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Doppio Consiglio sul Decreto sicurezza:
l’assemblea regionale vota la mozione per il ricorso
In Comune presidio e seduta fiume

ANCONA - A Palazzo degli Anziani bocciate tutte le mozioni del centro-destra per un inasprimento dei regolamenti comunali sulla sicurezza: dal dotare la polizia municipale di taeser al coprifuoco al Piano. Il sindaco Mancinelli: «I cittadini chiedono più vigili in giro per la città, non Rambo». A Palazzo Leopardi via libera dell'Aula all'atto per chiedere l'impugnazione del Decreto Salvini

Il presidio davanti al Palazzo degli Anziani contro il Decreto sicurezza

 

 

di Giampaolo Milzi e Martina Marinangeli

Che il tema della sicurezza pubblica appassioni, scaldi gli animi e faccia discutere non è una novità, a dimostrarlo il fatto che non sono bastate oltre 3 delle 4 ore e mezza di durata complessiva del Consiglio comunale svoltosi oggi ad Ancona per esaurire un confronto acceso e lungo, nel corso del quale la maggioranza a guida Pd ha tenuto, bocciando tutte le mozioni presentate dal centro-destra. Tutte tranne quella per l’estensione della misura del Daspo (perché già prevista dalla legge nazionale) ad altre zone della città come aree di fiere e mercati (divieto di circolazione per chi è stato sanzionato per comportamenti incivili). Da registrare, come nota di colore politico, il breve presidio tenuto alle 15, fuori del Palazzo degli Anziani, da un piccolo gruppo di aderenti e simpatizzanti della associazione Altra Idea di Città (Aic), emanazione dell’omonima lista rappresentata in Consiglio da Francesco Rubini, contro la normativa Sicurezza di cui il vicepremier leghista Salvini ha ottenuto qualche settimana fa l’entrata in vigore come legge nazionale. Rubini, prima di partecipare all’assise, ha dichiarato che è «controproducente ridurre il problema sicurezza ad una questione di ordine pubblico, sull’onda di una campagna d’opinione “tossica” che soffia sul fuoco della paura, immotivatamente sovradimensionando il fenomeno della microcriminalità. E fomentando guerre tra le categorie di cittadini più poveri, tra questi i fratelli migranti». Secondo Rubini, al contrario, «occorrono politiche che spingano alla collaborazione tra i cittadini, promuovendo forme di collaborazione con l’amministrazione comunale volte a dare più decoro alla città, perché sono il degrado e l’abbandono che favoriscono l’insicurezza«. Città più sicure, quindi, se viene elevato il livello di qualità della vita, con maggiori diritti e servizi più efficaci per tutti, in sintesi la posizione di Aic, e «non presidiate da sceriffi». La presenza movimentista fuori da Palazzo del Popolo, caratterizzata dall’esposizione di un grosso cartello con sopra scritto “No al decreto (legge, ndr.) insicurezza”, prendeva di mira anche e soprattutto il capitolo della nuova normativa governativa riservato ai cittadini stranieri, di cui Aic chiede l’abrogazione. Una piattaforma programmatica che Rubini ha sintetizzato in due mozioni: una sulle politiche urbane più partecipate dal basso, trasparenti e volte alla costruzione di un’Ancona più decorosa e votata alla solidarietà; l’altra che impegna la Giunta comunale, “nel rispetto della Costituzione, ad impartire direttive necessarie agli uffici comunali affinché l’art. 13 della legge Salvini non venga applicato nel territorio comunale”, in linea con la posizione già espressa da alcuni sindaci italiani. Ciò in quanto “l’art. 13 comporterebbe, tra l’altro, l’impossibilità per i possessori di permesso di soggiorno di richiedere l’iscrizione all’anagrafe e quindi la residenza nel Comune dove abitano, con relativa negazione di molteplici servizi legati, appunto, alla residenza, quali l’accesso al sistema scolastico per i minori e l’iscrizione al servizio sanitario nazionale”.
Sulla legge sicurezza si era espressa giorni fa lo stesso sindaco della città dorica, Valeria Mancinelli, che anche oggi ha ribadito la sua adesione alla richiesta di modifica della norma che l’Anci sta portando avanti, ferma restando l’intenzione di non violare quanto stabilito dalla normativa.
Non c’è stato comunque il tempo per discutere e votare le mozioni di Rubini. Lo stesso vale anche per altre oggi all’odg: quella formulata al gruppo 5 Stelle per un “regolamento di vicinato” che favorisca forme di incontro e collaborazione tra i residenti per controllare in modo soft il territorio anche con eventuali segnalazioni da parte loro alla Questura nel caso di aree particolarmente percepite “a rischio” sicurezza; e quella di maggioranza che sintetizza il suo programma sulle “politiche integrate di sicurezza urbana” . Bocciate alcune mozioni del centro-destra. il Consiglio ha detto no all’installazione di videocamere di sorveglianza alle fermate dei bus e sui mezzi di trasporto pubblico. Contrario anche all’ipotesi di chiusura alle ore 20 di tutti gli esercizi commerciali che nel quartiere Piano San Lazzaro somministrano bevande alcoliche, all’introduzione di un regolamento che sospenda dalle 21 alle 7 la possibilità degli stessi esercizi di vendere bevande alcoliche in tutto il territorio comunale e al divieto per i cittadini di circolare o stazionare nelle 24 ore per strada con bevande alcoliche in contenitori di vetro. Pollice verso del Consiglio comunale alle modifiche al regolamento di polizia municipale (proposta della Lega) tale da dotare gli agenti del teaser, strumento che consentirebbe loro, emettendo scariche elettriche non letali, di bloccare all’istante persone dall’atteggiamento aggressivo o pericoloso («I cittadini chiedono più vigili in giro per la città, non Rambo», ha commentato la Mancinelli); altro no ad una eventuale attività coordinata di controllo dei permessi di soggiorno per stranieri tra vigili urbani e polizia di Stato. Il tema della sicurezza con le relative mozioni rimaste in sospeso sarà all’odg del prossimo consiglio Comunale.

