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Oriana, volata via a 8 mesi:
«In questa enorme tragedia
abbiamo trovato tanta umanità»

LA BAMBINA si è spenta all'ospedale Salesi di Ancona, dove ha lottato per una settimana nel reparto di rianimazione pediatrica. I genitori, Bernardo e Margherita, raccontano la loro storia. «Sei stata una combattente, ora vola dove vuoi tu e dacci la forza con quel tuo dolce viso»

La piccola Oriana, nella foto messa a disposizione dalla famiglia

 

di Talita Frezzi

«La nostra piccola Oriana se n’è andata dopo una lotta contro un male fulminante». Sono le prime parole di Bernardo Romizi, architetto di Perugia, ma ancora prima, padre di una bimba di appena 8 mesi con due guanciotte morbide e gli occhioni grandi, azzurri, come quelli di mamma Margherita. La loro storia di dolore e di coraggio li porta fino ad Ancona, all’ospedale Salesi, dove hanno pregato e lottato che la piccola Oriana vincesse la sua battaglia per la vita. E quasi sussurrando, ce la racconta, perché questo angioletto volato via troppo presto ha mostrato in quella terribile settimana, quanto grande sia il cuore dei medici e dei sanitari che hanno combattuto con lei e per lei. Anche se la vita a volte non ce la fa, vince l’amore. Sempre. «L’abbiamo chiamata Oriana perché io e mia moglie amiamo molto la scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, la sua determinazione, il suo coraggio, la grande forza di spirito che l’hanno contraddistinta. Volevamo questo per la nostra bambina, che diventasse forte, le auguravamo fin dalla nascita la passione per la vita, la forza interiore e l’amore. Oriana significa “adorata” e per noi lei lo era. Lo è stata anche se per pochi mesi». Papà Bernardo descrive la sua piccola come un vivace batuffolo, la gioia di questa bella coppia. Fino a quel maledetto 10 aprile, quando la bimba ha iniziato a stare male, accusando debolezza, spossatezza. «La pediatra, temendo che potesse avere il Covid-19 ci ha consigliato di portarla all’ospedale di Perugia – racconta – dove ha avuto un arresto cardiaco durato un’ora. I medici hanno tentato il tutto per tutto e dopo un’ora il cuoricino ha ripreso a battere ma era instabile. E in quell’ora di arresto cardiaco aveva subìto danni gravissimi al cervello… I medici ci hanno detto che improvvisamente il suo piccolo cuore aveva avuto un’aritmia fortissima. I battiti, accelerati in modo esponenziale a causa, sembra, di un virus che abbia causato una infezione al cuore, provocandole una miocardite. Questa è stata la diagnosi, ma abbiamo chiesto un’autopsia, non tanto per noi… ormai non riavremo più la nostra bambina, ma per avere una risposta scientifica a cosa è accaduto alla nostra Oriana affinché, speriamo, serva se altri bambini dovessero trovarsi nella stessa situazione». Bernardo parla con voce calma, scandisce ogni attimo come a descrivere dei fotogrammi impressi della memoria e, sostenuto dal grande amore della sua compagna Margherita, pensa agli altri, a condividere dubbi, pensieri, paure affinché la loro storia sia di monito e di sostegno alle altre famiglie che lottano per i loro piccoli. «All’ospedale di Perugia ci hanno detto che appena le condizioni si fossero stabilizzate, avrebbero consigliato il trasferimento all’ospedale Salesi di Ancona – continua – dove sono specializzati e hanno le migliori attrezzature. Oriana è arrivata in eliambulanza ad Ancona l’11 aprile. Il primario della Rianimazione Pediatrica, Alessandro Simonini, ci ha subito detto che la situazione era gravissima, ma se anche ci fosse stata una sola possibilità su un milione per salvarla, l’avrebbero tentata. E in quel momento non ci siamo sentiti più soli». Mentre i medici rianimatori erano in visita, Oriana ha avuto un secondo arresto cardiaco. «Il cuoricino di Oriana ha lottato fino all’ultimo come un leone, per una lunga settimana in cui noi le stringevamo la mano ma in realtà era lei a stringere le nostre per infonderci coraggio, per darci il tempo di ricevere amore e forza dai nostri cari, dai nostri amici, dai medici, infermieri e tutto il personale dell’Utin di Perugia e della Rianimazione del Salesi di Ancona; anche loro hanno dato il cuore per questa bambina. Nella enorme tragedia, nonostante i sensi annebbiati, abbiamo visto la profondità dell’animo umano e ricevuto un calore difficile da descrivere che ci spinge a non smettere di credere alla vita come ad un dono immenso, anche quando ci mostra il suo lato spietato – racconta ancora il papà – nella tragedia immensa che abbiamo vissuto, ci sono stati piccoli segni di speranza, di amore e di vicinanza che ci hanno aiutato a non arrenderci e a somatizzare quello che stava accadendo. Non si è mai preparati a perdere la propria figlia, mai, ma dopo una settimana avevamo avuto il tempo di vivere intimamente il nostro dolore, di arrenderci lentamente.

