«Insieme al dolore e al profondo cordoglio per la famiglia di Alika è necessario ribadire anche la ferma condanna di un gesto di folle e inaudita violenza – aggiunge Acquaroli – che non ha alcuna giustificazione e che lede tutti i marchigiani. Le Marche sono una terra accogliente e solidale: un fatto come quello di ieri è inaccettabile per la nostra comunità ed è completamente estraneo alla nostra cultura. È necessaria tolleranza zero rispetto alla violenza, in ogni forma, con l’impegno sinergico di tutte le istituzioni».
Alle parole del governatore, si aggiunge una lunga lista di interventi politici. A partire da quello del commissario regionale della Lega Riccardo Augusto Marchetti, che forse si è dimenticato che il suo partito è al governo e guida anche Regione, Comune e Provincia. «È vergognoso che nel pieno centro di una città turistica e molto frequentata come Civitanova assista a episodi del genere – dice – Mentre la sinistra e la stampa asservita al Pd si affannano a combattere un nemico inesistente come il fascismo, la Lega vuole lavorare con serietà e concretezza per garantire sicurezza in tutte le città italiane – prosegue Marchetti – non appena torneremo al governo, stavolta insieme al centrodestra unito, metteremo subito in campo misure in grado di tutelare i cittadini e la loro incolumità. La sicurezza è e sarà sempre una delle nostre priorità».
Dalle opposizioni locali invece arriva la richiesta al sindaco di convocare il Comitato per la sicurezza. «Condanniamo con sdegno il grave fatto di sangue avvenuto ieri a Civitanova e chiediamo la convocazione da parte del sindaco del Comitato per la sicurezza – dicono Mirella Paglialunga (Per Civitanova Marche); Tommaso Corvatta e Enrico Lattanzi (Futuro in Comune); Roberto Mancini, Elisabetta Giorgini e Corrado Raineri (Dipende da Noi); PierPaolo Rossi e Paola Formica (Civitanova Cambia); Letizia Murri, Marco Cervellini e Vincenzo Treccioni (Ascoltiamo la città); Lidia Iezzi, Francesco Micucci e Rosati Yuri (Partito Democratico); Marsilio Marsili (Articolo 1); Piero Gismondi e Paola Petrelli (La Nuova Città) – L’ omicidio di Alika Ogorchukwu è solo l’atto ultimo e gravissimo di una situazione di degrado e di abbandono della città dal punto di vista della legalità e della convivenza civile che dura da tempo: risse nei luoghi della movida, quasi tutte le sere, spaccio indisturbato, aumento dei furti, schiamazzi a qualunque ora del giorno e della notte, degrado ed incuria degli spazi pubblici. E’ una situazione gravissima. Ieri il barbaro omicidio di un uomo in pieno giorno, a due passi dal municipio e fra l’indifferenza di tanti ci deve far temere anche rigurgiti fascisti e razzisti nei confronti dei quali con forza vogliamo dichiararci contrari. Contestiamo quindi le dichiarazioni del sindaco Ciarapica pubblicata sulla sua pagina Facebook in cui dichiara che “Trattasi di un episodio gravissimo ma che non può descrivere la realtà della nostra Città. Civitanova è una città pacifica, accogliente, sicura”. Noi vogliamo con forza che Civitanova torni ad essere una città sicura per tutte le persone, indistintamente: per gli stranieri ed i turisti, per i residenti, per i nostri anziani, per i giovani per i quali occorre promuovere iniziative di educazione alla legalità ed alla cittadinanza per rimuovere sul nascere pregiudizi gravi per il mantenimento della democrazia e della stessa nostra umanità. Le responsabilità di quanto avvenuto vanno ricercate infatti anche nel clima di odio e di razzismo fomentate negli anni da una politica lontana dal bene comune e dalla tutela dei diritti di tutte le persone».
Chiede una giornata di lutto cittadino e una grande manifestazione il movimento Dipende da noi. «Si chiamava Alika Ogorchukwu, aveva una moglie e un figlio e per campare, pur se invalido, faceva 50 km all’andata e 50 al ritorno, lavorando come l’ambulante per vendere fazzoletti e piccoli accessori per strada e davanti ai negozi. E’ l’ultimo .- dice il movimento guidato da Roberto Mancini – di una lunga serie di omicidi razziali che hanno insanguinato l’Italia in questi anni, e che, ancora una volta, hanno come teatro la provincia marchigiana, sfigurata e rabbiosa, sei anni dopo l’assassinio di Emmanuel Chidi Nnamdi a Fermo e quattro anni dopo la tentata strage di Traini a Macerata – dice Come Emmanuel, Alika è stato ucciso in pieno giorno, in Corso Umberto I, sotto gli occhi di numerosi passanti che hanno filmato e fotografato la brutale aggressione senza intervenire. Un dato agghiacciante, che definisce il baratro etico e sociale in cui siamo precipitati e che si salda con la minimizzazione, l’indifferenza e addirittura il giustificazionismo di una parte non piccola dell’opinione pubblica. Il razzismo e la xenofobia sono radicati nel nostro Paese da molto tempo e fanno parte di un contesto in cui giocano un ruolo centrale gli attori collettivi: le istituzioni, i potentati economici, i partiti, i mass media. Alika è stato ammazzato a bastonate da una violenza brutale, che si origina nella costruzione sociale di una ideologia razzista e fascista contro chi è povero e ha la pelle di un altro colore. Alla radice della violenza, anche di quella occasionale, c’è sempre una mentalità diffusa. Da molti anni in Italia governi di centrodestra e governi di centrosinistra hanno affrontato la questione delle persone migranti con un atteggiamento di chiusura irrazionale, anticostituzionale e immorale, arrivando a finanziare i campi di concentramento in Libia. Questo continua tuttora ad alimentare una percezione distorta della realtà e un sentimento di xenofobia diffusa».
«La richiesta di sicurezza a Civitanova, nelle Marche e in Italia non può risolversi con misure di controllo del territorio e soprattutto non può essere usata per speculazioni politiche che assurdamente criminalizzano le persone migranti e alimentano la mentalità razzista e xenofoba del “prima gli italiani” – continua Dipende da noi – Non esiste sicurezza senza umanità, senza giustizia, senza riconoscere la dignità di ogni donna e di ogni uomo, un valore rispetto a cui nessuno viene prima degli altri. Sono urgenti lo sviluppo di una cultura civile di rispetto della dignità umana di chiunque, la pratica della solidarietà, l’attuazione della giustizia sociale, il senso della responsabilità collettiva, il potenziamento dei servizi alla persona, la costruzione di un’economia equa. E’ dalla partecipazione diretta e dalla rete di tutti coloro che hanno a cuore sia i diritti umani sia la trasformazione della società in senso democratico e solidale che può germogliare un’alternativa reale alla barbarie in cui ci ha trascinato la politica attuale. Intanto a Civitanova è doveroso non solo che il Comune decida una giornata di lutto cittadino, ma anche organizzare una grande manifestazione e attivare la vicinanza concreta alla famiglia di Alika.“Dipende Da Noi” sarà nelle piazze in questi giorni a fianco delle sorelle e dei fratelli migranti che lottano quotidianamente con grande determinazione contro ogni sorta di ostacoli e di ostilità e così facendo ci indicano la via per la costruzione di un futuro più accogliente e giusto per tutti».
L’ha ucciso e rapinato del cellulare mentre gli gridavano: «Così l’ammazzi» Ma nessuno è intervenuto
Omicidio sul corso, la vittima è il 39enne Alika Ogorchukwu «Inspiegabile quello che è accaduto»
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