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Nel Pd volano gli stracci, Morani:
«I dirigenti scelgono di autoconservarsi
Una decisione imbarazzante»

POLITICA - All'indomani dell'assemblea regionale in cui è stato deciso che sarà l'attuale segreteria a traghettare il partito verso il congresso, la sottosegretaria dem attacca: «E' un po’ come pensare di chiudere un buco di 3 metri di diametro con un cerotto. Dopo la colossale sconfitta si continua come niente fosse. Ma non siamo tutti uguali e non ci arrenderemo»

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Alessia Morani

 

«Il gruppo dirigente del Pd nelle Marche ha scelto con un voto a larga maggioranza di autoconservarsi fino al prossimo congresso (che non è dato sapere quando si farà). La loro proposta rivoluzionaria di cambiamento è stata di allargare a qualche ingresso nuovo in segreteria regionale. Semplicemente imbarazzante: è un po’ come pensare di chiudere un buco di 3 metri di diametro con un cerotto». Lo scrive su Facebook Alessia Morani, sottosegretaria dem al Ministero dello Sviluppo economico. Continua dunque la guerra interna all’interno del Pd che ancora deve i conti con l’ultima batosta elettorale e dopo la spaccatura tra alcuni del gruppo dei consiglieri regionali e i vertici del partito. L’aveva sottolineata l’ex sindaco di Macerata Romano Carancini nella sua critica al segretario Giovanni Gostoli dopo la direzione regionale, che aveva portato allo stesso esito ribadito dall’assemblea: saranno lo stesso Gostoli, dimissionario ma mai dimesso e la sua segreteria a traghettare il partito verso il congresso. Una scelta che dunque continua a far discutere e ora a puntare il dito è un’esponente di peso dell’area Base riformista. «Ieri – continua la Morani – si è tenuta l’assemblea del Pd delle Marche dopo ben 3 mesi dalle elezioni regionali e comunali in cui siamo stati rovinosamente sconfitti e dopo una raccolta di firme per richiederne la convocazione. La risposta del segretario del Pd delle Marche alla sonora bocciatura dell’elettorato è stata la seguente: sono dimissionario ma non mi dimetto, non bisogna cambiare niente nel partito, il segretario regionale e la sua segreteria vanno confermati perché non hanno responsabilità nella sconfitta poiché la responsabilità è di tutti. In conclusione, la responsabilità non è di nessuno. Mai vista una cosa simile. In qualunque partito – denuncia la sottosegretaria – dopo una colossale sconfitta elettorale come quella subita a settembre, come minimo, chi ha responsabilità politiche si dimette, fa spazio ad altri come hanno fatto, tra l’altro, tutti i segretari nazionali del Pd da Veltroni a Renzi dopo elezioni andate male. Nelle Marche, invece, si continua come se niente fosse. Qualcuno potrebbe obbiettare che la decisione è stata presa con un voto dell’assemblea. Verissimo e legale (cioè conforme alle regole) ma c’è un problema: il voto che occorre tenere in considerazione è quello delle elezioni di settembre che dice che questo gruppo dirigente deve andare a casa. Alla fine della storia l’unico che si è assunto una responsabilità è il presidente uscente Ceriscioli. Gli altri, invece, rimangono tutti al loro posto, anzi, rilanciano proponendosi come traghettatori di questa nuova fase, dopo avere consapevolmente guidato la barca verso la tempesta e il naufragio. Hanno anche il coraggio di chiamarla ‘fase costituente’. Invece di spalancare le porte del partito alla partecipazione qui si sceglie la totale chiusura a chi chiede un cambiamento. I nostri militanti ed elettori meritano rispetto e questa scelta è completamente in contrasto con la forte richiesta di discontinuità che ci hanno urlato in faccia con il voto a settembre. Si deve, però, sapere che non siamo tutti uguali nel Pd delle Marche e che c’è chi non si arrende a questa situazione allucinante. Siamo, comunque, solo all’inizio della nostra battaglia politica e non molliamo di un millimetro. Il tempo è galantuomo, sempre».

 

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