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«Posizioni grossolane di Confindustria,
Schiavoni torni a confrontarsi»

I SINDACATI Cgil, Cisl e Uil replicano al presidente regionale dell'associazione di industriali dopo la mancata firma sul protocollo di sicurezza: «In questo delicato momento è necessaria la massima coesione»

 

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Claudio Schiavoni

 

Cgil, Cisl e Uil replicano alle dichiarazioni di Claudio Schiavoni, presidente regionale di Confindustria, che non ha voluto sottoscrivere il nuovo protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro. I sindacati in particolare trovano «non accettabile la protervia con cui il presidente Schiavoni arriva ad affermare che i sindacati non hanno ragione di esistere. La pesante affermazione è sorprendente in bocca a un leader di associazione d’impresa, perché cancella decenni di relazioni sindacali volte a combinare al meglio gli interessi di lavoratori e imprese come accaduto anche nelle nostre realtà regionali. Secondo Schiavoni gli imprenditori è bene che si associno mentre per i lavoratori è inutile. Questa ad essere buoni si chiama incultura e denota una superbia nel confronto tra le parti che non fa onore a chi ha espresso tale posizione – dicono le segreterie di Cgil, Cisl e Uil -. Ad ogni modo per fortuna non è il presidente Schiavoni il padrone del nostro destino. Ci sono nelle Marche 200mila lavoratrici e lavoratori (molti dei quali operano nelle imprese che aderiscono a Confindustria), a cui si aggiungono anche tanti pensionati, che scelgono di farsi rappresentare da Cgil, Cisl e Uil. E vorremmo ricordare che c’è anche la Costituzione della Repubblica e i suoi valori. Per noi entrare nelle aziende non è, come sembra dalle parole di Schiavoni, un’azione proditoria volta a minacciare le imprese ma un modo per assistere, tutelare e rappresentare lavoratrici e lavoratori e contribuire, migliorando le loro condizioni, allo sviluppo delle imprese stesse e del territorio. Il nostro auspicio è che il presidente di Confindustria Marche riveda posizioni così grossolane e radicali e riporti la sua associazione a giocare il ruolo che le compete, per contribuire al benessere delle nostre comunità, qualificando il confronto, dentro e fuori i luoghi di lavoro, nel rispetto di tutti gli interlocutori, soprattutto in questo delicato momento in cui è necessaria la massima coesione».

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