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Trivellazioni in Adriatico,
Eni prepara nuovo pozzo
al largo di Falconara

AMBIENTE – Il progetto di nuova perforazione è al vaglio del ministero per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale. “Nessun apprezzabile disturbo alla salute pubblica e all'ambiente” assicura la società

La piattaforma Eni Calipso a 35 chilometri da Falconara, in una foto del 2009

Trivellazioni in Adriatico, continua la corsa al metano dell’Eni. Il colosso dell’energia statale ha presentato lo scorso 8 agosto al Ministero dell’Ambiente una nuova richiesta di perforazione al largo di Falconara. Il progetto ora è sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale e alla Valutazione ambientale strategica da parte del Ministero, mentre Regione, Comune di Ancona, Comune di Falconara o privati cittadini hanno 60 giorni di tempo (fino al primo dicembre) per presentare le loro osservazioni alla proposta. L’Eni chiede di ampliare il campo di perforazione Calipso a 35 chilometri al largo di Falconara con l’apertura di un nuovo pozzo, il Calipso 5. Il nuovo pozzo sarà collegato alla piattaforma offshore Calipso già esistente e realizzata nel 2002, in partnership con Edison Gas (che detiene il 49% della proprietà dell’impianto). Il progetto prevede una nuova perforazione ad un chilometro di distanza dalle precedenti, da realizzare tramite jack up drilling, vale a dire con una nave autosollevante che poggerà sul fondale reggendosi su tre gambe della lunghezza di 125 metri. Il gas estratto (al 99.5% metano) sarà convogliato a terra tramite le condotte esistenti alla piattaforma Barbara A e di qui verso la centrale di Falconara, come si legge nella proposta inviata dall’Eni agli enti locali per i loro pareri consultivi. L’estrazione dovrebbe iniziare già nel 2019 con una produzione minima di 26 milioni di metri cubi standard di gas, per toccare il picco nel 2020 con 69 milioni di metri cubi standard, e poi diminuire fino alla chiusura del pozzo nel 2025, per un totale previsto di 280 milioni di metri cubi standard di gas prodotti. Il Calipso 5 sarebbe il pozzo numero 160 che viene aperto nel campo gas di Falconara concesso all’Eni, uno dei tre poli di estrazione della Regione insieme con quelli al largo di Fano-Pesaro e San Benedetto. La concessione al largo di Ancona conta al momento, secondo il censimento del Ministero dello Sviluppo Economico, 21 piattaforme collegate alla centrale a terra di Falconara, 90 pozzi attivi e 59 produttivi ma non eroganti. Le ricadute sull’ambiente e sulla salute? Sono giudicate “trascurabili” dalla relazione dall’Eni.

La posizione della piattaforma Calipso e del campo di estrazione concesso all’Eni

“Non si ritiene che le emissioni in atmosfera, e le relative ricadute in mare aperto e su terra ferma, possano arrecare un apprezzabile disturbo sia in termini di qualità dell’aria che in termini di salute pubblica” si legge nel progetto arrivato agli uffici degli enti locali oggi 2 ottobre. Secondo i tecnici della società dell’energia, la valutazione deriva dal fatto che “per tutti i comparti considerati le interferenze saranno di breve durata e reversibili. In riferimento alle emissioni in atmosfera, la fase maggiormente impattante è rappresentata dalla perforazione del pozzo, che implica il funzionamento contemporaneo di tre motogeneratori per circa 65 giorni”. Anche l’inquinamento acustico sarebbe limitato alla “propagazione in mare delle emissioni sonore”. “In virtù delle caratteristiche stesse dell’opera, della temporaneità delle attività individuata come maggiormente impattante (perforazione) e della limitata influenza che i fattori di perturbazione possono indurre, le attività previste non determinano impatti rilevanti sulle caratteristiche naturali del territorio circostante, né sullo stato di salute della popolazione o sulle attività socio-economiche del territorio – conclude l’Eni -. Tutte le attività previste evidenziano, infatti, l’assenza di impatti significativi, ed identificano un impatto quasi sempre trascurabile (valore minimo della scala di valutazione), indicativo di un’interferenza localizzata e di lieve entità, i cui effetti sono considerati completamente reversibili. Anche laddove l’impatto è stato stimato essere basso (emissioni sonore in fase di perforazione ed interazione con la fauna marina), non si ritiene che il disturbo arrecato possa essere significativo, sia in virtù della programmata applicazione delle misure di mitigazione e prevenzione previste dalle più aggiornate linee guida in materia, sia in ragione della temporaneità e dell’estensione spaziale dell’attività di perforazione. Tutte le attività previste saranno condotte nel massimo rispetto e tutela dell’ambiente e del territorio ricorrendo dal punto di vista tecnico alle migliori tecnologie disponibili ed ottemperando a tutte le disposizioni di legge in materia ambientale e di sicurezza”.

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