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Piazza Cavour perde un altro simbolo:
addio a Gino Ionna,
morto dieci giorni dopo la moglie

ANCONA - Il 27 marzo la scomparsa di Velia Cantiani. Questa notte il decesso del marito, spirato a 91 anni. Insieme hanno gestito per anni il chiosco all'angolo con corso Stamira. Il figlio Enrico: «Hanno fatto sempre tutto insieme, il loro era un unico grandissimo cuore»

Gino Ionna

 

di Giampaolo Milzi

Dopo lo statuario e monumentale conte Camillo Benso, il più famoso a piazza Cavour ad Ancona, non c’è dubbio, era lui, Gino Ionna, per la moltitudine di clienti e conoscenti semplicemente Gino, come il nome del bar che ha gestito per 30 anni – quasi sempre con accanto la moglie Velia Cantiani la quale, 85enne, lo ha preceduto di poco nel decesso, il 27 marzo. Un gran personaggio, davvero, Gino – il compagno di confidenze, l’amico del cuore, o l’ideale zio, nonno, forse per qualcuno anche il secondo papà, tanto era affabile, generoso e premuroso – deceduto stanotte. L’ultimo respiro nella sua bombola ad ossigeno nel reparto di Urologia dell’Inrca ad Osimo, dov’era ricoverato da tempo. Aveva compiuto 91 anni il 5 aprile, una morte per vecchiaia, secondo i medici, che se l’aspettavano da un momento all’altro. Gino lascia  due figli: Enrico, residente a Gallignano, che gestisce la Cremeria Vicolo in Vicolo Niccoli ad Osimo, e Alberto, che abita a Rosora.  Molti tra i tantissimi membri del gruppo Facebook “Quelli che Piazza Cavour – Ancona” hanno commentato la morte di Gino con frasi tipo “Uniti fino alla fine” (Gino e Velia, sposatisi nel 1959, ndr), “Una grande storia d’amore”, “Sono sempre stati insieme e continueranno a farlo. Con loro se ne va un pezzetto della nostra gioventù”. La “Bella gioventù”, penseranno in molti. Perché con Gino Ionna scompare l’ultimo testimone-protagonista principale di quel chiosco con tavolini a due passi dalla caratteristica fontanella che per una marea di adolescenti e ragazzi, alcuni già maturi – soprattutto nel biennio ’68-’69, e tra il 1977 e i primi anni ’80 – era stata non solo una base liberatoria e libertaria di ritrovo, di gusto per il palato, di gioie, scherzi e divertimento, ma anche e soprattutto un’oasi di un confronto politico scandito dall’impegno, più o meno militante, per creare un mondo diverso, quasi fantastico, dove avrebbero regnato pace, amore, tutela ambientale, arti, giustizia e diritti davvero per tutti (tra una bevuta e un gelato, canti e suoni di chi si stendeva sull’erba dell’aiuola, dibattevano i militanti della sinistra extraparlamentare, gli hippies di casa nostra, qualche anarchico, qualche giovane comunista, femministe, punk e rockettari, neo laureati già intellettuali).

Velia Cantiani

«Lo dicevamo sempre in famiglia, quando morirà uno dei due, morirà dopo pochissimo tempo anche l’altro, perché hanno fatto sempre tutto insieme, il loro era un unico grandissimo cuore. – riflette il figlio Enrico – Ma io e mio fratello non abbiamo mai detto a Velia  che babbo stava malissimo, né a papà che era nelle stesse condizioni di mamma. Per non farli soffrire».
Gino e Velia avevano gestito il chiosco bar, osannati e colmati d’affetto dai clienti come dei reucci, dal 1967 al 1997. Un capitoletto della storia di Ancona. Una valanga di ricordi dolcissimi e appetitosi. Sul podio delle leccornie al banco, i frappè al caffè e al cioccolato e il gelato (vari gusti) servito nella cialda o nel cono con la panna sopra e sotto.
E prima del 1967? A questo interrogativo si aggancia parte della biografia di Gino Ionna. Ovvero Gino “il carbonaio”. Classe 1930, poco dopo aver completato il servizio militare, già nel 1951 o giù di lì aveva cominciato a lavorare col padre Augusto in una bottega all’inizio di corso Amendola, dove poi s’insediò la farmacia prima Comunale e attualmente dei dottori Gentile, Felici, Sordoni. «Ed in particolare in corso Amendola i più anziani ricordano mio padre e mio nonno che all’inizio dell’attività trasportavano a domicilio carbone e legna per il riscaldamento con un carretto trainato da un cavallo, poi con un furgoncino. – racconta Enrico – Nel 1971 o nel 1972 papà fu assunto come usciere alla Pinacoteca Comunale. Andò in pensione presto, penso agli inizi degli anni ’80». Ma sia quando staccava dall’occupazione di carbonaio, sia quando finiva il turno in Pinacoteca, si precipitava da Velia, al bar. Prima di lanciare nell’orbita del successo quello di piazza Cavour, l’inseparabile coppia lavorava al chiosco di piazza Diaz.

Velia e Gino

 

Il bar-gelateria prima di tutto. Ma il flusso sanguigno di Gino Ionna accelerava anche per altro. Il Milan, che passione! «Spesso andava in pullman a Milano per godersi gli incontri di calcio allo stadio San Siro. E poi le carte, le interminabili partire a Scala 40. Anche lì, di frequente, faceva tandem con mamma. Erano te o quattro coppie di amici intimi, giocavano a casa, la nostra, in via Monte Vettore 46, o in quelle degli altri. – ricorda ancora Enrico – Mio padre era un bonaccione e un compagnone. Amava alla follia mia mamma, ma anche il lavoro e la vita in genere. Oltre alla buona cucina. Al bar era sempre cortese, mite, a completa disposizione di tutti. Si arrabbiava solo quando qualcuno della cricca dell’angolo di piazza Cavour esagerava nelle burle o in qualche litigio, e lui riportava calma e ordine. Ma in genere si affezionava anche troppo ai “suoi” giovani avventori, anche quelli un po’ balordi, o che avevano problemi con la droga. Non come mamma, ma quasi. Le sue radici erano nel proletariato. Seguiva la politica, ma sempre in modo critico e con un certo distacco. E le chiacchierate politiche dei clienti le ascoltava, ma non interveniva mai. Quanto alla religione, vi si è accostato grazie a mia madre, lei sì che era religiosissima, e quindi andavano a messa insieme». Una delle ultime grandi gioie di Gino? L’11 ottobre 2014, quando, accompagnato sulla sedia a rotelle con una scusa al bar ormai chiuso, fu sommerso dai baci e dagli abbracci di decine e decine di amici ed ex clienti. Una rimpatriata a sorpresa dal sapore amarcord, organizzata da uno dei suoi tanti “amicissimi”, l’architetto Emilio D’Alessio, deceduto il 28 settembre dell’anno scorso, ex assessore comunale. Chi volesse dare l’ultimo saluto a Gino Ionna può andare alla camera mortuaria da Tabossi in via Montagnola 13 (orario 13,30-19,30). Domani mattina la messa col funerale alle 9 alla chiesa Santa Maria Liberatrice di Posatora. Poi l’avvio delle procedure per la cremazione.

 

Ancona piange Velia Cantiani, la regina del “Bar Gino”

 

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