Non vanno nemmeno vicini al quorum i cinque referendum abrogativi per i quali si è votato tra ieri e oggi. A livello nazionale, alla chiusura dei seggi di oggi alle 15, l’affluenza si è fermata intorno al 30% (le fluttuazioni da una scheda all’altra sono nell’ordine dei decimali), ben lontana dal 50% più uno necessario per rendere il voto valido.
Le Marche nel complesso si attestano leggermente sopra la media nazionale, toccando il 32,7%, un dato lontano dal quorum richiesto per la validità delle consultazioni. Ancona è la provincia dove si è votato di più con un 35,99% di affluenza alle urne.
Segue quella di Pesaro e Urbino con il 32,48%. Ci sono poi Fermo con una media inferiore a quella marchigiana e nazionale con 31,37%, poi Ascoli con 30.75% e Macerata con 30%. Nell’Anconetano il Comune con la percentuale più bassa di votanti è Filottrano con 27,16%, il dato più alto si è registrato a Monsano con il 44,83%. Tra le città più grandi, Ancona ha registrato una percentuale di votanti pari al 37%, più alti il dato a Senigallia con il 37,81%, che a Jesi è diventato il 40,97%, a Osimo ha votato il 34,66% degli aventi diritto, mentre a Fabriano il 35,78 e Falconara il 36,31%.
Per quanto riguarda i risultati, ampissime vittorie dei sì nei primi quattro quesiti referendari, quelli che vertevano sui temi del lavoro (le percentuali vanno tra l’83 e l’88%, con risultati simili sia a livello nazionale che regionale e provinciale), meno ampia invece per quanto riguarda il quinto quesito, quello riguardante il dimezzamento dei tempi per poter presentare la richiesta di cittadinanza italiana (il Sì, secondo i primi dati parziali si attesta intorno al 71% a livello nazionale, al 58% a livello marchigiano).
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