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Sovraffollamento delle carceri:
«Dove mancano gli spazi
per la rieducazione, aumenta il disagio»

IL QUADRO è stato delineato dal procuratore generale della Corte di Appello di Ancona, Roberto Rossi, che ha illustrato oggi la situazione penitenziaria nelle Marche. Criticità ad Ancona e Pesaro mentre più lineare sono Fossombrone, Ascoli e Fermo, istituti più piccoli dove i limiti di capienza sono rispettati o in qualche caso anche leggermente inferiori ai massimi. Un caso a sé è quello dell’istituto penitenziario “modello” di Barcaglione

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Ancona, Roberto Rossi

di Marco Benedettelli

Più le carceri sono sovraffollate, più aumentano gesti di autolesionismo e violenza fra i detenuti.
Succede ad Ancona, dove i detenuti a Montacuto ora sono 330 su una capienza massima di 250 posti. O nel carcere di Pesaro, che ha 250 persone in cella rispetto al massimo strutturale di 150.
«Laddove mancano gli spazi per la rieducazione, aumenta il disagio. Contrariamente, i gesti negativi tendono ad azzerarsi quando gli istituti promuovono attività educative, di studio e di avviamento al lavoro», è il commento del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Ancona, Roberto Rossi nell’illustrare la situazione delle carceri nelle Marche.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Ancona, Roberto Rossi

Nell’istituto  penitenziario di Montacuto, la presenza di detenuti di origine straniera è del 40% circa, mentre negli altri istituti marchigiani la percentuale è del 25 o 30%. Come ha spiegato il Procuratore, «Le persone straniere sono recluse in stragrande maggioranza per traffici legati agli stupefacenti, pochissimi i casi di illecito contro il patrimonio».
Se Ancona e Pesaro rappresentano una forte criticità, la situazione è più lineare invece a Fossombrone, Ascoli e Fermo, istituti più piccoli dove i limiti di capienza sono rispettati o in qualche caso anche leggermente inferiori ai massimi.
Un caso a sé è quello dell’istituto penitenziario “modello” di Barcaglione, il secondo carcere di Ancona dove, non si registrano atti di violenza o autolesionismo, al contrario che a Montacuto, a poche centinaia di metri e nonostante la direttrice del carcere sia la stessa d’entrambe gli istituti, Manuela Ceresani.

«A Barcaglione i detenuti vengono avviati ad attività lavorative, di agricoltura e altro, lavorando nella struttura. Ed ecco che qui la rieducazione porta speranza e dunque risultati». Stesso discorso vale per Fossombrone, dove si ha la possibilità anche di studiare. Commenta il Procuratore: «Prima che costruire nuove carceri, occorrerebbe creare in quelle che ci sono spazi per le attività educative».
La società civile marchigiana è molto attenta e partecipe rispetto ai diritti dei carcerati. La stessa Procura ha attivato un tavolo con Confindustria, Confartigianato e Confagricoltura Marche per individuare percorsi di reinserimento lavorativo efficaci, sebbene sarebbero utili anche facilitazioni fiscali per chi assume. Il problema è relativo soprattutto all’edilizia degli istituti. Mancano spazi adeguati per le attività e qui l’intervento dovrebbe essere ministeriale. Inoltre, è dimostrato che chi ha avuto possibilità di formazione e inserimento lavorativo molto raramente torna a commettere reati e finisce di nuovo in carcere. Continua il procuratore Roberto Rossi: «Una dimostrazione concreta dell’efficacia delle attività educative la vediamo a Pesaro. Qui c’è un’officina per la riparazione di elettrodomestici e biciclette, che genera anche possibilità di rendita per i carcerati. Ma ora queste attività sono sospese per mancanza di fondi ed ecco che nel carcere sono tornati aggressioni e atti di violenza. Ci tengo a sottolinearlo: la progettualità per le attività rieducative rimane invece la chiave di volta per risolvere molti dei problemi connessi alla situazione carceraria. Le persone in detenzione sono pronte a cogliere ogni stimolo e a divenire cittadini di serie A, se si prospetta loro l’occasione. Ed è questo il nostro mandato Costituzionale».

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