Dove non sono riuscite le truppe francesi o quelle austriache, ce l’ha fatta l’incuria. Cittadella del Sangallo espugnata dall’abbandono, il sindaco Mancinelli ha firmato l’ordinanza che dichiara inagibile le mura, i cunicoli interni e i bastioni Gregoriano e della Campana. Un colpo di grazia al complesso monumentale e militare del ‘500, da anni preda del verde incolto e del degrado. La decisione del Comune è stata presa dopo l’esito del sopralluogo tecnico dello scorso 20 aprile, che ha dichiarato l’esito “E” della scheda Aedes: gravi danni, edificio inagibile. L’ordinanza è in vigore “fino alla esecuzione delle opere di ripristino” come si legge nell’atto del sindaco Mancinelli. In particolare, “i tecnici incaricati dalla Regione Marche hanno prescritto la temporanea inutilizzabilità delle mura e volte dei cunicoli interni alle mura in particolare i bastioni Gregoriano e della Campana dichiarando la inagibilità e l’inutilizzo delle porzioni di immobile interessate dagli eventi” continua l’ordinanza.
Resta agibile il bastione della Guardia, che dà accesso all’unica parte recuperata dal terremoto del 1972 ad oggi del complesso di 25mila metri quadri: la piazza d’arme e la sede del Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico Ionica. Anche questa, ormai sotto assedio: nel cortile interno, un tempo scenario per gli incontri del Festival Adriatico Mediterraneo, un muro è crollato nell’estate del 2016 e ancora attende di essere tirato su, nonostante le rassicurazioni della Regione e dell’assessore al patrimonio Fabrizio Cesetti, mentre il verde incolto avanza. La speranza di mettere almeno in sicurezza le mura esterne della rocca progettata dal Sangallo è rappresentata dai fondi Cipe: 3 milioni di euro stanziati dal governo uscente tra gli ultimi atti decisi lo scorso marzo dal comitato interministeriale in attesa di rinnovo con li nuovo Consiglio dei ministri. Tre milioni che sono davvero una piccola boccata di ossigeno rispetto ai 26milioni che la Regione (proprietaria dell’intera area) aveva conteggiato nel 2008 come necessari per il recupero e il riutilizzo dell’intera roccaforte voluta da Clemente VII. Su quella cifra c’era un accordo Stato-Regione, un impegno preso dal governo Prodi, che avrebbe dovuto mettere sul piatto 18 milioni per il restauro. Il pressing su Roma del governatore Ceriscioli alla fine ha portato a casa una prima tranche, che arriverà ben oltre il tempo scaduto.
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