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Cartiere agli americani,
positivi i cinquestelle

FABRIANO - La deputata Terzoni va controcorrente: "Accogliamo in maniera positiva l’arrivo di Bain Capital, che riceverà il testimone da Fedrigoni alla proprietà. Ci siamo battuti contro la globalizzazione, il marchio resti a Fabriano". Alessandro Fedrigoni: "l'azienda necessita di risorse ulteriori per sostenere le proprie ambizioni globali"

 

Patrizia Terzoni, parlamentare M5S

In merito all’annuncio della firma del preliminare di vendita relativo alle storiche cartiere di Fabriano, arriva il ringraziamento della deputata fabrianese Patrizia Terzoni, portavoce del Movimento 5 Stelle al Gruppo Fedrigoni: “Accogliamo in maniera positiva l’arrivo di Bain Capital, che riceverà il testimone da Fedrigoni alla proprietà di qui a breve. Ai nuovi arrivati ci preme ricordare però che i fari lucenti delle cartiere fabrianesi sono innanzitutto il brand, riconosciuto ormai in tutto il mondo, e in particolar modo il know how”. “Come M5s in Parlamento ci siamo sempre battuti contro gli sradicamenti industriali e le delocalizzazioni selvagge – ancora la Terzoni. – La stessa cosa deve valere per la carta di Fabriano: se da così tanto tempo viene prodotta qui, un motivo del resto deve pur esserci. Per questo motivo auspichiamo che i livelli occupazionali vengano mantenuti e le linee produttive pure: naturalmente saremo vigili su questo. Intanto, facciamo un grande in bocca al lupo sia a chi lascia, sia a chi arriva”.  “In 130 anni di storia, la famiglia ha supportato la crescita dell’azienda, raggiungendo un posizionamento di leadership nel settore delle carte speciali e dei prodotti autoadesivi in Europa. Anche grazie alle recenti acquisizioni negli Stati Uniti e in Brasile, oggi Fedrigoni è un player internazionale che necessita di risorse ulteriori per supportare a livello globale le proprie ambizioni” ha commentato il presidente Alessandro Fedrigoni.

Sulla vendita a Bain Capital la cna fabrianese aveva espresso “forte preoccupazione per quanto potrà accadere alle maestranze ed alle imprese dell’indotto, per la precaria situazione occupazionale del nostro territorio maciullato dalla globalizzazione”. Così si erano detti preoccupati i sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.

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