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Whirlpool, futuro sempre più incerto
La Fiom incalza governo e azienda
su piano industriale e incontro a Roma

COMUNANZA - I metalmeccanici della Cgil preoccupati per la mancata convocazione del tavolo nazionale dopo l'annullamento di quello previsto per il 6 luglio: «L'emendamento al decreto terremoto non basta»

Coerenti nel continuare a denunciare le criticità del nuovo piano industriale Whirlpool Emea 2019 -2021, che sembra «volersi sostenere soltanto attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali» per tutto il territorio nazionale dove si paventano 800 esuberi, i sindacalisti della Fiom provinciale di Ascoli Piceno  tornano a chiedere «con forza un nuovo piano industriale per il sito di Comunanza e la convocazione al tavolo di coordinamento nazionale da parte del Ministero allo sviluppo economico», previsto per il 6 luglio scorso poi rinviato a data da destinarsi.

Alessandro Pompei della Fiom

«Abbiamo proposte concrete – ribadiscono – basate sulla specializzazione dei siti prevista dall’azienda e che per Comunanza deve prevedere la realizzazione del polo dell’asciugatura». 

«L’emendamento al decreto terremoto che ha allungato di 6 mesi la durata degli ammortizzatori da gennaio 2019 non è sufficiente – dicono ancora – e non c’è traccia, nel dibattito politico nazionale, di una revisione del Jobs act che ne ha ridotto il periodo di utilizzo. Di fatto la discussione in sede ministeriale risulta pesantemente condizionata dalla posizione del Governo sulla tematica degli strumenti a sostegno del reddito ed i lavoratori della Whirlpool di Comunanza, come quelli dei 144 tavoli di crisi aperti a livello nazionale, non hanno ad oggi nessuna risposta. Si preannuncia pertanto una autunno caldo in cui come Fiom Cgil ci adopereremo con forza per avere dal Governo e dal Ministro deputato una risposta chiara e riaprire la vertenza Whirlpool. 

L’interno della fabbrica

Non accettiamo che un intero territorio sia votato alla disperazione. I lavoratori della Whirlpool di Comunanza rivendicano la loro dignità, piegata ormai da mesi, per lavorare al 50% della loro capacità produttiva.

Le nostre proposte sono state avanzate, adesso tocca al Governo fare la sua parte sul tavolo di crisi». La vertenza che riguarda l’unità produttiva picena, non esula quindi, per i rappresentanti dei lavoratori della federazione operai metallurgici, da un’ottica nazionale. E per tutti il rilancio della produzione, affiancato alla tutela del reddito dei dipendenti, è un fattore vitale. In questo quadro si innesta la “particolare” situazione dell’unità produttiva picena, sulla quale poggia un ampio territorio svantaggiato e terremotato, fattore imprescindibile nella revisione di un piano contestato fin dalla sua presentazione, lo scorso 17 maggio.

mng

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