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«Ci aspettavamo un aumento dei contagi
Ora è fondamentale rispettare le regole
per contenere la diffusione del virus»

COVID - Intervista a Mario Caroli, coordinatore del Gores, il Gruppo operativo regionale emergenze sanitarie: «Il tasso di ospedalizzazione al momento è significativamente più basso rispetto al passato. Il consiglio che mi sento di dare alle persone è quello di non vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto finora con comportamenti non appropriati». Sulla preparazione del nostro sistema sanitario: «Dovremo ancora sicuramente potenziare ulteriormente la capacità di identificare precocemente i nuovi positivi con tamponi ultrarapidi». Quanto dovremo convivere con mascherine e distanziamento? «Almeno fino alla prossima primavera e comunque sino al vaccino»

Gores

Una riunione del Gores pre pandemia

 

di Adriana Malandrino

Laurea in medicina e chirurgia, specialista in cardiologia, esperienze sul campo dall’Etiopia alla Tanzania, direttore dell’Unità operativa Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza per l’Area Vasta 2 di Jesi, professore del corso di Medicina delle catastrofi per la Politecnica delle Marche. Mario Caroli è, da gennaio 2020, anche il referente sanitario regionale e coordinatore del Gores, il Gruppo operativo regionale emergenze sanitarie. Quello che è stato in prima linea nei mesi più duri della pandemia. 

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Mario Caroli, coordinatore del Gores

Caroli qual è stata la sua esperienza durante i mesi di lockdown? Quali sono le maggiori difficoltà che avete vissuto, lei e il gruppo del Gores che coordina?
«Durante i mesi del lockdown è stata una esperienza estremamente impegnativa e faticosa per me e per tutto il gruppo. Le maggiori difficoltà che abbiamo vissuto in quei mesi iniziali sono state legate alla complessità delle richieste che continuamente arrivavano alla nostra attenzione legate soprattutto alla carenza dei dispositivi di protezione, dei ventilatori, dei dispositivi di ventilazione assistita C-Pap, dei gel disinfettanti, di alcuni farmaci, fino ad arrivare al precario equilibrio giornaliero della disponibilità dei posti letto in terapia intensiva e subintensiva per i pazienti Covid 19 positivi».

Avete mai pensato che dall’emergenza Covid 19, come l’abbiamo vissuta a marzo, non se ne sarebbe usciti per un lungo tempo?
«In verità fin da subito ci siamo resi conto che la situazione non si sarebbe risolta in pochi giorni, ma ci avrebbe tenuto impegnati per mesi e fin da subito avevamo ipotizzato la possibilità di una seconda ondata agli inizi di autunno, anche in concomitanza con l’inizio della influenza stagionale».

Come funziona il lavoro del Gores, un nome che le persone hanno imparato negli ultimi tempi, ma di cui si conosce poco?
«È dal 2004 che, nella regione Marche, è stata avviata una attività per la pianificazione e gestione in risposta alle emergenze di sanità pubblica, basata sull’integrazione stabile delle competenze sanitarie e di protezione civile. La formalizzazione avvenne con Dpgr 49 del 17 febbraio 2004 a oggetto “Costituzione del Gruppo Operativo Regionale Emergenza Sanitaria – per le problematiche connesse all’organizzazione della risposta nelle maxiemergenze, relativamente a rischi di diversa natura. In base alle esperienze maturate a seguito delle molte occasioni di attività, sono stati effettuati diversi aggiornamenti della struttura. Oggi è costituito da un gruppo di coordinamento e uno di esperti per il supporto tecnico. Con questa emergenza ci occupiamo anche del coordinamento delle azioni con la medicina territoriale, di centralizzare e supervisionare la comunicazione istituzionale relativa all’emergenza, di provvedere alla definizione delle strategie per il governo dei percorsi di caso sospetto, probabile, confermato e della sorveglianza dei contatti stretti, di predisporre eventuali piani supplementari e di adeguamento in ambito sanitario”.

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L’analisi dei tamponi

Cosa l’ha colpita di più in questo periodo?
«Le storie da raccontare sarebbero tantissime, sicuramente i tanti operatori sanitari pronti a mettersi a disposizione dell’emergenza, molto spesso anche in ruoli non collegati alla propria stretta professionalità, è stato un segno di speranza molto importante per tutta la comunità».

Qual è la situazione nelle Marche al momento?
«La situazione nella Marche al momento è quella che ci aspettavamo, cioè un progressivo aumento dei nuovi casi di positività ma con un tasso di ospedalizzazione al momento significativamente più bassa rispetto al passato».

In alcune regioni la situazione è più preoccupante, pensa che la situazione possa peggiorare anche da noi?
«La diversa situazione nelle regioni dipende molto dai comportamenti delle persone, se i cittadini marchigiani rispetteranno le regole, riusciremo a contenere la diffusione del contagio».

A suo parere, dobbiamo aspettarci a breve una seconda ondata? La nostra sanità regionale è eventualmente preparata e, secondo lei, invece in cosa dovrebbe migliorare?
«Dobbiamo aspettarci un progressivo aumento dei nuovi positivi legati soprattutto alla trasmissione familiare dopo la riaperture delle scuola. In questi mesi abbiamo lavorato molto per organizzare gli ospedali e il territorio per fronteggiare al meglio la situazione. Dovremo ancora sicuramente potenziare ulteriormente la capacità di identificare precocemente i nuovi positivi con tamponi ultrarapidi, per far sì di limitare al massimo la catena di trasmissione».

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Il Covid center allestito a Civitanova

Fino a quando secondo lei vigeranno le regole di distanziamento, l’obbligo della mascherina nei luoghi al chiuso o nei mezzi di trasporto?
«Credo che queste regole di distanziamento con l’obbligo della mascherina varranno ancora per qualche mese, probabilmente fino a metà della prossima primavera e comunque fino alla realizzazione del vaccino».

Ci sono dei consigli che, da esperto, si sente di dare alle persone in questo momento?
«Il consiglio che mi sento di dare alle persone è quello di non vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto finora con comportamenti non appropriati, fino al vaccino ciò che ci permetterà di prevenire saranno tutte quello pratiche che permettono il distanziamento e la non trasmissibilità del virus».

Oltre a chi soffre di altre patologie, chi sono le persone più a rischio?
«Le persone a rischio maggiore restano gli operatori sanitari, ma anche tutti i lavoratori che per esigenze di lavoro devono stare a contatto stretto con il pubblico, per tutti vale il rispetto delle regole».

Qual è il lavoro maggiore che spetta al Gores nei mesi a venire?
«Il continuo monitoraggio della situazione epidemiologica sul territorio marchigiano».

*La giornalista Adriana Malandrino, che collabora con CronacheAncona, ha ottenuto un sostegno dall’European Journalism COVID-19 Support Fund (www.europeanjournalism.fund) per sostenere un’informazione corretta, verificata e aggiornata durante la crisi dovuta al Covid-19. Per svolgere nel migliore dei modi il lavoro, vi chiediamo di inviare all’indirizzo email redazione@cronacheancona.it le vostre domande. Si cercherà di rispondere, tramite verifiche, approfondimenti e la voce degli esperti, alle domande che verranno poste. Questo infoCovid-19 è possibile anche grazie a voi.

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