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Detenuto si toglie la vita in carcere,
il Garante regionale dei diritti:
«Situazione insostenibile»

IL COMMENTO, dopo il dramma di ieri, di Giancarlo Giulianelli che sottolinea come «la casa circondariale di Ascoli ha numerosi problemi di carattere amministrativo e di direzione». L'occasione è anche per fare il punto sulla situazione nazionale, chiedendo che si intervenga adeguatamente anche sul versante della sanità carceraria 

Giancarlo Giulianelli

 

«Il terzo suicidio nell’arco degli ultimi sei mesi. Un numero che va ad incrementare il già lungo elenco riferito a questi eventi negli istituti penitenziari italiani. Da considerare che il ragazzo deceduto a Marino era stato da poco dimesso dal reparto di psichiatria di San Benedetto per un suo precedente tentativo di togliersi la vita. Non possiamo che esprimere tutta la nostra vicinanza alla famiglia». Questo il commento del Garante regionale dei diritti, Giancarlo Giulianelli, dopo il tragico episodio che si è verificato ieri, 3 agosto, al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli. 

Ma Giulianelli va anche oltre, evidenziando alcune criticità che investono sia la sfera locale che quella nazionale. «La casa circondariale di Ascoli  – specifica Giulianelli – ha numerosi problemi di carattere amministrativo e di direzione. Attualmente, infatti, non c’è un direttore ufficiale, ma un sostituto che ha già la guida dell’istituto di Fermo. In linea generale, quanto sta accadendo dimostra ormai ogni giorno l’inadeguatezza delle nostre strutture carcerarie, soprattutto sul versante dell’impatto determinato dalle patologie psichiatriche». Proprio in questa direzione, secondo Giulianelli occorre «mettere mano alle competenze sanitarie penitenziarie, pianificando una riforma che assicuri, nel pieno rispetto di principi fondamentali, livelli essenziali di assistenza. Non dimentichiamo che con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, una grande mole di detenuti con queste problematiche si è riversata negli istituti, anche per l’attuale incapienza delle Rems». Concludendo, lo stesso Giulianelli si chiede quante morti dovranno ancora esserci prima che si ponga mano seriamente a questa situazione «che è una spina nel fianco per l’amministrazione penitenziaria e per la tutela dei diritti dei detenuti».

 

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