La denuncia di Gentiana all’ex fu archiviata.
I datori di lavoro dell’uomo:
«Cenni di stranezza, epilogo inimmaginabile»

TOLENTINO - La 45enne aveva detto agli inquirenti che la situazione con il marito era migliorata. Da lì la richiesta di archiviazione della procura. Domani la convalida dell'arresto. Nikollaq Hudhra, 55 anni, lavorava in una azienda agricola a Passignano sul Trasimeno: «E’ un bravo dipendente, preciso e puntuale. È incredibile quello che è successo»
L'omicida seduto sulla panchina tenuto sotto controllo dall'avvocato Mauro Chiariotti

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Gentiana Hudhra

 

 

di Alessandro Luzi

Femminicidio di Gentiana Hudhra, la 45enne aveva denunciato il marito per due episodi di maltrattamento, caso poi archiviato dalla procura. Fissata a domani la convalida dell’arresto dell’ex marito Nikollaq Hudhra, 55 anni, albanese. I titolari del 55enne: «E’ un bravo dipendente. Ultimamente dava cenni di stranezza ma nessuno immaginava mai un epilogo del genere».

Nel 2021 la donna albanese (Kopili il suo cognome da nubile), uccisa con circa una decina di coltellate (dovrà chiarire l’autopsia su quante siano state) sabato sera al parco di viale Benadduci di Tolentino, aveva denunciato il marito per due episodi di maltrattamento che sarebbero legati alla loro convivenza. In seguito la donna aveva riferito agli inquirenti che la situazione tra i due era migliorata. A dicembre 2021 la procura di Macerata ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del caso. Poi a gennaio 2022, a 20 anni dal matrimonio (avvenuto l’8 gennaio 2002), è arrivata la separazione.

Ad assistere la donna durante quel periodo era stato l’avvocato Guglielmo De Luca. Riguardo la separazione ieri il legale ha detto: «Lui aveva l’idea fissa che lei lo avvelenasse, in casa aveva messo una catena sul frigorifero. Prima della separazione aveva cambiato la serratura di casa per non farla entrare, alla fine grazie a due istanze le ha consentito di tornare ma la faceva dormire in una stanzetta su di un sofà. Le avevo detto di allontanarsi da quell’uomo ma lei aveva aspettato perché si preoccupava per i figli».

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Il fratello Artur in lacrime e l’avvocato Guglielmo De Luca ieri sera a Tolentino durante una manifestazione contro la violenza sulle donne

A parlare del rapporto tra i due coniugi anche il fratello di Gentiana, Artur Kopili, arrivato ieri a Tolentino dall’Albania: «Tutti sapevano di questa situazione, mia sorella aveva già denunciato il suo ex marito alcuni anni fa, ma nessuno si è mosso». Ieri, insieme ad alcuni parenti, è andato alla manifestazione dedicata a sua sorella, proprio sulla piazza dove è stata uccisa. La coppia era in Italia con due figli, Mario e Samuel, 21 e 23 anni. Dopo aver vissuto alcuni anni a Belforte, si erano trasferiti a Tolentino.

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Nikollaq Hudhra

Poi la separazione e da quasi due anni il 55enne si era trasferito a Passignano sul Trasimeno per lavorare in un’azienda agricola locale.

«E’ un bravo dipendente, molto preciso e puntuale – dicono i titolari -. Il nostro lavoro è molto faticoso quindi è raro che un dipendente rimanga così a lungo. Ultimamente si percepiva qualche cenno di stranezza ma nessuno immaginava mai un epilogo del genere. È incredibile».

Sabato, intorno alle 20, Hudhra ha raggiunto l’ex coniuge con un monopattino e ha sferrato circa una decina fendenti con una coltello da cucina (lama di circa 18 centimetri) e poi ha preso il corpo a calci.

