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Lac in difesa dei cinghiali:
«Piano incostituzionale e inefficace»

ANIMALI - Ricorso al Tar contro il provvedimento adottato dalla Regione Marche per il contenimento: «No alla "braccata" servono altri metodi selettivi»

 

La Lega per l’abolizione della caccia contro il piano regionale di controllo dei cinghiali. Oggi su incarico della Lac e del Wwf l’avvocato Tommaso Rossi di Ancona, notificherà il ricorso al Tar contro il provvedimento: «Il piano quinquennale di controllo regionale del cinghiale approvato dalla Regione Marche – scrive il delegato Lac per le Marche, Danilo Baldini – aveva già ricevuto parere sfavorevole da parte dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e delle polizie provinciali. Malgrado ciò, l’assessore regionale alla caccia Pieroni e la giunta Ceriscioli hanno ugualmente varato il Piano, con la solita motivazione di ridurre i danni procurati dai cinghiali alle coltivazioni agricole».

La Lega Abolizione caccia  evidenza che il piano è simile a quelli di altre regioni Liguria, il Veneto e il Friuli  e questi sono stati annullati da 4 sentenze della Corte Costituzionale, in quanto prevedevano l’impiego di cacciatori o altri soggetti privati, diversi dalle guardie delle province e dai conduttori dei fondi interessati muniti di regolare licenza di caccia (questi ultimi in eventuale ausilio delle guardie provinciali medesime). Gli oppositori del piano segnalano anche altri aspetti critici: «Il controllo numerico di una specie  rappresenta una deroga alla legge nazionale sulla caccia e non può quindi assurgere a “regola” consolidata, inserendolo oltretutto in un piano quinquennale. L’Ispra poi rileva carenze sulle modalità e tecniche di stima della popolazione del cinghiale, da cui poi deriverebbe la programmazione stessa del controllo e quindi mette in dubbio l’effettiva consistenza e distribuzione della specie sul territorio. Le informazioni fornite e contenute nel piano, inoltre, non permettono di capire se gli interventi di abbattimento realizzati abbiano effettivamente contribuito a ridurre il numero dei cinghiali in un dato territorio e quindi a contenere i danni lamentati».

Criticata anche la scelta delle tecniche di abbattimento:  «L’utilizzo, quasi esclusivo, del metodo della “braccata” con cani da seguita, non assicura la selettività del prelievo e può quindi determinare impatti su altre specie come il Capriolo e il Cervo e favorire l’erratismo dei cinghiali su un territorio più ampio, con conseguente aumento dei danni alle colture e dei rischi di incidenti stradali. Lo dimostra il fatto che in Provincia di Macerata, dove la tecnica della braccata è stata ampiamente utilizzata, non ha prodotto alcun decremento del numero dei cinghiali e dei danni ad essi associati. Per tali motivi l’Ispra ritiene che la tecnica della braccata debba essere esclusa negli interventi di controllo del specie del cinghiale a beneficio di altre tecniche come la girata con un solo cane limiere, il prelievo selettivo da appostamento con carabina e le catture con gabbie/trappole e chiusini».

 

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