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Il responsabile del Gores:
«Fondamentale comportamento in fase 2
o rischiamo nuove ondate di contagio»

L'INTERVISTA - Mario Caroli guida il gruppo regionale: «I cittadini dovranno mantenere il distanziamento sociale e abituarsi all'uso delle protezione individuali per evitare nuovi focolai. Speriamo nei prossimi giorni di arrivare alla fase di controllo con una crescita media sotto il range dello 0,2%, pensiamo di raggiungere il contagio zero verso la terza o quarta settimana di maggio. Le morti calano meno velocemente perché legate alle patologie pregresse dei pazienti»

Mario Caroli, responsabile Gores regionale

 

di Giovanni De Franceschi

Il messaggio è chiaro: dopo il 4 maggio dipenderà molto dal nostro comportamento, perché il rischio di nuove ondate di contagio è dietro l’angolo. E con esso quello di vanificare gli sforzi fatti finora. E’ quanto sostiene Mario Caroli, responsabile del Gores Marche, il Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie in prima linea contro il coronavirus. «I dati di oggi sul numero di positivi, circa il 3% sul totale dei tamponi svolti è ben augurante – spiega Caroli – e conferma la fase di contenimento in cui ci troviamo dagli ultimi 7 o 8 giorni in cui c’è stata una crescita media tra il 3% e il 6%. Speriamo nei prossimi giorni di arrivare alla fase di controllo con una crescita media sotto il range dello 0,2%, in questo modo pensiamo di raggiungere la fase di contagio zero verso la terza o quarta settimana di maggio, questa è la proiezione più probabile al momento. Ovviamente questa è una proiezione legata al fatto che quando verranno allentate le misure restrittive, i cittadini mantengano il distanziamento sociale e si abituino all’uso delle protezioni individuali e alle norme igieniche. Se saremo bravi ad abituarci al nuovo stile di vita fino a che non sarà trovato un vaccino, sarà possibile mantenere la fase di controllo». Perché tra le poche cose certe, ce n’è una: di questo virus si conosce ben poco. «Le ipotesi sono molteplici – ammette Caroli – certezze non ce ne sono. Bisognerà attendere settimane, forse mesi, e probabilmente lo studio del vaccino ci potrà aiutare a capire meglio se il virus abbia subito una mutazione nel passaggio dagli animali all’uomo o se, come qualcuno ipotizza, ci sia stata una manipolazione in laboratorio. Qualunque giudizio adesso sarebbe precoce».

Dottor Caroli, quindi nella cosiddetta fase 2 il nostro comportamento sarà fondamentale al fine di evitare nuove ondate di contagio…

«Sì, dipenderà dal corretto comportamento della popolazione. Non credo che il governo imponga l’obbligo di mascherine sempre, ma sarebbe opportuno renderle obbligatorie almeno negli ambienti chiusi. Ovviamente il rischio di riaccensione di focolai c’è e ci preoccupa il fatto che possa accadere nelle prossime settimane, ma appunto questa è un’eventualità legata all’aver abbassato la guardia su alcuni fattori che possano incentivare la diffusione del virus».

Drive test a Macerata

Però anche dal punto di vista sanitario non è necessario cambiare approccio, per esempio con gli asintomatici?

«Gli asintomatici sono un elemento molto importante, soprattutto nella classe di lavoratori a maggior contatto con le fasce più deboli della popolazione. In questi mesi c’è stata una grande difficoltà di approvvigionamento, sia per i dispositivi di protezione, sia per i reagenti necessari ad effettuare i tamponi. Adesso che i reagenti stanno arrivando, abbiamo iniziato con uno screening a tappeto, soprattutto tra gli operatori sanitari per contenere la diffusione del virus. Ma non si può pensare di sottoporre a tampone 60 milioni di italiani, sarebbe un costo insostenibile dal punto di vista economico. Per questo, ripeto, il nostro comportamento sarà fondamentale: perché se sei asintomatico e indossi la mascherina non diffondi il virus».

Per quanto riguarda il contagio zero, c’è stata una diversa proiezione in base agli stessi dati: secondo l’osservatorio nazionale nelle Marche non avverrà prima di fine giugno, secondo la Regione entro fine maggio. Come è possibile?

«La proiezione dell’osservatorio a noi non risulta. Il 15 aprile eravamo intorno al 7% di positivi sul totale dei tamponi effettuati, oggi siamo al 3%. Quindi il valore si è dimezzato nel giro di una settimana e ci aspettiamo di arrivare intorno all’1% verso fine aprile, così da raggiungere lo zero alternato entro fine maggio. Però, ribadisco nuovamente, dipenderà dall’atteggiamento dei cittadini dopo il 3 maggio».

Il Covid Hospital di Civitanova

I decessi invece sembrano diminuire con meno velocità dei contagi, come mai?

«Questo virus è altamente debilitante e le morti riguardano soprattutto anziani con diverse patologie pregresse. Ed è proprio questo, il fatto che siano legate a patologie preesistenti, a far si che i decessi diminuiscano con una velocità minore rispetto ai contagi».

A livello di pressione sulle strutture ospedaliere qual è la situazione?

«Ormai c’è una costante e progressiva diminuzione dei pazienti che necessitano di terapie intensive: siamo a 76 e questo è molto incoraggiante. Poi ci sono ancora 180 persone nelle terapie sub intensive, quindi a rischio e circa 400 nei reparti non intensivi. Infine sono 227 coloro che si trovano nelle degenze post critiche, cioè nella fase di riabilitazione necessaria prima di tornare a casa. Quindi al momento, dal punto di vista ospedaliero, la situazione è sotto controllo».

Al porto di Ancona è previsto l’arrivo della nave Costa Smeralda, quanti i positivi a bordo che dovranno essere presi in carico dal nostro sistema sanitario?

«Innanzitutto va detto che la scelta di Ancona è stata concordata tra il ministro De Micheli, il governatore Ceriscioli e il sindaco Mancinelli, perché c’è un piano per la distribuzione in tutta Italia così da non sovraccaricare troppo alcuni porti a piuttosto che altri. Quindi stiamo predisponendo un piano per gestire nel modo più appropriato eventuali criticità. A bordo ci sono circa 630 dipendenti e di questi 123 sembrerebbero positivi, uso il condizionale perché il capitano ancora non ci ha spiegato se siano stati fatti i tamponi o se il dato si basa solo su test sierologici. Al momento non ci sono pazienti critici che necessitano di ospedalizzazione, quindi cercheremo di non ricoverare nessuno finché possibile e di gestire la quarantena a bordo della nave stessa. Poi bisognerà capire bene come organizzare i rientri, perché essendo perlopiù stranieri, i paesi d’origine non li permettono se non dopo la certificazione di due tamponi negativi».

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