di Franco Amatori *
Ho letto il recente articolo di Piero Alessandrini sui problemi dell’università e l’ho trovato del tutto condivisibile.
Vorrei però aggiungere alcune osservazioni che a me paiono altrettanto rilevanti.
La prima riguarda il reclutamento dei docenti. Se non vogliamo più sentire intercettazioni come quella che registrava lo scambio di vedute fra il prof. Russo e “l’inglese” (Laroma) aboliamo tutte le idoneità e lasciamo libere le università di scegliere i propri docenti. I diversi atenei si assumano la responsabilità del livello qualitativo che vogliono raggiungere: possono giocare in grande, o al ribasso, dipende dalla visione e dalla missione che prefigurano per il loro futuro.
La seconda osservazione è che, a questo punto, intervengono due elementi essenziali: l’abolizione del valore legale del titolo di studio (e quindi un serio esame di stato per accedere alle professioni e, in generale, al mondo del lavoro) e un consistente sacrificio economico – pur sostenuto da una importante offerta di borse di studio per i meritevoli – da parte degli studenti e delle loro famiglie, che però diventerebbero ipso facto gli implacabili censori dei cattivi comportamenti delle università.
Lo so che è difficile, lo so che ci vorrebbe una burocrazia onesta, competente ed efficiente, lo so che una riforma del genere implicherebbe un vasto sommovimento nel sistema scolastico delle medie superiori, per garantire a tutti il diritto allo studio e a una vera educazione.
So tutte le difficoltà, ma so anche che se non intraprendiamo questa strada, dovremo tenerci il professor Russo, il cui maggior torto è stato quello di essere sincero nel raccontare la normalità.
* Docente di Storia di Impresa, Università Bocconi
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