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Palazzo del Mutilato: 300mila euro per il restauro
Ipotesi vendita dell’immobile sgomberato
da Casa de’ nialtri per aumentare i fondi

ANCONA - Per l'edificio di corso Stamira, ex sede del Consiglio regionale, sfuma l’interesse all’affitto da parte della Prefettura. La Regione mette a bilancio un intervento per bloccare il degrado dell'immobile, ma le risorse non bastano. E spunta la possibilità di aumento del budget con la vendita a società private dell’immobile in via Cialdini occupato fino a qualche settimana fa

Il Palazzo del Mutilato di corso Stamira (foto d’archivio)

 

 

di Giampaolo Milzi

Si delinea appena, e comunque in una prospettiva di lungo periodo, l’auspicatissima operazione di “rinascita” dello storica ma malandatissima Casa del Mutilato, ad Ancona, tra buone e cattive notizie. Quelle cattive riguardano l’ormai palese infondatezza di un interesse della Prefettura – voci provenienti da ambienti romani e diffusesi tra la primavera e il settembre 2018 – ad affittare due piani dell’elegantissimo palazzo di proprietà della Regione Marche che si affaccia nella parte iniziale (lato sinistro, civico 9) di corso Mazzini per destinarli a suoi uffici. La buona notizia è che la Regione ha stanziato 300mila euro nel bilancio preventivo di quest’anno proprio per iniziare a costituire un fondo per la ristrutturazione dell’immobile, un’opera di lavori e restauro che, tuttavia, per essere completata richiede tra i 600mila e gli 800mila euro.
Ad avvalorare l’ipotesi secondo cui la Prefettura di Ancona, tramite il Ministero, sarebbe stata pronta a firmare un accordo per un contratto di locazione riguardante il piano terra e il piano nobile, era stato nel settembre scorso l’Istituto nazionale del Risorgimento a Roma, per bocca del suo commissario straordinario , il prefetto Francesco Paolo Tronca. I soldi incassati dalla Regione sarebbero finiti poi nel budget per il “rinascimento” della Casa del Mutilato. Un’ipotesi – a distanza di tanti mesi durante i quali da Roma non si è più fatto sentire nessuno – che viene ormai considerata infondata da tutti, compreso l’assessorato regionale al Patrimonio guidato da Fabrizio Cesetti. Una doccia fredda per il Comitato di cittadini e associazioni che, con l’aiuto del consigliere regionale Gianluca Busilacchi, si era tanto speso affinché il contratto d’affitto con la Prefettura dorica andasse in porto. E in particolare per Alessandra Maltoni, madrina del comitato, nipote del celebre artista Mentone Maltoni che realizzò lo splendido balcone centrale (l’Arengario) con figure scolpite che si affaccia su corso Stamira, divenuto un po’ il simbolo del degrado generale del palazzo. Il bianco del travertino che originariamente caratterizzava la facciata, coi suoi fregi e i finestroni, è ormai solo un lontano ricordo. Che ha lasciato spazio ad una spessa coltre di smog e fuliggine. Senza contare gli infissi deteriorati, le finiture lignee marcite, la sporcizia diffusa e le scritte in vernice spray. Quanto agli interni, i sopralluoghi tecnici non hanno dato un esito drammatico. Ma la manutenzione ordinaria cui da anni si è impegnata la Giunta regionale non basta certo. Va ricordato che nel 2015 l’assessore Cesetti aveva invece promesso un’opera risanativa completa e straordinaria. Per poi rimangiarsi tutto il 30 giugno 2018, rispondendo ad una interrogazione presentata dal consigliere regionale 5Stelle Gianni Maggi: «Escludo lavori di manutenzione straordinaria e/o di valorizzazione, ai quali dovrebbe pensare un eventuale acquirente». Ma la possibilità che un acquirente si faccia vivo, dopo ben quattro aste al progressivo ribasso della Regione andate deserte, è ormai fanta-urbanistica. Per fortuna, tra il 2015 e il 2017, la Regione ha scucito 40mila euro per sistemare la copertura del tetto, tappando un buco da cui pioveva acqua sulla preziosa statua in candido marmo di Carrara della Vittoria Alata frutto del genio dello scultore anconetano Sanzio Blasi, e per mettere in sicurezza le mura perimetrali dell’edificio. Lavori peraltro eseguiti su ordine e dopo due solleciti della Soprintendenza – che con decreto del 2004 ha vincolato alla tutela la Casa del Mutilato come bene d’interesse storico -architettonico – e dopo una raffica di esposti della Maltoni e di segnalazioni delle signore Laura e Lucia, nipoti di Blasi. All’interno del palazzo esiste anche un bell’altorilievo raffigurante San Sebastiano, peccato che durante l’ultimo sopralluogo compiuto dalla Regione non se n’è trovata traccia, perché celato da una postuma intercapedine. E la Soprintendenza vuole ancora sapere che fine abbia fatto.
Occorre ripartire dunque dai 300mila euro impegnati dalla Regione. La possibile strategia dell’assessore Cesetti per rimpinguare le possibilità finanziarie? Vendere un altro immobile della Regione, quello che si trova nel segmento di via Cialdini (traversa sulla destra salendo) che porta al parcheggio Traiano. Sgomberato alla fine dello scorso anno dagli attivisti del gruppo “Casa de’ nialtri”, che l’avevano occupato trasformandolo in luogo d’incontri socio-culturali e d’accoglienza e assistenza per migranti, l’immobile è ampio un migliaio di metri quadri, tra pianto terra, primo piano e seminterrato, ed è già oggetto di una proposta d’acquisto da parte di società private intenzionate a convertirlo in uffici e appartamenti. Un’asta mirata sarà approntata dalla Regione entro un paio di mesi. Soldi sicuri, quindi, pare. Soldi che potrebbero confluire con gli altri 300mila nel tesoretto per la generale rimessa a nuovo della Casa del Mutilato. Dove la Regione sposterebbe alcuni suoi apparati amministrativi, lasciando ampio spazio per i progetti d’uso culturale (mostre, conferenze, una biblioteca) tanto cari al Comitato civico nato su iniziativa della Maltoni. Un’operazione che sarebbe molto virtuosa, che rispetterebbe la memoria storica di uno degli edifici più belli dell’Ancona del ‘900 – realizzato nel 1937 su progetto in stile “neoclassico-littorio” dall’architetto anconetano Eugenio Petetti come sede dell’Associazione mutilati e invalidi di guerra – ma che vede d’obbligo l’uso deo condizionali, tempi lunghi e volontà politica ancora incerta da parte della Regione.

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