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Nuovo direttivo Parco del Conero,
Italia Nostra: «Diventerà giardino privato
dei Comuni»

AMBIENTE – Il riassetto della governance dell'Ente, definito nella proposta di legge licenziata oggi dalla Commissione regionale competente, ha già suscitato molte critiche. Rubini (Altra Idea di Città): «Resa incondizionata della Regione ai sindaci». Il presidente della commissione Biancani puntualizza: «La pdl resta aperta ad ulteriori contributi in fase di passaggio in Aula»

 

 

La proposta di legge che riforma la governance del Parco del Conero, licenziata oggi dalla Commissione Ambiente del Consiglio regionale, ha già scatenato le reazioni avverse degli ambientalisti e di parte della politica, preoccupati che l’Ente possa trasformarsi in un «giardino privato dei Comuni». Oltre al consigliere regionale Sandro Bisonni, che da componente della commissione ha già annunciato la volontà di dare battaglia per modificare l’articolato, il capogruppo comunale di Altra Idea di Città, Francesco Rubini, ha parlato di «occasione mancata» e di «resa incondizionata della Regione ai sindaci» che, nella nuova definizione del direttivo – ristretto da 10 componenti ad otto – si portano a casa quattro membri, cioè la metà.
«La pdl 223 – ci tiene a specificare il presidente della commissione, Andrea Biancani – resta aperta ai contributi che dovessero giungere in fase di passaggio in Aula (il testo approderà a breve in Consiglio regionale per il voto finale, ndr), per arrivare ad un assetto quanto più condiviso e funzionale possibile. La Regione crede fortemente nel ruolo e nelle potenzialità dei parchi regionali e prova ne sono i circa 2 milioni di euro previsti nel Bilancio regionale per ogni annualità dal 2019 al 2021».

Il presidente della III commissione consiliare della Regione Marche, Andrea Biancani

La difesa d’ufficio di Biancani non convince però Maurizio Sebastiani, rappresentante dell’associazione ambientalista Italia Nostra, secondo cui «i sindaci faranno ciò che vorranno ed il Parco del Conero, diventerà un giardino comunale. Nel direttivo ci saranno i quattro rappresentanti dei Comuni e quello della Regione e su otto totali metteranno all’angolo i rappresentanti dell’associazionismo e della società civile». Nel testo licenziato oggi, infatti, scompaiono il secondo rappresentante degli ambientalisti e quello dell’Università Politecnica delle Marche, portando ad un direttivo ristretto che favorisce i sindaci. «Questa pdl è un salto indietro di 30 anni – rincara la dose Sebastiani – ed una grossa caduta politica della Regione che cede ai sindaci, nonostante il Parco sia regionale, mostrando di avere gravi carenze in tema ambientale. Si è data precedenza ad interessi di bottega».
Posizione vicina a quella espressa da Rubini, che punta il dito contro i sindaci, «in particolare la Mancinelli, che vogliono avere diritto di veto su ogni decisione riguardante il Parco. Come Altra Idea di Città, abbiamo già più volte denunciato la loro intenzione di gestirlo come una cosa privata e non di valorizzarlo. Ci auguriamo che la pdl possa essere modificata in Aula perché la presenza equilibrata di membri della società civile avrebbe potuto disinnescare questa gestione politica dell’Ente».
«Mi convinceva maggiormente il primo testo uscito dalla commissione Ambiente, quello che prevedeva un direttivo a 10, perché c’era più ampia rappresentanza – commenta il capogruppo Mdp-Art1 in Consiglio regionale, Gianluca Busilacchi, che ha sempre seguito da vicino le vicissitudini del Parco –. Ora non resta che andare in Aula e vedere se sarà possibile fare degli aggiustamenti».

(Ma. Mar.)

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