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Una baraccopoli in via Maggini,
i residenti: «Esasperati dal degrado
e intrappolati nella burocrazia» (Foto)

ANCONA - Sembra non essere risolvibile la situazione creatasi nel cortile che si apre all'altezza del civico 68 della strada che conduce al Pinocchio. L'area è principalmente occupata da una baracca di legno, ma ci sono anche materassi, bici, sedie e carrelli. Non manca un orto improvvisato da chissà chi

La baracca di via Maggini

di Giampaolo Milzi

Uno spicchio urbano di degrado che ricorda una baraccopoli delle periferie di grandi città africane o sudamericane. Ma siamo in Italia, Ancona, via Maggini. Si tratta di un vasto piazzale che di fatto funge da cortile, su cui si affacciano varie palazzine popolari. Da via Maggini non si vede, ma salendo lungo il primo tratto della strada, poco prima della bocciofila, basta svolare a sinistra ed eccoci nel terzo mondo. Con tanto di vistosa baracca-casetta in legno, cadente, sulla cui facciata poggiano decine di travi verticali, anch’esse in legno.

L’orto improvvisato

Fino alla fine del 2020, in quella costruzione abusiva ci viveva un cittadino extracomunitario, uno dei tanti disperati senza casa. Ma il peggio è arrivato dopo, quando a seguito di un intervento dei vigili urbani, quel tipo è sparito. Degli oltre 200 metri quadri dello spiazzo, almeno una cinquantina, che coprono due angoli dello stesso, si sono trasformati in una discarica a cielo aperto: legname a “go go”, tubi di metallo, due reti per letti, un materasso, una coperta, una scala, resti di mobilio, stendini per asciugare i panni, mattoni, residui di materiale edile. E ancora, a segnalare che la zona è saltuariamente frequentata, numerosi carrelli per fare la spesa, biciclette, sedie non danneggiate, bidoni di vernice. Di più, dato il quasi cronico stato di assenza di controlli per il risanamento, alcune persone hanno fatto a pezzi un’ampia porzione del selciato in cemento, hanno cosparso la superficie ricavata di terra e tirato su un orto, da cui raccolgono zucchine e la cui area è coperta da larghe foglie verdi. Le condizioni igieniche si possono ben immaginare: in questo piazzale – un tempo destinato a parcheggio (ma il progetto è stato archiviato per lacune tecniche di fattibilità) – ci scorrazzano indisturbati topi e piccioni.
«Non ne possiamo più di questa situazione di incuria e degrado profondi ed evidenti», si sfoga con pacatezza, aggrappandosi a qualche residua speranza risolutiva la signora Laura Polenta, che abita al civico 68, con vista sulla aberrante situazione del piazzale. «Io parlo a nome dei condomini del mio caseggiato, ne abbiamo discusso tante volte nelle riunioni di condominio, abbiamo allertato varie istituzioni, ma niente, eppure ce ne sarà una responsabile di attivazione», si chiede. Già, l’istituzione che dovrebbe provvedere ad una radicale pulizia, derattizzazione, bonifica, rimozione dei materiali abbandonati, a cominciare dalla baracca in legno. E qui entra in gioco, in questa sporca faccenda, la burocrazia. Ci aiuta a mettere qualche paletto di certezza l’amministratore di condominio, Lorenzo Manuali, che di email, pec e raccomandate per lanciare l’eco-sos ne ha scritte una caterva in questi ultimi mesi. La prima, di certezza. «Il piazzale è privato, quindi l’organismo condominiale ha le mani legate, appartiene ad una signora rumena che abita a Fano ma che, pur sollecitata, non è intervenuta», spiega. L’altra, di certezza, è che dalla baracca di legno penzola un cartello con su scritto “sotto sequestro giudiziario”. Fatto da cui si dovrebbe evincere he dovrebbero essere in corso indagini della procura della Repubblica. Il 14 gennaio scorso, in risposta ad un pec di Manuali, la Sezione edilizia e ambiente della polizia locale ha sostenuto che suo personale di polizia giudiziaria «ha compiuto i dovuti accertamenti, i cui esiti sono stati trasmessi all’autorità giudiziaria e amministrativa». Alla medesima pec l’Ufficio di Igiene dell’Asur Marche non ha risposto.  Tralasciando parte dell’epistolario (talvolta gli uffici contattati non hanno risposto), «il 28 agosto ricevo una nota del Comando sezione edilizia e ambiente della municipale che mi invitava a concordare un sopralluogo, io ho risposto due giorni dopo dando la mia disponibilità per un appuntamento. Nulla di fatto. Tanto che proprio stamattina ho scritto di nuovo al Comando», conclude Manuali. Tra chi non si è fatto vivo, sebbene chiamato in causa, l’Ufficio Sanità comunale. La cui funzionaria,  contattata da Cronache Ancona, ha detto «che farà sapere una volta rintracciato e studiato il fascicolo», di cui l’ufficio dovrebbe essere in possesso. Andando per sottrazione, esclusa la competenza dell’Asur, non resta che attendere il nuovo sopralluogo promesso dal Comando della sezione edilizia e ambiente del Comune e l’esito delle indagini della pg di questa sezione e della magistratura. E qui rimandiamo alle “speranze risolutive” cui si aggrappano, con forte senso civile, la signora Polenta e il condominio del civico 68.

 

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