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Stipendi, l’allarme della Cgil:
«Nelle Marche i più bassi del centro Italia»

LAVORO – Il sindacato ha elaborato i dati dell'Inps relativi ai dipendenti privati ed emerge come le retribuzioni nella regione siano «significativamente inferiori» rispetto alla media nazionale e ai territori confinanti. Barbaresi: «Siamo la prima regione del sud o gli ultimi del nord?»

La segretaria generale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, e il segretario regionale responsabile del Mercato del lavoro, Giuseppe Santarelli

  di Martina Marinangeli Doccia fredda per i lavoratori marchigiani. Nella regione, «le retribuzioni sono significativamente inferiori sia alla media nazionale (-1.901 euro), che rispetto agli altri territori del centro Italia (-2.539 euro)». A lanciare l’allarme è la Cgil, che ha elaborato i dati Inps relativi ai lavoratori dipendenti privati, stilando un quadro poco rassicurante della situazione occupazionale nelle Marche. Gli stipendi lordi annui si assestano, in media, sui 18.996 euro (20.897 euro la media italiana), e calano significativamente in caso di lavoro a tempo parziale (10.453 euro), spesso involontario, o a tempo determinato (9.116 euro in media). I dati si riferiscono all’anno 2017 e vengono inquadrati dalla Cgil in un contesto più ampio: messi a confronto con i numeri del 2008, ovvero prima della crisi globale, scattano la foto del declino del sistema produttivo e, quindi, di quello occupazionale marchigiano, con i giovani che subiscono più di tutti la deregolamentazione del mondo del lavoro. Chi ha meno di 29 anni percepisce una retribuzione lorda annua di 10.859 euro, che diventano 7.153 euro in caso i part time e 7.021 per i contratti a tempo determinato. «Stiamo recuperando, ma più lentamente rispetto alle altre regioni – spiegano la segretaria generale della Cgil Marche, Daniela Barbaresi e Giuseppe Santarelli, segretario regionale responsabile del mercato del lavoro – è vero che nel 2017 l’occupazione è cresciuta del 5,8% rispetto all’anno precedente, con un incremento di circa 23mila lavoratori, ma è altrettanto vero che la ripresa occupazionale è rappresentata per lo più da rapporti di lavoro precari e a tempo parziale che hanno progressivamente eroso quelli stabili e a tempo indeterminato». Dati che fanno sorgere una domanda: «Siamo diventati la prima regione del Sud o l’ultima del Nord?», si chiede Barbaresi, per poi mettere in fila, uno dietro l’altro, i provvedimenti bandiera del governo giallo-verde, mettendone in evidenza i limiti. «Oggi si parla di Reddito di Cittadinanza per la lotta alla povertà, ma è la qualità del lavoro a dover essere garantita. E più che di salario minimo, sul fronte contrattuale, la via maestra deve essere quella del Ccnl, unica cosa che può garantirlo». Stoccata anche alla flat tax: «occorrerebbe piuttosto prevedere un intervento di riduzione fiscale significativa sui salari a partire da quelli più bassi». Nella regione, sono 417mila i lavoratori dipendenti privati e, di questi, solo 213mila con contratto stabile a tempo indeterminato, pari al 51% del totale. Ne consegue che un lavoratore su due vive in una situazione di precariato. I lavoratori part time sono cresciuti in modo significativo rispetto al 2016 (quasi 14 mila unità in più pari a +10,1%) e soprattutto rispetto al 2008 (37 mila lavoratori part time in più, pari a +35,7%). I lavoratori con un rapporto di lavoro a tempo parziale rappresentano il 34,0% dei lavoratori complessivi (32,7% nel 2016 e 24,0% nel 2008). I dipendenti con contratto di lavoro a termine sono complessivamente 105 mila, pari al 25,1% dei lavoratori complessivi (19,2% nel 2008, percentuale in linea con i valori del 2008). Rispetto al 2016 anche i lavoratori precari sono notevolmente cresciuti: oltre 29 mila unità in più, pari a +38,4%%. Intanto, i lavoratori a tempo indeterminato continuano inesorabilmente a diminuire: sono 8 mila in meno rispetto al 2016 (-2,5%) e addirittura 44 mila in meno rispetto al 2008 (-12,8%). Significative sono anche le differenze retributive di genere: gli stipendi medi lordi annui dei lavoratori ammontano a 22.156 euro, a fronte dei 15.045 euro delle lavoratrici, che percepiscono quindi 7.111 euro meno dei loro colleghi maschi, pari a -32,1%. Osservando la qualifiche professionali, invece, si nota che le retribuzioni degli operai sono di 15.620 euro lordi annui e quelle degli impiegati sono di 23.490 euro. I quadri arrivano a 59.965 euro lordi, ma sono i dirigenti i Paperoni della piramide occupazionale, con stipendi medi di 127699 euro (8,2 volte in più rispetto a agli operai e 5,4 volte in più rispetto agli impiegati). Gli apprendisti percepiscono mediamente 11.561 euro annui. Nei principali settori manifatturieri, le retribuzioni medie lorde annue vanno da 18.420 euro nell’abbigliamento e calzature, a 21.649 euro nel mobile, a 25.887 nella meccanica a 27.458 nella chimica, farmaceutica e plastica. Nei Servizi, dove l’incidenza dei part time è particolarmente alta, le retribuzioni lorde annue vanno da 7.449 euro annui nel turismo e ristorazione, 14.448 nelle attività informatiche, ricerca, servizi alle imprese e studi professionali, 19.058 euro nel commercio, 14.901 euro nelle attività di assistenza sanitaria e sociale. Ammontano a 42.493 euro nelle attività finanziarie e assicurative e a 23.403 euro nei trasporti.

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