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«Ha cercato di soffocare la compagna»:
a processo per tentato omicidio

ANCONA - E' l'accusa mossa nei confronti di un 50enne lauretano che dovrà difendersi dalla contestazione di aver messo una mano sulla bocca della donna per tentare di non farla più respirare nel corso di un furibondo litigio scatenatosi a casa di lui

Foto d’archivio

 

Nel corso di un furibondo litigio, mette la mano sulla bocca della compagna e cerca di soffocarla. E’ questa l’accusa che la procura muove nei confronti di un 50enne lauretano, rinviato a giudizio dal gup Francesca De Palma per tentato omicidio e stalking. Vittima è la donna che ormai è la sua ex compagna, costituitasi parte civile. Il processo inizierà l’11 marzo. I reati contestati fanno riferimento a episodi avvenuti nel maggio scorso e partiti da una lite scatenatasi a casa di lui, a Loreto. Stando a quanto ricostruito dalla pubblica accusa, tra i due si era innescata una violenta colluttazione durante la quale lui le avrebbe messo una mano sulla bocca per bloccarle la respirazione. Lottando con le sue forze, la donna aveva impedito che la situazione degenerasse. Era poi corsa al pronto soccorso di Recanati, facendosi diagnosticare ecchimosi e due costole rotte per un prognosi di 30 giorni. Anche l’imputato era andato all’ospedale, a Osimo: 15 giorni di malattia per una costola rotta. Subito dopo l’aggressione e l’ingresso al pronto soccorso, il 50enne avrebbe iniziato a tartassare la donna con una sequela di messaggi inviata su whatsapp. Un centinaio in soli due giorni, dove il lauretano alternava insulti  a rimproveri per le botte ricevute durante la colluttazione. Ed è proprio a causa delle persecuzione via social che la procura contesta al 50enne anche l’accusa di stalking. La difesa, rappresentata dall’avvocato Elisa Gatto, tende a ricostruire la vicenda in una maniera completamente diversa rispetto a quella disegnata dalla pubblica accusa. Anzitutto, anche l’imputato avrebbe ricevuto le percosse. Lo dimostrano i giorni di prognosi e i graffi riportati sia sul petto che sul collo. In secondo luogo, l’uomo ha scarse capacità motorie alla mano che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata usata per soffocare la donna. Non sarebbe mai stata in pericolo di vita, tanto che dopo l’aggressione subita era andata da sola in ospedale, senza chiamare il 118.

(Fe.ser)

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