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Inchiesta in Comune,
raffica di archiviazioni
Caso chiuso anche per tre assessori

ANCONA - A quasi due anni dalle perquisizioni a Palazzo del Popolo, funzionari, tecnici e dirigenti presi di mira dalla procura hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Con loro Stefano Foresi, Pierpaolo Sediari e Paolo Marasca. All'inizio dell'inchiesta, 33 persone erano state indagate: ora meno della metà rischiano il rinvio a giudizio

La polizia in Comune all’epoca delle perquisizioni

 

Presunte irregolarità nell’iter degli appalti pubblici: raffica di archiviazioni nell’inchiesta che nel novembre del 2019 aveva portato la polizia negli uffici comunali. Caso chiuso per tre assessori: Paolo Marasca (Cultura), Pierpaolo Sediari (Commercio e Urbanistica) e Stefano Foresi (Manutenzioni). Archiviate anche le posizioni di dirigenti, funzionari e tecnici che erano stati toccati dall’indagine, parallela – ma ben diversa – a quella che aveva portato in arresto il geometra comunale Simone Bonci e quattro imprenditori edili per corruzione. Nel filone dei tre assessori la corruzione non è mai stata ipotizzata. Tra i reati presenti del fascicolo c’erano invece abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio (Marasca e Foresi), falso, turbativa d’asta (Sediari) e truffa. Nell’inchiesta gli indagati iniziali erano 33, comprensivi anche dei nomi della corruzione. Ora, dopo le archiviazioni, a rischiare il processo sono rimasti in 12. Il numero dei reati è diminuito: a vario titolo ci sono abuso d’ufficio, truffa e falso. Quattro gli indagati del Comune, a cui è stato recapitato nei mesi scorsi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: l’ex dipendente Bonci, l’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Manarini, l’ingegnere Maurizio Ronconi e Gabriele Gatti, all’epoca dei fatti impiegato al Servizio Manutenzione, Frana e Protezione Civile, come come lo era il geometra arrestato. Gli altri indagati sono imprenditori di ditte a cui sono stati affidati gli appalti del Comune, finiti sotto la lente della procura. Tra le accuse formalizzate, la sottoscrizione di falsi atti relativi all’affidamento e alla esecuzione di lavori che, per la procura, sarebbero stati realizzati solo in parte o non eseguiti affatto. Stando alla procura la maggior parte degli illeciti sarebbe stata commessa attorno ai lavori affidati nell’ambito del restyling dei laghetti del Passetto, inaugurati nel giugno del 2019.  Manarini ha un solo reato contestato: il falso ideologico commesso in concorso con tre imprenditori e l’ingegner Ronconi. Per la procura l’assessore avrebbe falsificato l’affidamento di alcuni lavori, fissandolo a dicembre 2018 anzichè gennaio 2019. Questo perchè, stando a quanto contestato, i fondi per quell’opera (circa 55mila euro tra piantumazioni e barriere per l’impermeabilizzazione dei laghetti del Passetto) erano ottenibili solamente se l’appalto fosse stato affidato entro fine 2018. Agli altri dipendenti comunali (Bonci-Ronconi-Gatti) vengono contestati l’abuso d’ufficio, la truffa e il falso. Bonci, contemporaneamente a questo filone, è implicato in quello della corruzione, arrivato alla fase dell’udienza preliminare. Stando alle accuse, il geometra avrebbe facilitato l’affidamento degli appalti a imprenditori compiacenti in cambio di soldi, lavori in casa sua, prodotti hi tech.

Atti falsi e lavori fantasma: inchiesta chiusa e 12 indagati C’è anche l’assessore Manarini

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