I parenti di Gentiana Hudhra, al centro la zia Miranda e il fratello Artur
di Francesca Marsili
È arrivato a Tolentino dall’Albania ieri Artur Kopili, fratello di Gentiana Hudhra, la 45enne uccisa a coltellate sabato pomeriggio dall’ex marito, Nikollaq Hudhra. Assieme ad altri parenti, ha voluto essere presente quando è stato esposto lo striscione con scritto “Mai più stai zitta”, proprio in quel parco di viale Benadduci dove sono ancora visibili i segni del massacro, per gridare in composto silenzio la condanna a un ennesimo femminicidio dove stavolta, ad allungare la lista delle donne uccise, c’è il nome di sua sorella.
A sinistra Artur Kopili, fratello di Gentiana, a destra un cugino
«Tutti sapevano di questa situazione, mia sorella aveva già denunciato il suo ex marito alcuni anni fa, ma nessuno si è mosso. Non sappiamo ancora se il funerale verrà celebrato qui o in Albania», ha detto Artur con un filo di voce abbracciando gli altri parenti.
Sui loro visi lo strazio, l’incredulità, il dolore. A loro, e ai due figli della donna chiusi nel silenzio della loro casa, è andato l’abbraccio della comunità tolentinate che ieri sera, assieme al gruppo “Mai più stai zitta” promotore dell’iniziativa, ha osservato un minuto di silenzio e dedicato alla donna un lungo applauso.
La manifestazione per Gentiana
«Non potete sapere quanto soffriva. Tutto questo è ingiusto», ha gridato una parente di Gentiana con la voce rotta dal pianto. Accanto al fratello c’è Miranda, la zia di Gentiana, che vive a Piacenza : «Non la vedevo da dieci anni, ma ci sentivamo tutti i giorni». A terra, dove Gentiana sabato scorso è stata trovata senza vita, ora ci sono i mazzi di fiori. Oltre ai cittadini e alle associazioni, diverse anche le autorità presenti alla manifestazione.
Domani verrà affidato l’incarico al medico legale Antonio Tombolini per eseguire l’autopsia sul corpo della vittima, raggiunta dalla furia omicida dell’assassino che le ha sferrato almeno dieci fendenti colpendola al collo, alla schiena, al torace e a un braccio.
Intanto la presidente della Commissione regionale Pari opportunità, nell’esprimere la sua vicinanza alla famiglia e alla comunità, chiede l’introduzione di nuove norme che contengano strumenti più efficaci per la prevenzione e la tutela.
Tra i presenti il vicesindaco di Tolentino, Alessia Pupo, e il consigliere regionale Enzo Marinelli
«Un’altra vita spezzata, un altro vuoto incolmabile, un altro grido che si aggiunge a quelli che, da anni, chiedono ascolto, protezione, giustizia. Dopo la tragedia di Ripaberarda, avvenuta nel periodo natalizio, speravo di non dover più commemorare una vittima nella nostra terra. E invece, siamo ancora qui, a denunciare l’ennesimo femminicidio», sono le parole di Maria Lina Vitturini.
«In questi quattro anni – prosegue – il lavoro della Commissione Pari opportunità è stato costante e concreto. Abbiamo promosso azioni di prevenzione, formazione, supporto alle donne, ascolto nei territori. Purtroppo non basta, se tutto ciò non è sostenuto da un impianto normativo più efficace e tempestivo. Le leggi attuali non tutelano abbastanza.
Maria Lina Vitturini
Il femminicidio è un’emergenza strutturale, e come tale va affrontato. Il disegno di legge sul femminicidio dovrà introdurre pene più severe, ma soprattutto strumenti più efficaci per la prevenzione e la protezione. La risposta deve essere ferma e collettiva». Vitturini invita anche a non dimenticare le «vittime secondarie di questi crimini atroci: i figli e le figlie, spesso presenti, segnati per sempre da un dolore che non ha voce. Sono vittime bianche, invisibili, che meritano attenzione, tutela, cura».
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