Botte, insulti e minacce alla moglie: condannato a due anni e dieci mesi di reclusione. Questa la pena stabilita in mattinata dal giudice Carlo Cimini per un 50enne albanese accusato di maltrattamenti, lesioni personali e minacce. Parte civile era l’ormai ex coniuge, connazionale e di quattro anni più giovane dell’imputato. I fatti a Fabriano, verso la fine del 2015. Stando al capo d’accusa, la donna avrebbe dovuto convivere con i continui scatti d’ira del marito, spesso caratterizzati dall’abuso di alcol. Non sarebbero state rare le percosse, tanto da fare ricorrere la vittima alle cure del pronto soccorso per schiaffi e pugni. L’uomo, nel corso di una festa, non si sarebbe neanche privato di aggredire la coniuge davanti ai parenti di lei, costringendola a chiudersi in camera con i due figli. Accusandola di avere rapporti extraconiugali e di ricevere regali da altri uomini, un giorno l’imputato avrebbe anche dato fuoco alla biancheria intima della donna. In un’altra circostanza, intimandola ad abbandonare casa, le aveva gettato a terra tutti i vestiti. In più, la procura accusava l’uomo di aver rotto più volte gli oggetti e le suppellettili presenti tra le mura domestiche. Ci sarebbero state anche le minacce di morte: «Devi andare via, altrimenti ti ammazzo», «Se ti incontro, ti uccido» avrebbe detto l’imputato. Di fronte all’ennesimo episodio di violenza, la donna aveva preso i due figli e si era allontanata da casa, rifugiandosi prima negli uffici del Commissariato di polizia e poi in un monastero. L’uomo, dopo le denunce e l’inizio del procedimento, si è reso irreperibile: avrebbe lasciato l’Italia. Era difeso d’ufficio dall’avvocato Mauro Diamantini.
(fe.ser)
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