Foto d’archivio

Il Consiglio regionale. Intanto nella stessa giornata, l’Aula di Palazzo Leopardi ha dato il via libera – 15 voti favorevoli e 5 contrari – alla mozione contro il Decreto sicurezza sottoscritta dal presidente dell’Assemblea legislativa, Antonio Mastrovincenzo, dai capigruppo di maggioranza Fabio Urbinati (Pd), Gianluca Busilacchi ( Art.1 – Mdp), Boris Rapa (Uniti per le Marche) e Luca Marconi (Unione di Centro) e dal vicecapogruppo del Pd, Francesco Micucci. L’atto impegna il presidente della Giunta e l’Esecutivo regionale a “continuare ad assicurare i servizi sanitari ed assistenziali di competenza regionale finora erogati ai migranti interessati, stranieri entrati regolarmente nel territorio italiano ed ora improvvisamente posti dal Decreto sicurezza in uno status di limbo giuridico” e chiede di “valutare i profili di lesione delle competenze costituzionalmente garantite alle Regioni per verificare se esistono le condizioni giuridiche per proporre ricorso avanti alla Corte costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale di alcune disposizioni normative del Decreto”. Un percorso già iniziato da palazzo Raffaello, che negli scorsi giorni ha dato mandato agli uffici di valutare i possibili profili di incostituzionalità per l’eventuale ricorso.
Nel dibattito scaturito oggi, il capogruppo Pd, Fabio Urbinati, ha parlato di una «deriva» che stiamo vivendo anche con il Decreto sicurezza e ha sottolineato l’importanza dei «valori dell’accoglienza e della solidarietà su cui si fondano le nostre radici».
Critico l’intervento della consigliera leghista, Marzia Malaigia, che anticipando la scelta di non votare l’atto, ha osservato alcune «incongruenze, perché chi viene e ha diritto a stare nella regione non ha nessuna assistenza negata». In difesa del decreto sicurezza ha parlato anche la consigliera Elena Leonardi (FdI), puntando il dito contro un «atto tirato per i capelli e una battaglia puramente ideologica con il governo nazionale».

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