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Inchiesta sulla raffineria
«Il Comune si costituisca parte civile»

FALCONARA - La richiesta relativa a un eventuale processo arriva da Acu Marche, dopo la notizia dell'indagine bis in cui si ipotizza il reato di inquinamento del sottosuolo. Il consigliere Loris Calcina: «L'eventuale contaminazione con idrocarburi rappresenterebbe la situazione più pericolosa in assoluto»

I controlli scattati il 12 aprile sera alla raffineria (foto d’archivio)

 

di Giampaolo Milzi

Una richiesta al sindaco Stefania Signorini: che il Comune di Falconara si costituisca parte lesa, e in prospettiva parte civile, nell’inchiesta penale bis in cui si ipotizza il reato di inquinamento del sottosuolo legato ad eventuali deficit dei serbatoi TK59 e 62 della raffineria Api. L’ha inviata stamattina Fabio Amici, fiduciario dell’Associazione consumatori e utenti Acu Marche.

Fabio Amici

E’ la prima reazione a seguito della notizia riportata ieri da Cronache Ancona sul procedimento penale avviato dal pm Irene Bilotta già nel novembre scorso, dopo aver ricevuto una relazione dei vigili del fuoco, reduci nell’agosto precedente da un’ispezione nelle due cisterne che ne aveva evidenziato alcune anomalie. La possibilità di contaminazione del terreno sotto i due tank, è il reato per cui il pm ha iscritto nel registro degli indagati Giancarlo Cogliati e Daniele Bandiera, entrambi amministratori delegati, il primo dell’Api Raffineria di Falconara Marittima, il secondo dell’Api spa con sede a Roma, più almeno altri due alti dirigenti del gruppo petrolchimico. Di più. Sul fascicolo bis relativo ai TK59 e 62 – che si affianca al procedimento penale già noto riguardante l’inclinazione del tetto di un altro TK, il 61, avvenuta l’11 aprile 2018, che aveva determinato l’emanazione di una “nuvola” di esalazioni potenzialmente nocive per la salute pubblica avvertite dalla popolazione fino a Senigallia – si è espresso oggi anche Loris Calcina, consigliere comunale a Falconara della lista Cittadini in Comune: «Seguiamo con grande interesse gli sviluppi della nuova e importantissima indagine del sostituto procuratore Bilotta. La eventuale contaminazione con idrocarburi rappresenterebbe la situazione più pericolosa in assoluto perché se l’inquinamento arrivasse alle acque di falda potrebbe essere trasportato altrove». Ma quali sono le anomalie relative ai tank 59 e 62 (il primo molto simile, il secondo in sostanza uguale al 61) che avevano segnalato i vigili del fuoco al pm? I vigili avevano aperto i rubinetti che consentono alle spie di drenaggio di accertare l’effettiva tenuta stagna della struttura a doppio fondo di cui erano già stati dotati questi due tank (a differenza del n° 61). I due fondi sono separati da un’intercapedine, e in quello spazio si era accertata la presenza di acqua con tracce di idrocarburi infiltratasi dalla copertura del fondo superiore. A distanza di molti mesi, si viene a sapere che erano «emerse criticità legate alla pavimentazione del bacino di contenimento e ai drenaggi del serbato TK62» a seguito di controlli effettuati il 5 e 31 luglio e il 7 agosto 2018, da un gruppo di lavoro del Comitato territoriale di controllo (Ctr) coordinato dal comandante provinciale dei vigili del fuoco. Come riferito dal sindaco Signorini in una commissione consiliare svoltasi il 22 agosto dell’anno scorso.

I controlli alla raffineria Api il 12 aprile del 2018

I due procedimenti penali sono in pratica collegati, in quanto le indagini tecniche sono volte ad accertare l’eventualità che l’intera ampia fascia di sottosuolo su cui insistono i tre tank, posizionati vicini, a causa di perdite degli stessi, abbia subito infiltrazioni di sostanze miste ad idrocarburi. Per il TK61 già nel marzo scorso i tecnici dell’Agenzia regionale di protezione ambientale Marche (Arpam) hanno maturato certezze, comunicandole al pm, di perdite dal fondo unico di questo serbatoio di un mix di acqua e idrocarburi. Fondamentale, il ruolo ricoperto dal perito d’accusa Gabriele Annovi, che dovrà sovraintendere a nuovi sondaggi nel bacino di contenimento del TK61 (dov’è finito quel mix a rischio) ed anche nel sottosuolo, con carotaggi e prelievi di campioni. Verifiche dello stesso tipo dovrebbero partire in autunno anche per le cisterne 59 e 62. «Come consigliere comunale – ha detto Calcina – mi sto battendo per capire se esiste o è esistita una migrazione dell’inquinamento verso le aree residenziali. A tale proposito non mi risulta che Comune, Asl e Arpam abbiamo ottemperato a quanto chiesto nel dicembre 2016 dalla dirigente per le Bonifiche del Ministero dell’Ambiente, Laura D’Aprile». La richiesta della D’Aprile: «Fornire aggiornamenti sulle attività svolte per la verifica dello stato qualitativo delle acque prelevate da pozzi ad uso residenziale nelle aree interne alla perimetrazione del Sin (Sito di interesse nazionale Api, ndr.)».

Loris Calcina

«A tale proposito – ha aggiunto Calcina – attendo una risposta ad una mia interrogazione consiliare e, il 4 aprile scorso, ho inviato una pec informativa al ministero dell’Ambiente Divisione III (Settore Bonifiche) scavalcando l’inerzia del Comune di Falconara». Riguardo all’inchiesta sul TK61, per la quale il pm ha recentemente ipotizzato anche il reato di inquinamento di sottosuolo, il consigliere comunale Calcina torna a chiedere,come aveva già fatto in commissione ad agosto 2018, all’amministrazione municipale di dotarsi di un consulente tecnico di parte. Come del resto ha fatto l’associazione “Onda Verde”, mentre l’Acu Marche ha nominato come consulente il già citato Amici. Anche Amici ha auspicato con forza che il Comune nomini un proprio consulente per l’inchiesta sul TK61. Inchiesta, va ricordato, nella quale il pm Bilotta aveva subito ipotizzato – a carico di 16 persone dell’Api (tra cui l’ad Cogliati) di cui 15 sono molti colleghi dell’alta sfera dirigenziale – il reato di getto pericoloso di cose (esalazioni nocive nell’aria), eco-illeciti colposi, lesioni personali colpose. Tra le ben 1030 parti lese del procedimento sul TK61, per lo più cittadini, il Comune di Falconara e le già menzionate “Onda Verde” e “Acu Marche”. In merito ai fenomeni di esalazioni moleste che si verificano spesso nel territorio di Falconara, Amici dell’Acu Marche vorrebbe che «il direttore Arpam e il sindaco Signorini confermassero di aver sempre denunciato senza ritardo alla procura, o ad altre autorità, i reati ambientali di cui hanno avuto notizia». E quindi chiede «chiarimenti in merito» e confida «che in futuro sindaco e Arpam ottemperino senza indugi a quanto previsto dalle norme». Infine riguardo ai fenoneni odorigeni che superano il limite della normale tollerabilità ex art. 844 del Codice Civile, Amici chiede «quali criteri vengono adottati per stabilire quando la soglia di legge debba considerarsi oltrepassata».

Inchiesta sulla raffineria, altri due serbatoi finiscono nel mirino della procura

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