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Turismo e lavoratori stagionali
«Assunti in nero e sottopagati,
serve un bollino etico»

LE ASSOCIAZIONI di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs respingono le polemiche e si schierano a fianco di quanti si occupano di mansioni stagionali: «Mai come quest’anno l’attacco operato nei loro confronti ha manifestato tutta la sua insolenza»

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«Le associazioni di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, a fianco dei lavoratori, chiedono la corretta applicazione dei contratti respingendo qualsiasi tipo di polemica». Sono le parole dei sindacati sul tema dei lavoratori stagionali del turismo. Un tema che, specificano, non ha mai avuto così tanta rilevanza. Tanto da far ritenere necessario, secondo i sindacati, un “bollino etico”. «Mai come quest’anno l’attacco operato nei confronti degli stagionali del turismo ha manifestato tutta la sua insolenza, in un’estate particolarmente calda, non solo per gli esiti disastrosi determinati dalla pandemia ma anche per le irragionevoli ingerenze delle associazioni datoriali di categoria circa la mancanza di personale disponibile a lavorare».

Le segreterie regionali unitarie Filcams, Fisascat, e Uiltucs «respingono le polemiche che quotidianamente e da troppe settimane, attaccano ingiustamente i lavoratori stagionali del settore turistico troppo spesso, al contrario, vittime della mancata o scorretta applicazione dei contratti nazionali di riferimento. Le segreterie regionali pertanto stigmatizziamo tale comportamento, profondamente scorretto». Secondo i sindacati, quella che dipinge i lavoratori del turismo quali soggetti volti ad evitare il lavoro, preferendo altre forme di sostentamento, «è una falsa e pericolosa narrazione. Una misera e triste strumentalizzazione che ancora una volta colpisce la categoria che, più di ogni altra, ha pagato la crisi pandemica; lavoratori che sono da sempre i più fragili e i più esposti a inadempienze contrattuali, in un settore che marca una illegalità diffusa». «Un tam tam ricorrente, strumentale e fuorviante – continuano -, che disconosce professionalità e competenze degli addetti del settore, che meritano al contrario il giusto riconoscimento, nel rispetto di quanto previsto dalla legge e dalla contrattazione collettiva, e senza contrapposizioni strumentali tra diverse categorie di lavoratori e differenti professionalità».

«Anche da noi, come in altre regioni d’Italia, i turni di lavoro nel comparto della ristorazione e dell’alberghiero sono massacranti – sottolineano -, 7 giorni su 7, senza giorno di riposo, per non parlare dell’ampio uso di lavoro irregolare, con soglie che superano, a livello nazionale, anche il 70% e inevitabili ricadute sulle tutele, sulle garanzie, su diritti, legalità e salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. I dati Inps 2019 evidenziano, nel settore turistico marchigiano la presenza di 48.413 lavoratori dipendenti occupati, dei quali 20.357 con contratto a tempo determinato e 9.312 con contratto stagionale. Insieme, dunque, i lavoratori e le lavoratrici impiegati con queste tipologie contrattuali rappresentano il 61% del totale occupati». Le retribuzioni medie lorde annue percepite risultano essere pari a 7.758 euro. Retribuzioni che per i lavoratori stagionali si riducono mediamente a 5.146 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto a tempo determinato percepiscono una retribuzione lorda annua di 4.410 euro. «Considerando che tali dati possano aver subito un ulteriore ribasso dovuto alla pandemia,e che la zona grigia e il sommerso condiziona negativamente il quadro complessivo – prosegue la nota stampa dei sindacati -, come è possibile pensare che dopo oltre un anno a casa, le persone dovrebbero essere disposte ad accettare qualsiasi lavoro, magari anche in nero, sottopagato, senza riposi e in condizioni insostenibili, senza regole né tutele? Chi lavora deve avere un minimo di buone ragioni per lavorare, cioè essere trattato come un essere umano nel rispetto della dignità umana e lavorativa, avere un contratto regolare, percepire una paga adeguata alla propria professionalità, vedersi riconosciuti i diritti essenziali, come il riposo settimanale solo per citarne uno, senza dover elemosinare ciò che di diritto spetta. E in caso di gestione esternalizzata o data in appalto, devono essere garantite pari condizioni, pari contratto, pari diritti perché non devono esistere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B».

Infine, la proposta del “bollino etico”. «Crediamo necessario e dirimente pervenire ad un nuovo modello di turismo, basato sulla buona occupazione, sostenibile e inclusivo, caratterizzato in primo luogo da un lavoro stabile, regolare e dignitoso.
Se sono davvero obiettivi comuni valore, legalità, professionalità e sicurezza in un settore così strategico, proponiamo alle associazioni di categoria di mettere in trasparenza le aziende virtuose mettendo in campo azioni concrete attraverso la condivisione di un protocollo di intesa, che certifichi, per le aziende che lo sottoscrivono il rispetto dei contratti di lavoro e delle norme di sicurezza: un bollino etico per contrastare l’illegalità diffusa e attraverso il quale anche clienti e turisti potranno operare una scelta più consapevole».

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