«Interruzione di gravidanza, nelle Marche diritti calpestati»
POLITICA - Grido d'allarme della deputata dem, Irene Manzi: «La Regione, per esempio, deve ancora recepire le linee guida del 2020 sulla Ru486. Da noi solo il 38,9% delle Ivg avviene con metodo farmacologico contro il 59,5% della media nazionale»
«Nelle Marche i diritti delle donne sono calpestati». Il grido di allarme arriva dalla deputata marchigiana del Pd, Irene Manzi, che snocciola i dati relativi all’interruzione di gravidanza.
«In questa regione – dice – è diventata una sfiancante ed estenuante corsa a ostacoli. La Regione, per esempio, deve ancora recepire le linee guida del 2020 sulla Ru486. Nella maggior parte degli ospedali l’interruzione volontaria di gravidanza è sostanzialmente impossibile: 100% di medici obiettori in molte province, consultori che non funzionano, donne che non riescono ad avere la prescrizione della pillola del giorno dopo», denuncia Manzi.
Poi lascia spazio ai numeri: «Nella nostra regione solo il 38,9% delle Ivg avviene con metodo farmacologico contro il 59,5% della media nazionale e si può effettuare l’Ivg farmacologica fino a sette settimane contro le nove del resto d’Italia. Dati sconcertanti – dice Manzi – che descrivono la crociata ingaggiata dalla giunta Acquaroli contro la legge 194. Poche strutture e pochi medici non obiettori: il 30% delle cittadine marchigiane cambia provincia per abortire, quasi il 14% regione. Nei consultori, adibiti al rilascio della certificazione per accedere all’aborto, non è consentita per legge l’obiezione di coscienza e solo pochissime sedi sono in regola».
La deputata dem si rivolge allora alle donne: «Sono vicina alle associazioni e a coloro che in questi anni hanno espresso il loro dissenso e chiesto che si mettano in campo azioni concrete per avere un aborto libero e sicuro nella nostra regione. Purtroppo, è chiara la volontà della destra marchigiana di cancellare nei fatti e nella pratica quotidiana l’attuazione della legge 194 – conclude – .Le Marche sono l’epicentro della destra illiberale che cancella i diritti conquistati dopo anni di battaglie civili».