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Tentato suicidio con il fucile
del patrigno: 59enne assolto da
omessa custodia dell’arma

ANCONA - Autore del gesto estremo, nel giugno 2015, era stato un 15enne residente a Falconara Alta con la mamma e il nuovo marito di lei. Si era sparato con una carabina da soft air di proprietà dell'uomo, scagionato questa mattina. All'orgine dello sparo, presunti episodi di bullismo subiti dal minore

Il tribunale di Ancona

 

Era accusato di non aver fatto tutto il necessario per custodire una carabina da soft air utilizzata dal figlio della moglie per spararsi: 59enne assolto dal giudice. La decisione è stata presa questa mattina, dopo quasi tre anni dal folle gesto che aveva commesso un ragazzo di Falconara, 15enne all’epoca dei fatti. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno 2015, il ragazzino si era appropriato del fucile di proprietà del patrigno per spararsi un colpo alla tempia all’interno della sua camera, in una villa di Falconara Alta. All’origine del gesto, la sofferenza per il divorzio dei genitori e presunti episodio di bullismo subiti nel liceo frequentato per un periodo. Il ragazzino era rimasto in coma per due settimane, poi si era lentamente ripreso. Nonostante la violenza dello sparo, il minore – che oggi vive fuori dalle Marche – non ha avuto conseguenze. Il patrigno, invece, si era visto recapitare un decreto penale di condanna per omessa custodia dell’arma. Difeso dall’avvocato Fabrizio Belfiore, non ha pagato la sanzione ed ha deciso di affrontare il dibattimento davanti al giudice. Questa mattina, è stato ascoltato in aula. «Quella notte − ha detto − mi sono svegliato a causa di un boato. Poi, ho sentito mia moglie piangere e urlare. Sono corso in camera di suo figlio, al primo piano, e ho visto la scena». Ovvero, il minore appoggiato a una poltrona, privo di sensi con accanto la carabina. «La tenevo al terzo piano, dove abita mia madre, custodita all’interno di un armadietto chiuso a chiave. Un paio di giorni dopo la tragedia, avevo trovato la serratura rotta». Era stato il ragazzino ad infrangerla con un cacciavite. «Niente faceva presagire un gesto simile, anche se in quel periodo lui viveva una situazione particolare: soffriva per la separazione tra i genitori e per degli episodi di bullismo subiti a scuola». Il 59enne non è entrato nei particolari. La difesa ha dimostrato come quella carabina era tenuta al sicuro con tutte le accortezze del caso e che era stata anche depotenziata. Il minore poteva essere ascoltato come testimone della difesa per chiarire la dinamica dei fatti, ma l’imputato ha preferito non citarlo a processo per non fargli vivere i momenti tragici di quella notte.

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