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Segreteria Pd, Petrini all’attacco:
«Con me la discontinuità,
il partito si è avvizzito»

LA SFIDA - L'ex parlamentare lancia da Fermo la sua corsa alla leadership regionale dei dem e non risparmia bordate: "Questo congresso non si voleva fare, faceva paura ai pesaresi, al presidente Ceriscioli e al sindaco di Pesaro. Viviamo un tempo straordinario e servono risposte straordinarie"

 

di Pierpaolo Pierleoni

“Qui vengono giù anche le certezza più granitiche e nessuno fa nulla. Io propongo una netta discontinuità da chi ha gestito il partito fino ad oggi”. Così Paolo Petrini, che dalla sede della federazione provinciale di Fermo, lancia la sua corsa alla leadership regionale Dem, in vista delle primarie del 2 dicembre che lo vedranno contrapposto a Giovanni Gostoli.

“Questo congresso non si voleva fare e io lo trovo francamente raccapricciante – tuona l’ex parlamentare, sostenuto dalla lista dei sindaci (in prima fila quelli di Macerata e Ancona, Carancni e Mancinelli)  – Com’è possibile che qualcuno ancora insista a sostenere che discutere e confrontarsi nuoce gravemente alla salute? Era meglio avere un candidato unico per poi discutere? E di cosa? Del pensiero unico? Qui si rivoluzionano le basi della democrazia. Il tentativo fatto in ultimo (le 5 segreterie provinciali unite nell’appoggio alla candidatura del pesarese Gostoli, ndr) non risponde a un’esigenza di unitarietà. Se così fosse si cercherebbe di mettere a un tavolo anche chi la pensa in altro modo. Ma se metti al tavolo solo chi la pensa come te, allora vuoi solo imporre un candidato unico per disinnescare il congresso. Il congresso, invece, è pericoloso solo per qualche dirigente pesarese, è pericoloso per il nostro presidente della Regione, che per qualche strano motiva ritiene dannoso che si parli delle politiche regionali, e per il sindaco di Pesaro che ha le elezioni a maggio. Ma non si può fare un congresso senza discutere solo perchè alcuni rappresentanti regionali che hanno altro per la testa”.

In platea diversi volti noti del Pd, a partire dal consigliere regionale Francesco Giacinti. C’erano anche la segretaria cittadina del Pd di Porto Sant’Elpidio Patrizia Canzonetta, Catia Ciabattoni, il vicesindaco di Porto Sant’Elpidio Stacchietti, l’assessore elpidiense Luca Piermartiri,  capogruppo Pd Annalinda Pasquali, la presidente del consiglio comunale Milena Sebastiani e diversi consiglieri. Non solo Porto Sant’El’pidio. Anche  l’assessore di Monte Urano Giacomozzi, e i consiglieri di Fermo Bagalini e Malvatani.

“Sono stato impegnato in tante campagne elettorali, mai lo avevo fatto per una carica di partito. Viviamo un tempo straordinario. Se vediamo il profilo di chi vince, basta guardare alle elezioni statunitensi di stanotte, vediamo una situazione sempre più polarizzata. Quelli che vincono tra i Repubblicani sono anche peggio di Trump, chi vince tra i Democratici è molto radicale e difficilmente riuscirà a portarli alla vittoria per le prossime presidenziali”.

Dagli Usa si torna all’Italia, dallo “schiaffo forte preso il 4 marzo. Ciò che pensavamo potesse essere un modo di far politica equilibrato ed appropriato, non è stato percepito in questo modo. Agli italiani bastonati dalla crisi economica abbiamo presentato i dati, ma la gente non ci ha fatto nulla”.

Poi l’affondo sulla situazione marchigiana. “Sotto il profilo economico siamo precipitati. Qualche anno fa eravamo la tredicesima regione d’Europa, oggi solo la Calabria ha reagito alla crisi peggio di noi. C’è una questione strutturale, ovviamente non dipende solo dalla politica. Ma di fronte ad una situazione così critica, istituzioni e forze politiche non possono dare le stesse risposte dell’inizio degli anni 2000, quando l’economia andava da sola. Non stiamo facendo il nostro dovere, nè come Pd nè come istituzioni. Di fronte a situazioni straordinarie servono risposte straordinarie e dal nostro partito non ho visto una risposta all’altezza. Dobbiamo riappropriarci di uno strumento che faccia elaborazione, proposta, discussione, creare la base che consenta ai nostri amministratori di gestire fasi così complicate”.

Secondo Petrini, “il Pd nelle Marche si è avvizzito, il presidente Ceriscioli si è trovato a dover fare anche il punto di riferimento politico. Non va bene. Chi non voleva questo congresso accetti che noi diremo ogni volta come stanno le cose. Il congresso non è una mozione di fiducia sul governatore Ceriscioli. Ma di certo questo congresso deve chiedersi se le politiche regionali siano sufficienti a garantire il benessere della popolazione. Io lo so che il terremoto è molto più complesso degli altri accaduti in passato, ma di questo passo ci metteremo 20 anni. Io al presidente vorrei dire che non puoi affrontare tutti questi problemi da solo. Non è possibile. Servono politiche regionali, che non sono la somma di 5 province. Le repubbliche autonome di Pesaro e Ancona non esistono più”.

Insomma, la discussione per Petrini e i suoi sostenitori è un valore: “Dobbiamo far capire ai cittadini che di fronte a situazioni straordinarie siamo pronti a rimetterci realmentte in discussione. Quando sostengo l’utilità delle primarie, è perchè servono a rilegittimare una classe dirigente o a crearne una nuova laddove ce ne sia bisogno. Non sono pensate contro nessuno. Per convocarle basterebbe il 15% degli iscritti, se le proponiamo in un congresso regionale è per ribadire la volontà di mettersi in discussione, e anche chi sta sul primo gradino non può esimersi. Dove ci sono problemi dirompenti, non possiamo scrollare le spalle. Le Primarie servono a vincere e non a perdere. I congressi non sono forieri di divisioni, qui stasera ci sono persone che allo scorso congresso votarono Comi ed altre che votarono Ceriscioli”.

 

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