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Evitare le primarie a tutti i costi
Piano Pd: offrire a Ceriscioli
il ruolo di commissario alla Ricostruzione

MARCHE 2020 - Dopo oltre due mesi dalla scadenza tecnica di Farabollini, dal Governo ancora nessun segnale. Ma i dem potrebbero mettere l'incarico sul piatto come "scambio" in vista delle regionali. Una mossa che sicuramente non piacerebbe a Roma, dove i giallorossi sono ben consapevoli che l'ennesimo nome politico si risolverebbe in un boomerang

 

Luca Ceriscioli

di Federica Nardi

Un rinnovo, un nuovo nome tecnico, l’ennesimo politico oppure un “contentino” per il governatore Luca Ceriscioli? Mentre superiamo i due mesi dalla scadenza del commissario alla Ricostruzione Piero Farabollini, “decaduto” il 31 dicembre ma ancora in carica per mancanza di sostituti, i rumors su una nuova nomina si intrecciano con quelli relativi alle diatribe interne al Pd marchigiano per scongiurare all’ultimo la ricandidatura del presidente della Regione uscente. Ma tutto ha un “prezzo” e pare che i dem siano disposti ad offrirgli in cambio dell’uscita di scena proprio la carica più delicata per ben quattro regioni colpite dal terremoto del 2016: quella di commissario alla Ricostruzione. Tutto insomma per evitare le primarie, che nemmeno Valeria Mancinelli (la sindaca di Ancona in pole per la candidatura al pari dell’ex rettore Univpm Sauro Longhi), vuole (leggi l’articolo).

Al momento Ceriscioli, in veste di governatore, è già vicecommissario (così come gli altri presidenti di Regione). Una sua nomina sconfesserebbe a Roma gli intenti attuali del Pd e del Movimento 5 stelle, entrambi consapevoli che dopo due commissari politici (Vasco Errani e Paola De Micheli) e un tecnico gradito ai 5 stelle ma vicino agli ambienti Lega (Piero Farabollini), cambiare rotta con un altro politico o con un altro nome non risolutivo sarebbe un autogol su tutti i fronti. Sia politicamente (lo scontento per la gestione post sisma è più vivo che mai), ma soprattutto per i territori colpiti, che solo ora cominciano a vedere (almeno a livello di pratiche presentate) qualche segno di vita nella ricostruzione e dove la tolleranza per le passerelle e le promesse è ormai a zero.

Il commissario Piero Farabollini

Ceriscioli, tra l’altro, si è giocato moltissima popolarità proprio per la gestione (reale o percepita) dell’emergenza. Una pioggia di critiche ininterrotte da più di tre anni: dall’impiego degli sms solidali fino a quello dei fondi europei aggiuntivi per il sisma fino alle polemiche con l’attuale commissario e con il governo (una volta andato via Renzi). Non da ultimo, l’incarico a Davide Vichi, pagato oltre 30mila euro lordi non per assisterlo nelle questioni del terremoto (dato almeno sulla carta è stato assunto “per le specifiche funzioni di segreteria connesse all’incarico di vice-commissario per gli interventi della ricostruzione post-terremoto) ma per rilanciare la sua immagine sui social.

Se il pressing del Pd marchigiano troverà un riscontro è ancora da capire. Circolano anche altri voci e altri desiderata, tra i quali quelli che vorrebbero nel ruolo un ex dirigente della Quadrilatero. Pare sfumato invece – proprio perché “politico” -, il nome di Giovanni Legnini, consigliere regionale abruzzese dato in pole nei mesi scorsi. In ogni caso al momento nessuno proferisce parola su una nuova nomina (tanto che la struttura commissariale prosegue serenamente il lavoro verso l’approvazione dell’ordinanza per l’autocertificazione) e la decisione finale spetterà comunque al premier Giuseppe Conte. È stato proprio lui infatti, all’inizio del secondo mandato, a chiarire che avrebbe preso in carico la questione del post-sisma e la scelta della figura commissariale passa necessariamente da un decreto presidenziale.

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