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L’acqua di San Giovanni:
tra leggende e tradizioni popolari,
alla scoperta dell’Iperico

L'USANZA propiziatoria e le proprietà dell'erba portentosa, da cui si ricava l’oleolito, una soluzione medicamentosa conosciuta già nell'antichità. LA RICETTA

 

iperico

 

di Claudia Brattini

La vigilia del 24 giugno – natività di San Giovanni Battista – porta con sé numerose tradizioni come ad esempio l’usanza di accendere i fuochi. Le feste del fuoco hanno un origine che si perde nella notte dei tempi, anteriori al cristianesimo, come per i falò del solstizio d’estate anche questi sono riti “magici” legati alla fertilità della terra ma anche di purificazione e protezione. Nel calendario romano, infatti, il 24 giugno è indicato come dies lamparum in cui si andava nei campi trasportando fiaccole accese. Nei paesi nordeuropei si narra, invece, l’usanza di danzare attorno ai fuochi con la testa ornata da ghirlande di fronde di iperico. Il culto cristiano di San Giovanni Battista si è innestato, quindi, tra usanze ancora più antiche, riti pagani e antichi culti solari del giorno più lungo dell’anno. Il solstizio d’estate, del resto, è un punto di svolta dell’anno che si lega alla protezione dei raccolti e richieste di prosperità, in questa fase le energie della terra raggiungono il culmine ed era quindi considerato il momento migliore per raccogliere piante e fiori capaci di proteggere da malattie e liberare energie positive.

acqua-di-san-giovanniL’acqua di San Giovanni- Preparare l’acqua di San Giovanni è un usanza antica propiziatoria legata alla credenza che la rugiada della notte di San Giovanni avesse poteri magici in grado di conferire alle erbe poteri curativi. Nelle Marche è ancora oggi un’usanza tramandata col vecchio detto popolare: “La guazza di Santo Gioanno fa guarì ogni malanno”. La tradizione raccomanda di raccogliere 24 specie di erbe e fiori, possibilmente per mano femminile, e poi metterli a bagno in un catino ed esporli alla rugiada della notte di San Giovanni. Al mattino del 24, l’acqua “consacrata” e divenuta medicamentosa e profumata veniva usata per lavarsi ed effettuare abluzioni per assicurarsi così una difesa dalla malasorte e dalle malattie. Tra le piante tradizionali si annoverano artemisia, iperico, vinca, verbena, menta, lavanda, fiordalisi, camomilla, rosmarino, ruta e salvia, che si usava anche legare in piccoli mazzi con sette nodi da appendere davanti la casa per scacciare il malocchio. Tra le erbe non dovrebbe mancare l’iperico – Hypericum perforatum – conosciuto proprio come erba di San Giovanni. L’Iperico è una pianta spontanea che fiorisce da giugno ad agosto, riconoscibile per i fiori dal colore giallo intenso e dalla corolla a cinque petali. Nella medicina popolare si raccoglieva il 24 giugno ed era noto come “fugademonum” ovvero scaccia diavoli.

oleolita-di-iperico

L’oleotito di Iperico

I fiori dell’Iperico contengono ipericina, un pigmento rosso – visibile strofinando il fiore – che venne associato al sangue versato da San Giovanni Battista decapitato e che si narra abbia dato origine al nome. Impiegato già da Ippocrate, questa pianta è nota e utilizzata ancora oggi per i suoi numerosi benefici, tanto da essere una delle piante officinali più commercializzate al mondo. Presenta, infatti, attività farmacologica per il trattamento della depressione lieve e dell’ansia in quanto riequilibra il tono dell’umore mentre per uso esterno vanta proprietà cicatrizzanti. L’olio di iperico agisce efficacemente sulle ustioni e sugli eritemi riducendo anche l’infiammazione dei tessuti. Questa antica pianta oggi è oggetto di numerosi studi che si concentrano sulla composizione ricca in polifenoli, oli essenziali, resine e ipericina: molecole di elevato interesse per l’attività antiossidante e antinfiammatoria. Si indagano, inoltre, potenziali proprietà antitumorali che sono ancora oggetto di studio.

Ricetta dell’oleolito di Iperico- Scienza e tradizione ancora una volta si abbracciano: l’oleolito di Iperico è una soluzione oleosa medicamentosa conosciuta già nella tradizione popolare che si può preparare anche in casa con fiori di Iperico appena raccolti e olio extra vergine di oliva, lasciando macerare gli apici fioriti in un barattolo con l’olio per 40 giorni e possibilmente al sole. Trascorso questo periodo l’oleolito è pronto per essere filtrato, imbottigliato e conservato in contenitori di vetro scuri con il contagocce. L’oleolito si impiega solo per uso esterno e si può utilizzare puro o diluito in creme e unguenti per trattare la pelle irritata, per cicatrizzare piccole ferite, per i dolori muscolari e per lenire le scottature.

*Come tutte le sostanze attive, anche l’Iperico può causare eventi avversi e interagire con altri medicinali, si raccomanda quindi cautela nel suo utilizzo – è sconsigliato in gravidanza – e chiedendo sempre un parere al proprio medico.

 

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