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Lega Filo d’Oro, il nuovo centro nazionale
è «traguardo e partenza» (Foto/video)

OSIMO - Neri Marcorè, testimonial della onlus e presentatore della mattinata di festa con il Capo dello Stato ha ricordato come con l'inaugurazione del secondo blocco del complesso riabilitativo «si chiude un iter e si parte con una nuova storia». Dalle origini, nel 1964, alla presenza in dieci regioni, con un centro diurno in via di realizzazione nel Lazio, circa settecento dipendenti e più di mille utenti nell’ultimo anno

 

 

di Francesca Pasquali (foto/video Giusy Marinelli)

Ottanta posti letto e venti di degenza diurna. Quattordici appartamenti da quattro persone ciascuno, con camere e bagno privato. Foresterie per i familiari. Piscine, palestre, mensa, cucina e lavanderia. Museo e centro didattico. Quindicimila metri quadrati di parco, per «rendere fruibile a tutti, in sicurezza, il piacere di stare all’aria aperta». Si completa il nuovo centro nazionale della Lega del Filo d’Oro. Dopo l’entrata in funzione, ad aprile 2018, del primo blocco, stamattina è toccato al secondo. A regime – ha spiegato il presidente della fondazione Rossano Bartoli – la struttura offrirà una «più alta vivibilità e fruibilità di ogni spazio» e «un ambiente sicuro e stimolante, dove sfruttare le proprie abilità e acquistare maggiore autonomia possibile». Una realtà in costante crescita quella fondata nel 1964 dall’abruzzese Sabina Santilli, presente oggi in dieci regioni, con un centro diurno in via di realizzazione nel Lazio, uno nella casa della fondatrice e che conta «circa settecento dipendenti e più di mille utenti nell’ultimo anno». Una realtà che, per tante famiglie, ha fatto e continua a fare la differenza.

Rossano Bartoli

Come per quella di Daniele Orlandini che la Lega del Filo d’Oro l’ha conosciuta venticinque anni fa.  «Da allora – ha raccontato il presidente del Comitato dei familiari – è diventata il nostro compagno di viaggio, un punto di riferimento costante non solo per aiutare nostra figlia a sviluppare autonomia, ma un supporto per noi come famiglia, un interlocutore che sa ascoltare, recepire i bisogni e dare risposte». A preoccupare le famiglie di persone con disabilità, però, è soprattutto il domani. Quando i genitori non potranno più occuparsi dei figli. Il cosiddetto “Dopo di noi” che in Italia è regolamentato da una legge del 2016. «Immaginiamo – ha spiegato Orlandini – un progetto di vita autonoma e dignitosa per i nostri figli, coerente con gli obiettivi di legge, per favorire benessere e inclusione sociale delle persone con disabilità». La struttura inaugurata stamattina va in questa direzione.

Non cercano compassione, le persone sordocieche. Né agevolazioni di alcun tipo. L’ha spiegato chiaramente Francesco Mercurio, presidente del Comitato sordociechi. «Rifuggiamo il compatimento, come l’esaltazione esasperata. Non chiediamo che essere messi nelle condizioni di fare le stesse cose che fanno tutti gli altri». E le ha elencate: «studiare, lavorare, praticare hobby, partecipare da cittadini alla vita della comunità. Ma ancora molti ostacoli si frappongono al raggiungimento di questi obiettivi». Primo fra tutti «un riconoscimento della sordociecità». «Occorrerebbe – ha detto Mercurio – un intervento forte dello Stato per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone sordocieche la massima autonomia possibile per partecipare alla vita del Paese».

Lo spot con Neri Marcoerè e Renzo Arbore, i testimonial storici della Lega del Filo d’Oro

Tornando al nuovo polo, per realizzarlo, ci sono voluti dieci anni. Ha parlato di «traguardo e partenza», Neri Marcorè, testimonial della Lega del Filo d’Oro e presentatore della mattinata. «Si chiude un iter – ha aggiunto – e si parte con una nuova storia. È bene che tanti centri della Lega del filo d’Oro si moltiplichino lungo lo Stivale. Quella di oggi è una delle tante tappe. C’è in progetto di costruire altri centri». Per realizzare quello di via Linguetta – ha spiegato il presidente della fondazione Bartoli –, oltre al pubblico, è stato fondamentale il supporto del privato. La divisione degli appalti per tipologia di lavori – ha proseguito – ha fatto sì che nei cantieri abbiano lavorato soprattutto ditte marchigiane. «In Italia – ha concluso –, ci sono centinaia di migliaia di persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Una fascia di popolazione spesso invisibile che rischia di essere confinata nell’isolamento. Attraverso il nostro modello di intervento, auspichiamo la nascita di ulteriori servizi che possano rispondere a esigenze specifiche».

A prendersi cura di ogni utente, ogni giorno, ci sono due professionisti. Che, per fare al meglio il loro lavoro, devono tenersi sempre aggiornati. Ma non basta. Servono anche «cuore e passione, senza i quali non potremmo ottenere né piccoli né grandi risultati», ha spiegato Francesca Graziosi, fisioterapista che ha parlato in rappresentanza del personale. «Per i bambini che non sentono e non vedono – ha detto –, è importante comunicare con il mondo circostante attraverso altri canali e sapere che non sono soli, che c’è un mondo che li vuole e che farà di tutto per aiutarli». Poi, ci sono i volontari, «occhi e recchie di chi non può usare i propri», che, ogni giorno, sperimentano il cosiddetto “dono di ritorno”. «Proviamo a regalare momenti di svago e leggerezza di cui ognuno ha bisogno», ha raccontato Dayana Galassi. «Formazione e aggiornamento – le sue parole – non possono mancare, ma alla base c’è l’amore per gli altri». Quel “filo aureo della buona amicizia” che aveva immaginato Sabina Santilli quasi sessant’anni fa.

 

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