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Whirlpool, sarà riconvertito il sito di Napoli
Sindacati preoccupati: «Ecco come si possono
disattendere gli accordi presi»

COMUNANZA - Oggi a Roma l'incontro tra l'ad del Gruppo e il coordinamento sindacale di Fim, Fiom e Uilm nel corso del quale è stata annunciata la cessione di un ramo d'azienda a una società terza. Raffaele Bartomioli: «Non è una buona notizia, ma un chiaro segnale». Indetta un'ora di sciopero in tutti gli stabilimenti italiani. Martedì 4 giugno tavolo ministeriale

I sindacalisti Paolo Marini (Fiom), Angelo Forti (Fim) e Raffaele Bartomioli (Uilm) oggi davanti la sede del Mise

di Maria Nerina Galiè

Cresce la preoccupazione nello stabilimento Whirlpool di Comunanza dopo l’incontro che si è tenuto questa mattina venerdì 31 maggio a Roma tra l’amministratore delegato Luigi La Morgia ed il coordinamento nazionale Fim, Fiom e Uilm. Sebbene sia stato confermato il reshoring della lavatrici da incasso e delle lavasciuga dalla Polonia e rilanciata la previsione di una crescita dei volumi che andrà oltre gli  800.000 pezzi annui entro il 2021, nella riunione  sono emerse significative variazioni rispetto al piano industriale 2019-2021 siglato al Mise lo scorso 25 ottobre. Tra le più rilevanti, la quasi certa chiusura dello stabilimento di Napoli che l’azienda stessa annuncia come “riconversione del sito e la cessione del ramo d’azienda a una società terza in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali”.

«Non è una buona notizia, ma un chiaro segnale che si possono disattendere agli accordi presi» riferisce Raffaele Bartomioli, rappresentate sindacale Uilm dello stabilimento di Comunanza, presente a Roma insieme ai colleghi Paolo Marini (Fiom), Angelo Forti (Fim), Orlando Corradetti e Fabio Capolongo (Ugl) con il loro coordinatore nazionale Whirlpool Francesco Armandi.

Napoli era stato designato come polo delle lavatrici e lì, secondo l’ultimo piano industriale, sarebbero state dirottate le lavatrici top di gamma, da sempre prodotte a Comunanza. «La produzione di queste sarà comunque tolta al plant piceno ma per essere delocalizzata in Polonia – aggiunge Bartomioli – mentre le prospettive di crescita delle lavasciuga per Comunanza rimangono legate all’andamento del mercato e nel contempo noi non vediamo alcun segnale di ripresa».

La notizia della probabile chiusura di Napoli ha scatenato un’immediata protesta da parte dei rappresentanti del sito campano, tanto che il tavolo è stato immediatamente interrotto ed è stata indetta un’ora di sciopero in tutti gli stabilimenti italiani. Tranne che a Comunanza dove come quasi ogni venerdì da tempo non si lavora. Al momento la delegazione napoletana si è spostata nella sede del Ministero dello Sviluppo economico per un incontro straordinario a porte chiuse.

La Whirpool, in una nota stampa, ha ribadito “la strategicità dell’Italia all’interno della regione Emea da un punto di vista industriale e commerciale e ha confermato le direttrici strategiche del piano Industriale firmato lo scorso 25 ottobre. In particolare si confermano  gli investimenti pari a 250 milioni di euro per il triennio 2019-2021 in attività di innovazione, prodotto, processo e ricerca e sviluppo nei suoi siti industriali in Italia. Nei primi mesi del 2019 sono già stati allocati oltre 80 milioni di euro”.

Intanto per martedì 4 giugno, alle ore 15, è stato convocato un tavolo al Mise dove le parti torneranno a incontrarsi. “Ci aguriamo – dicono i sindacati – che il Governo chieda alla Whirlpool di rispettare l’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018. Qualsiasi ipotesi di modifica del Piano e di chiusura di stabilimenti è per noi inaccettabile”.

 

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