i dispositivi che conterrebbero la prova del reato.

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