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Decreto sicurezza, la sindaca Mancinelli:
«Nessuna intenzione di violare la norma»

ANCONA – Dopo un primo «no comment», la prima cittadina interviene sul tema caldo che ha scatenato la bagarre politica, per far sapere che il Comune partecipa alla battaglia dell'Anci per modificare la legge bandiera del ministro Salvini, ma puntualizzando: «non costringerò un dipendente pubblico a commettere reato»

Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli

 

 

La linea di Ancona non sarà quella di Palermo. Dopo diversi giorni di silenzio stampa, la sindaca Valeria Mancinelli interviene sulla questione del Decreto sicurezza, che ha prodotto ad ogni livello politico ed istituzionale una levata di scudi tra sostenitori ed oppositori del documento. Se Leoluca Orlando, primo cittadino del capoluogo siculo, così come De Magistris e Nardella a Napoli e Firenze, hanno sfidato apertamente il vicepremier leghista, dichiarando l’intenzione di sospendere l’applicazione dell’art 13 dell’articolato – che negherebbe ai possessori di permesso di soggiorno la possibilità di richiedere l’iscrizione all’anagrafe – Mancinelli detta una linea più soft. Premesso che «l’applicazione del decreto sicurezza e immigrazione costringe in clandestinità coloro che fino a ieri godevano di un sistema di protezione specifico, ovvero la protezione umanitaria – scrive in una nota la sindaca – perché nessuno è in grado, ad oggi, di garantire loro un rapido rimpatrio», sottolinea «il pericolo di peggiorare la vita di tutti, delle persone destinatarie del decreto e dei cittadini di e, per questo, l’Anci nazionale, di cui fanno parte amministrazioni di varia estrazione politica, si sta battendo per cambiare la norma e per trovare con il governo una soluzione sostenibile. Il Comune di Ancona che, lo ricordo, ha votato un ordine del giorno su questo tema, è totalmente d’accordo con l’ANCI e partecipa alla battaglia dell’Associazione per cambiare la legge». Detto questo però, Mancinelli fa notare che «nel frattempo, la legge è vigente e un sindaco deve gestirne le conseguenze e lo facciamo sia dialogando con la Regione (che nel frattempo sta valutando il ricorso alla Corte Costituzionale contro il Decreto sicurezza, ndr), che ha la titolarità sull’assistenza sanitaria, sia con le associazioni e gli operatori del nostro territorio, ma chiarisco anche che non ho nessuna intenzione di violare la norma o meglio costringere un funzionario pubblico a farlo. Nessuno mi tiri per la giacca su questo». Il riferimento sembra rivolto all’ordine del giorno depositato la scorsa settimana da Altra Idea di Città, che chiedeva al sindaco e alla giunta proprio di sospendere l’applicazione dell’art 13: «sarebbe costringere un dipendente pubblico a commettere un reato – punta il dito –, mentre il politico si limiterebbe a fare la sua battaglia. Ciò è inaccettabile». La stoccata finale ha poi un sapore di bacchettata bipartisan sul trattamento riservato ad una questione fondamentale: «come Sindaco, e come cittadina di questo Paese, devo esprimere il mio forte disappunto per l’utilizzo propagandistico, spesso in tutto lo spettro politico, che si fa di un tema complesso, drammatico, a volte tragico, come quello dell’immigrazione. Se stessimo di più sulla sostanza dei problemi, senza disperdere troppe energie, forse qualche strada migliore la troveremmo».

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