Gestione del servizio idrico:
«Resta il rischio privatizzazione,
questione del socio di Astea va definita»

MACERATA - Fissata per venerdì l'assemblea dei soci dell'Ambito territoriale per esaminare i documenti preparati dai consulenti per l'approvazione nei Cda delle società e nei Consigli comunali. Il “Comitato marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune”: «A pochi mesi dalla scadenza non c’è più spazio per ipocrisie, contorsioni o improbabili artifici tecnici»

AATO_SIT-IN_FF-15-650x434

Assemblea dell’Aato3

di Luca Patrassi

«E’ il momento delle scelte decisive, basta scherzare col fuoco. Sono mesi che dalla stampa vengono lanciati messaggi rassicuranti riguardo l’intesa che sarebbe stata raggiunta tra Società e Comuni capofila per evitare la privatizzazione dell’acqua dell’Aato3 Macerata-Centro Marche. Sebbene saremmo davvero contenti di condividere il sollievo per lo scampato pericolo, purtroppo i nodi determinanti sono tutti ancora da sciogliere».

Il testo di apertura è a firma del “Comitato marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune” che usa il condizionale anche per questioni definite dall’assemblea dei soci dell’Aato 3, quindi in seduta pubblica. Aggiunge il comitato appena citato: «Ed anche la recente proroga di sei mesi del servizio idrico concessa a Cna srl (i cui principali soci sono i Comuni di Osimo e Recanati) nel “sub ambito” territoriale servito nei fatti dalla società pubblico privata Astea spa, non costituisce affatto la prova che si sia fuori pericolo ma ha il solo scopo di allinearne la scadenza a quella degli altri due sub-ambiti».

Il comitato fissa anche i tempi in cui bisogna muoversi: «La prognosi potrà essere sciolta solo quando nell’assemblea dei sindaci del 9 maggio prossimo, dopo svariati rinvii saranno finalmente noti i contenuti dei documenti prodotti dal gruppo di consulenti tecnici appositamente incaricati dalle attuali aziende operative. In quei documenti (statuto, regolamento consortile, patti parasociali, schemi di deliberazioni dei Comuni) dovranno emergere soluzioni conformi alle condizioni che la normativa definisce imprescindibili per consentire l’affidamento diretto in mani pubbliche del servizio idrico in alternativa alla sua messa sul mercato. Condizioni a cui ampia giurisprudenza anche marchigiana si è rigorosamente e costantemente conformata». Ecco le condizioni che il comitato promotore dell’intervento indica come necessarie: «L’unicità della gestione. In sostanza dallo statuto della nuova società, dal regolamento consortile e da eventuali patti parasociali dovrà emergere che essa dovrà essere l’effettivo gestore del servizio. Un unico soggetto “solido” in grado di controllare e dirigere le attuali 7 società esistenti (non viceversa), le quali dovranno risultare come mere articolazioni operative sul territorio. La totale assenza di partecipazione di privati nella gestione, sia nella compagine societaria, sia sotto forma di “sub affidatari” (come oggi avviene tra Cma e Astea). Tale condizione non può essere soddisfatta evocando una futura cessione o affitto del ramo idrico di Astea alla società pubblica ma deve necessariamente essere supportata da uno specifico contratto sottoscritto e garantito dalle parti. La formale dimostrazione dei benefici derivanti per l’erario e per l’utenza dalla scelta della gestione pubblica rispetto all’eventuale affidamento con gara ad un soggetto privato. Una condizione questa che potrà essere dimostrata solo prevedendo a livello statutario l’investimento dei futuri utili della gestione nel miglioramento del servizio stesso anziché nelle casse degli Enti soci sotto forma di dividendi. La possibilità di esercitare effettivamente da parte di tutti i Comuni partecipanti al capitale sociale, direttamente o tramite le proprie società operative, il controllo sulla Società consortile analogo a quello esercitato sui propri servizi, operando un’influenza determinante sia sugli obiettivi strategici che sulle decisioni significative della società controllata. Altre soluzioni di comodo renderebbero non fondato giuridicamente il piano proposto, esponendolo a ricorsi che possono far cadere tutto il lavoro fatto. Sino ad oggi i sindaci dei Comuni capofila delle varie società operative, pur di mantenere i benefici finanziari e politici derivanti dalla gestione dell’acqua e di non affrontare concretamente il problema dell’allontanamento del socio privato di Astea, non hanno conferito ai consulenti tecnici un chiaro indirizzo nella direzione di un superamento delle “logiche di bottega” non confacenti ad un bene comune come l’acqua, verso una reale integrazione della sua gestione. A pochi mesi dalla scadenza non c’è più spazio per ipocrisie, contorsioni o improbabili artifici tecnici».

 

Aato 3, gestore unico del servizio idrico Lavoro di tecnici e consulenti quasi concluso Voto in assemblea entro pochi giorni

 

L’acqua resta pubblica, accordo in Aato3: affidamento a Si Marche, poi le fusioni. Parcaroli: «Per noi parlano i risultati»

Ritardi per il gestore del servizio idrico, Sciapichetti attacca Gentilucci: «Strada aperta ai privati»

Acqua, il grido della piazza mette all’angolo la politica: «Il servizio deve restare pubblico»

Sciopero dei lavoratori del settore idrico, il Pd: «Centrodestra incapace. Vuole la gestione in mano alle multiutility»

Acqua, segnali positivi da Astea «Ma non si può andare oltre, se necessario assemblee ogni 10 giorni»

«Servizio idrico integrato, è uno stallo inaccettabile: sciopero e manifestazione provinciale»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X