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Giorno del ricordo in Consiglio regionale
«Per non commettere più gli stessi errori»

CELEBRAZIONE - Assente per un lutto familiare il presidente Dino Latini. A portare la loro testimonianza anche due esuli istriani: Piero Tarticchio e Livilla Sivocci. Il governatore Acquaroli: «La tragedia delle Foibe e il suo tardivo riconoscimento ci dicono che mai dovrebbe accadere che la verità venga taciuta»

 

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Gianluca Pasqui

 

«Solo raggiungendo la piena consapevolezza di ciò che è stato, solo imparando dalla storia riusciremo a creare una memoria condivisa e a costruire un futuro nel quale non si commettano più i medesimi, tragici errori». Assente il presidente Dino Latini per un lutto familiare, è stato il vicepresidente del Consiglio regionale Gianluca Pasqui, con queste parole, ad aprire la seduta celebrativa del Giorno del ricordo. Sempre secondo il vicepresidente del Consiglio «il ricordo è un atto di responsabilità e deve essere il cardine di una società sempre più aperta e democratica, capace di offrire alle prossime generazioni un futuro di pace, dialogo e libertà».

A Pasqui hanno fatto seguito gli interventi di due rappresentanti dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia (Anvgd) Franco Rismondo, presidente del comitato provinciale di Ancona, e Orazio Zanetti Monterubianesi, presidente del Comitato Marche sud. Spazio, poi, alle emozioni in musica grazie alla fisarmonica di Christian Riganelli e al sassofono di Massimo Mazzoni in una performance sulle note evocative di Sperling, Iturralde e Pansera. Lo spartito ha successivamente ceduto il passo alle parole, quelle di Cesare Catà in una lettura teatrale dal titolo “Ciò che non puoi togliere dal cuore: Ulisse, il ricordo, La storia”.

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Gli studenti premiati

Molto significativa, nel contesto della celebrazione tenutasi in aula, la presenza degli studenti della classe terza B dell’Istituto di istruzione superiore Polo 3 di Fano che si sono aggiudicati il secondo premio al concorso nazionale “10 febbraio” indetto dal Miur con il progetto “Cara Pola…a Mai più”. Il riconoscimento ministeriale è stato consegnato ai ragazzi dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti, che, precedentemente era anche intervenuto in aula. Toccanti, in chiusura di programma, le testimonianze di due esuli istriani, Piero Tarticchio e Livilla Sivocci che hanno ricordato, il primo in collegamento Skype, la seconda presente in aula, le tristi vicende che li hanno visti protagonisti.

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L’intervento del governatore Francesco Acquaroli

L’intervento del governatore Francesco Acquaroli è iniziato con le condoglianze a Dino Latini e alla sua famiglia. «Le testimonianze di coloro che mi hanno preceduto – ha proseguito Acquaroli -, hanno offerto un contributo importante per questo Giorno del Ricordo. Due settimane fa, in occasione della Giornata della Memoria, abbiamo sottolineato insieme il ruolo universale del ricordo. Ricordare è un dovere per se stessi, per la propria comunità e per le giovani generazioni, per costruire il futuro con piena consapevolezza. Abbiamo rivendicato il valore della memoria come garante della nostra identità, per affermare con forza e chiarezza che tutti i crimini che si sono perpetrati contro l’umanità non debbano ripetersi mai più. La vicinanza temporale di queste due ricorrenze agevola la comprensione del senso universale dei valori che oggi e sempre vogliamo affermare e che sono alla base del nostro impegno istituzionale: la pace, la libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà, la tutela e la salvaguardia della dignità di ciascuna persona umana, la condanna di ogni forma di totalitarismo e di violenza. Il Giorno del Ricordo, che celebriamo oggi, è stato istituito con legge dello Stato per ricordare un fatto storico, una tragedia italiana su cui per troppo tempo si è taciuto, si è negato, si è teso ad ignorare. Perché la disumana ferocia delle Foibe e l’odissea dell’esodo rappresentano una tragedia collettiva che ha rischiato di essere cancellata, sulla quale si è abbattuta – cito il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2007 – la “congiura del silenzio, la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”. La tragedia delle Foibe e il suo tardivo riconoscimento ci dicono quello che mai dovrebbe accadere, ossia il rischio che la verità venga taciuta, nascosta, negata per pregiudiziali ideologiche e politiche. Per questo è necessario rifuggire ogni tentativo di mistificazione, favorendo il dialogo e il confronto per una reale e duratura pacificazione. E questo è il valore profondo della giornata che celebriamo oggi, per condannare ogni crimine contro l’umanità, per essere capaci di curare il presente e di guardare al futuro con rinnovata fiducia e speranza»

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