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L’anno giudiziario nel segno
di Pamela, Traini e Corinaldo

ANCONA - I casi di cronaca che hanno caratterizzato il 2018 sono stati citati dal procuratore generale Sottani, dal presidente della Corte d'Appello Luigi Catelli e dal vice presidente del Csm David Ermini

David Ermini

 

di Federica Serfilippi

L’uccisione barbara di Pamela Mastropietro, il raid di Luca Traini, la tragedia di Corinaldo, l’omicidio di Pesaro e il terremoto del 2016. Sono stati questi i temi che hanno fatto da sottofondo alla cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario. Impossibile non citarli nelle relazioni lette dal procuratore generale Sottani, dal presidente della Corte d’Appello Catelli e dal vice presidente del Csm David Ermini. Quest’ultimo, in apertura del suo discorso, ha rivolto un pensiero proprio alle maggiori tragedia avvenute negli ultimi due anni nelle Marche, a partire dal terremoto. «Vorrei rivolgere sentimenti di vicinanza – ha detto l’ex deputato – alle persone e alle famiglie duramente colpite dal sisma di oltre due anni fa che ancora vivono in condizioni di disagio ed emergenza. Un disagio che non manca di riflettersi anche sull’amministrazione del servizio giustizia.  Vorrei anche esprimere il cordoglio e l’affettuosa vicinanza, mia e del Consiglio che rappresento, ai familiari degli adolescenti e della giovane madre vittime della tragedia di Corinaldo. Abbiamo ancora negli occhi le immagini strazianti di quella drammatica notte, il mio pensiero va anche ai sopravvissuti e al trauma che stanno vivendo. E consentitemi infine, ad un anno dalla sua scomparsa, di esprimere vicinanza al dolore dei genitori di Pamela Mastropietro, vittima innocente di un efferato crimine. Si tratta di drammi che scuotono l’intera comunità e investono la magistratura, a cui compete condurre le indagini e accertare le responsabilità, di forti aspettative di giustizia». Il vice presidente ha anche citato il raid di Luca Traini a Macerata, collegandolo al clima di intolleranza sempre più esteso. «Un anno fa ci fu il grave episodio della sparatoria contro i migranti, ma più in generale, in Italia e negli altri paesi europei, si assiste al rincrudire di umori e ventate di odio e intolleranza. Coltivare la memoria quale imprescindibile anticorpo al risorgere di germi razzisti e antisemiti è dunque oggi urgente e doveroso, perché solo il ricordo può renderci sensibili ai segni anticipatori della tragedia e darci la forza e il coraggio di reagire».

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