Dopo aver compiuto l’omicidio, il 55enne si è seduto sulla panchina difronte al corpo esanime dell’ex moglie. Lì è dove è stato trovato e arrestato dai carabinieri del Reparto operativo di Macerata e del Nucleo operativo Radiomobile di Tolentino che stanno svolgendo le indagini, coordinate dal pm Enrico Riccioni.

Interrogato nella notte tra sabato e domenica, agli inquirenti il 55enne ha confessato il delitto e ha raccontato di aver provato ad uccidere l’ex moglie per tre volte. Gli inquirenti stanno cercando di capire il motivo per cui l’uomo avrebbe cercato già altre volte di compiere l’omicidio.

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Il colonnello Raffaele Ruocco sul luogo del delitto di Gentiana

Hudhra ora è in isolamento al carcere a Montacuto di Ancona. Domani, alle 11,30, al tribunale di Macerata si svolgerà la convalida dell’arresto. Il 55enne è accusato di omicidio premeditato (l’uomo ha ammesso di aver cercato altre due volte di uccidere la moglie e ha detto di essere andato sul luogo del delitto con il monopattino perché la moglie conosceva la sua auto).

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Domani comparirà in videocollegamento davanti al gip Daniela Bellesi del tribunale di Macerata. Sempre domani, alle 12,30, verrà conferito l’incarico al medico legale Antonio Tombolini per svolgere l’autopsia. L’esame servirà per capire quante coltellate ha ricevuto la donna e quali sono state quelle fatali.

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I parenti di Gentiana Hudhra

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Intanto il forum donne Cgil e il coordinamento donne Spi Cgil «esprimono cordoglio e rabbia per l’uccisione di Gentiana Hudhra. Gentiana era una donna che lavorava instancabilmente come badante, che si prendeva cura di tutti ma, come spesso accade, non è riuscita a trovare una protezione reale per sé. Da quello che apprendiamo a mezzo stampa, una denuncia per maltrattamenti sembra essere stata presentata prima della separazione, ma non risulta che sia seguita una rete efficace di protezione. Il suo assassino, secondo quanto riferito, aveva mostrato segnali evidenti di violenza, ignorati o sottovalutati. Il femminicidio di Gentiana è il tragico esito di una catena di mancanze: culturali, sociali e istituzionali. Una donna è rimasta sola, anche quando ha tentato di sottrarsi a un uomo che la controllava, la minacciava, e infine l’ha uccisa». E poi ancora «servono costanti risorse per i centri antiviolenza, partendo dallo sportello presente a Tolentino, operativo da anni, un rafforzamento della rete di protezione, formazione obbligatoria per operatori e forze dell’ordine, tempi certi e risposte efficaci da parte della giustizia, per fare in modo che le donne non si sentano più sole e non abbiano più timore di denunciare».

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Lucia Testarmata, avvocato difensore di Nikollaq Hudhra

Sulla vicenda è entrata anche Mirta Romagnoli, portavoce delle Donne democratiche della provincia di Macerata: «Con grande tristezza e sconcerto, ci ritroviamo a parlare nuovamente di femminicidio. Tutto questo rappresenta un problema enorme che ci lascia sbigottite. Noi come comunità della Conferenza delle Donne Democratiche, non possiamo più accettare il perpetuarsi di questa mattanza, che colpisce dall’interno delle famiglie, in una lunga spirale di violenza, tutte le donne. Siamo sempre più convinte che non siano sufficienti repressione e pene più severe, ma che ci sia il bisogno di intervenire alla base, nell’educazione all’affettività, alla sessualità ed al rispetto delle diversità in tutte le scuole dal nido all’università. Bisogna garantire finanziamenti stabili e consistenti ai centri antiviolenza, potenziare i presidi territoriali, rivedere e riorganizzare i consultori come primo luogo di accoglienza. Ma soprattutto garantire il reddito di libertà per assicurare, alla donna vittima di violenza, l’indipendenza economica necessaria per ricostruirsi una vita».

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