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«Il Green Pass è una misura liberticida»:
manifestanti in piazza del Papa

ANCONA - Una delegazione del Fronte del Dissenso è stata ricevuta dal prefetto Darco Pellos. L’incontro è durato una ventina di minuti «per rimarcare l’assoluta incostituzionalità, la violenza brutale che questo strumento discriminatorio rappresenta». Lo sciopero dei lavoratori contrari alla certificazione verde proseguirà fino al 19 ottobre - VIDEO

Un momento della manifestazione No Green Pass in piazza del Plebiscito

 

di Alberto Bignami

Mossi dallo slogan “No Green Pass! Diritto al lavoro”, circa 200 persone si sono trovate in piazza del Plebiscito per lo sciopero generale indetto dal 15 al 19 ottobre.
La manifestazione pacifica, organizzata da Fronte del Dissenso e dal sindacato Fisi, si è tenuta questa mattina sotto al palazzo della prefettura per iniziare alle 10 e proseguire poi fino a poco dopo mezzogiorno, quando alcuni manifestanti si sono aggregati a quelli di via Mattei, incontrandosi  agli Archi.

«Abbiamo proclamato questo sciopero generale di 5 giorni, insieme al sindacato Fisi – ha detto David Monticelli, referente del Fronte del Dissenso Marche -, perché la Carta Verde è una misura liberticida, poiché l’articolo 1 della nostra Costituzione che sancisce il diritto al lavoro, ed è l’architrave sul quale si basa la stessa Repubblica Italiana, è messo in discussione da un lasciapassare che oggi ha motivazioni pseudo-sanitarie ma un domani potrebbe avere una qualsiasi altra motivazione. Tutto ciò è inaccettabile ed è chiaramente non solo anticostituzionale ma, brutalmente, vìola i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Chiaramente questo sciopero ha la volontà di proseguire fino a che il Governo non ritiri le misure sul Green Pass. Non è una questione di divisione tra persone che lo hanno e quelle che non lo hanno, ma chiama alla solidarietà perché la Carta Verde è pericolosa per il fatto che presuppone uno stravolgimento dello stato di diritto».
Fronte del Dissenso è composto da varie realtà. «Siamo circa una 80ina – ha spiegato -. Io faccio parte di Liberiamo l’Italia. E’ un tentativo di unificare il fronte dell’opposizione, davanti a questa aggressione che ha riguardato tutti i diritti. Ricordiamo – ha detto – svariate situazioni in cui l’Italia è stata tra i primi ad avere misure restrittive che a volte non hanno nemmeno funzionato. A fronte di tutto questo la risposta dei cittadini era sempre un po’ frammentata e disorganizzata Il Fronte del Dissenso, riunitosi la prima volta a Roma, sta solidificando l’opposizione al Governo Draghi».

Cristina Nicolini

Per i manifestanti, quella di oggi non è stata una «protesta per una questione sanitaria o tra chi ha il Green Pass e chi non lo ha. Qui – è stato spiegato – si tratta di un tentativo di sdoganare un cambio di regime: dalle democrazie parlamentari del Novecento a una situazione politica del prossimo futuro dove tutte le nostre libertà saranno condizionate all’ubbidienza o meno a una determinata autorità del momento, governo o regime che sia».
Per Cristina Nicolini, insegnante in piazza, «il Green Pass non va bene perché discrimina le persone che hanno scelto, come consentito dal governo, di non vaccinarsi ma – ha detto – che garantiscono la tutela dei colleghi facendo un tampone ogni 48 ore ma che allo stesso tempo non sono al sicuro stando con colleghi che hanno fatto i vaccini nei primi mesi dell’anno. Sappiamo bene  che la copertura non c’è e quindi possono ammalarsi e contagiare. Chiediamo che i tamponi – ha sottolineato -, se sono necessari, siano pagati dal datore di lavoro come previsto dalla legge e chiediamo che questa discriminazione finisca perché il Green Pass non ha senso. Ha senso tutelare la salute ma la Carta Verde non è lo strumento che la tutela ma che, al contrario, discrimina. Sono un’insegnante – ha spiegato – e sto 4 ore e mezzo tutti i giorni con bambini in una stanza dove ci sono le distanze minime di sicurezza, dove si porta la mascherina. Domani farò ancora sciopero poi, da lunedì, se non riesco ad avere il Green Pass o se il naso mi farà male per i continui tamponi, non mi faranno entrare a scuola perché non avrò il Certificato Verde».
Ogni giorno di sciopero è ovviamente un giorno in meno di retribuzione. «La questione stipendio non è da poco – ha detto – ma a volte bisogna mettersi una mano sulla coscienza prima che sul portafogli». Ovviamente le intenzioni di Draghi non sono quelle di arretrare e allora «ognuno segue la sua strada, poi vediamo dove andrà a finire. A un certo punto uno farà i conti con la propria coscienza e le proprie scelte».
Successivamente una delegazione del Fronte è stata ricevuta dal prefetto Darco Pellos. L’incontro è durato una ventina di minuti.

Un momento della manifestazione in piazza del Plebiscito

«La nostra – ha riferito successivamente Monticelli – era una mossa istituzionale. Il nostro dissenso portato nelle piazze è stato giustamente rappresentato in maniera ufficiale alle istituzioni. La prefettura chiaramente è la massima istituzione locale ed era giusto che ci rapportassimo ufficialmente anche con essa. Il prefetto – ha spiegato – non si è esposto in considerazioni personali su quello che noi abbiamo detto e cioè: l’assoluta incostituzionalità, la violenza brutale che questo strumento discriminatorio rappresenta. Però  ha fatto la sua raccomandazione di cercare di mantenere le manifestazioni e questo dissenso negli ambiti della democrazia, pacifici e non violenti. Da parte nostra metteremo in campo gli anticorpi per evitare che gli infiltrati violenti possano fare danni. Un secondo incontro al momento non è contemplato – ha concluso -. Dipenderà poi anche dall’esito di questo sciopero».

 

 

Mobilitazione dei ‘No green pass’: blocco stradale in via Mattei, corteo agli Archi (Foto/Video)

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