Oriana con i genitori Bernardo e Margherita

La finestra del reparto sul mare di Ancona, la stanza di attesa come un’oasi per lo spirito, gli occhi dei sanitari che nonostante le mascherine vibravano nel dolore e affetto ogni volta che ci parlavano, la chitarra che ha suonato le sue canzoncine davanti al letto della nostra piccola per un attimo di paradiso condiviso… da soli siamo troppo poco. Noi, nonostante tutto, nonostante le sale d’attesa vuote per il Covid e l’impossibilità di avere accanto i nostri cari, non ci siamo sentiti mai soli». I medici si sono arresi, con gli occhi lucidi e il cuore rotto, il 18 aprile quando hanno riscontrato che non c’era più flusso cerebrale. Il 22 aprile l’hanno sepolta, con una cerimonia funebre semplice ma carica di vicinanza. Il giorno dopo, ieri, la piccolina avrebbe compiuto 9 mesi. E proprio adesso che la guerra è finita, inizia la parte più difficile per questi due giovani genitori, orfani dell’amore più grande. «Adesso per noi è il momento del silenzio – conclude Bernardo – dobbiamo ricostruirci, grazie all’aiuto delle nostre famiglie, dei nostri amici. Io e Margherita ci sosteniamo a vicenda, il nostro amore è un pilastro molto forte. Questa drammatica esperienza ci ha dimostrato come gli italiani nell’emergenza siano capaci di dare davvero tutto. Abbiamo visto e toccato con mano tanta umanità in quei reparti, da parte dei medici, degli infermieri, un coraggio grandissimo. Abbiamo avuto tanto sostegno dalle associazioni che collaborano con l’ospedale, dai volontari che ci hanno aiutato nelle piccole cose. Per questo vogliamo dire: prendete il telefono, chiamate una persona a voi cara anche se non avete niente da dirle e trovate le parole, alimentate l’unica cosa inarrestabile di questa folle natura: l’amore. Ringraziamo tutti quelli che ci sono stati vicini con i pensieri e le preghiere, la loro forza ci è arrivata ben chiara e continuerà a farlo anche senza la nostra piccola Oriana. Se qualcuno volesse fare un’opera di bene, doni qualcosa ai reparti di terapia intensiva neonatale di Perugia o della Rianimazione pediatrica del Salesi di Ancona, lì dentro lavorano uomini e donne che ogni giorno mettono una divisa e diventano angeli che salvano le vite del nostro futuro». Poi papà Bernardo si rivolge alla sua bimba: «ci hai donato tanta vita, Orianina meravigliosa. Ti abbiamo dato questo nome augurandoti di essere una combattente e lo sei stata sul serio. Ti hanno fatta anche volare in elicottero per farti continuare a lottare, adesso vola dove vuoi tu e dacci la forza con quel tuo dolce viso. Grazie amore».

Nel ricordo della piccola Oriana si possono fare donazioni all’Utin di Perugia: Associazione La Carica dei Prematuri odv (IBAN: IT15Q0623003088000030233263 Causale: Donazione in memoria di Oriana Romizi per la Rianimazione Pediatrica) e all’ospedale Pediatrico Salesi Ancona (Conto Tesoriere AOU Riuniti Ancona – IBAN: IT55L0311102600000000004017 Causale: Donazione in memoria di Oriana Romizi per la Rianimazione Pediatrica).

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