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Gestione della piscina delle Saline:
cade l’ipotesi di corruzione
per il sindaco Mangialardi

SENIGALLIA - Archiviata anche l'accusa di abuso d'ufficio per i componenti della giunta che nel giugno 2014 avevano deliberato di prolungare l'affidamento del centro sportivo alla Uisp senza passare da un bando pubblico. Il primo cittadino: «Ho sempre lavorato con correttezza»

Maurizio Mangialardi

 

Inchiesta sulla gestione della piscina delle Saline: cade l’accusa di corruzione per il sindaco Mangialardi, archiviata la posizione dei componenti della giunta nel giugno 2014. Per loro, l’ipotesi era concorso in abuso d’ufficio. Le notifiche delle archiviazioni stabilite dal gip sono arrivate nelle ultime ore nelle mani dei difensori e dei diretti interessati. All’origine dell’inchiesta, coordinata dal pm Daniele Paci, due delibere di giunta (una del giugno 2014, l’altra del luglio 2015) che avevano stabilito di affidare al comitato Uisp di Senigallia la gestione del centro delle Saline senza – l’idea accusatoria – ricorrere al bando di gara. Con l’archiviazione hanno potuto tirare un sospiro di sollievo il vice sindaco Maurizio Memè, gli assessori ed ex Gennaro Campanile, Francesca Michela Paci, Stefano Schiavoni, Paola Curzi e Fabrizio Volpini (candidato sindaco alle prossime amministrative). L’ipotesi corruttiva correlava la posizione di Mangialardi all’allora presidente Uisp Senigallia Massimo Tesei. All’attenzione della procura c’era una cena che, secondo l’ipotesi iniziale, era stata indetta da Tesei durante la campagna elettorale del 2015 per appoggiare la candidatura (secondo mandato) di Mangialardi. In cambio, il primo cittadino avrebbe risposto con l’affidamento alla società delle Saline. Il principio accusatorio non ha però trovato riscontri nel corso delle indagini, tanto che per Tesei e Mangialardi è arrivata l’archiviazione. Al di fuori delle archiviazioni, rimangono in ballo altre posizioni e ipotesi di reato legate alla delibera del 2015, dove sono coinvolti alcuni assessori e lo stesso Mangialardi per abuso d’ufficio.

La piscina Le Saline di Senigallia

Ma intanto, il primo cittadino mette in tasca la notizia della caduta del reato di corruzione:  «Non voglio parlare di sospiro di sollievo perché non ho mai avuto neanche un dubbio sul fatto che l’accusa nei miei confronti di un simile reato, di cui non riesco neppure a pronunciare il nome tanto mi è estraneo, potesse essere presa sul serio dalla magistratura. Sono stato sempre sicuro di aver lavorato non solo con correttezza, ma anche e soprattutto nel pieno interesse della città e degli utenti della piscina, al fine di garantire la qualità e la continuità del servizio, come del resto è dimostrato chiaramente dai risultati». «Mi dicono che dovrei essere contento – aggiunge Mangialardi, difeso dall’avvocato Marina Magistrelli – ma in realtà sono piuttosto rammaricato. Anzitutto del fatto che ancora una volta si sono sperperati soldi pubblici facendo politica non con proposte concrete, ma attraverso il continuo ricorso a denunce ed esposti; una modo di fare che in questo caso, peraltro, è stato sostenuto anche dalla Lega, la quale attraverso ben due interrogazioni parlamentari al ministro della Giustizia ha chiesto che venisse accelerato il procedimento, convinta di scoprire chissà che cosa. Ovviamente  dispiace anche perché la vicenda rappresenta l’ennesimo strascico dovuto alla tragedia dell’alluvione. E fa molto male vedere come il tentativo di dare risposte immediate ai cittadini in termini di garanzia dei servizi possa in un attimo trasformarsi in un’accusa di corruzione che rischia di minare non solo la reputazione, non solo la vita pubblica, ma anche la salute di una persona. Da parte mia di una cosa sono certo, mai e poi mai, neanche di fronte al mio più acerrimo rivale, sarei capace di ricorrere a simili mezzucci. Spero che di questa lezione si faccia tesoro».

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