di Fabrizio Cambriani
Sono 330 i milioni che i ministeri di Difesa e Infrastrutture devono a Itavia. Dopo quarant’anni la Corte di appello di Roma, con la sentenza pubblicata il 22 aprile, ha così quantificato i danni del risarcimento dovuto agli eredi di Aldo Davanzali, l’imprenditore anconetano proprietario della compagnia aerea in amministrazione controllata dal 1980. Da quando cioè, un suo DC-9 sparì dai radar inabissandosi nel mare di Ustica. “Cedimento strutturale” – stabilì frettolosamente l’Aeronautica militare – ritirando così la licenza di volo e gettando sul lastrico Itavia.
Un migliaio di dipendenti senza più lavoro dall’oggi al domani. Con l’accusa infamante di far volare i suoi viaggiatori in “bare volanti.” In un attimo Aldo Davanzali, l’uomo che sfidò il monopolio Alitalia e il precursore delle compagnie low cost, si ritrovò solo e abbandonato da tutti. Morì nullatenente in una casa di riposo di Loreto. Le Marche furono private di una delle intelligenze imprenditoriali migliori. I procedimenti giudiziari seguenti stabilirono che ad abbattere il velivolo fu invece un missile e che la sera del 27 giugno del 1980, l’Italia non fosse in grado di garantire la sicurezza dei suoi voli. “Una compagnia aerea distrutta dalla menzogna”. Così, in commissione stragi definì Itavia l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Con questo risarcimento Itavia torna in attivo e nelle intenzioni di Luisa Davanzali, figlia di Aldo, c’è il sogno di poter far tornare a volare i suoi aerei. Che ingiustamente e per quarant’anni sono rimasti a terra a causa di omertà e vergognosi depistaggi di Stato. Così come si era espressa in un’intervista a Libero del 25 agosto del 2015, annunciando proprio questa determinazione. Si chiude dunque, in un’aula di tribunale e con lo Stato condannato a risarcire i danni a Itavia, una delle più brutte e buie pagine della nostra storia contemporanea. Ottantuno viaggiatori morti. Centrati da un missile. Solo perché si trovarono – loro malgrado – al centro di un combattimento aereo nel momento sbagliato.
Davanzali, una storia marchigiana: Itavia potrebbe tornare a volare
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