di Talita Frezzi
Le conseguenze del Covid-19 sull’economia: debiti, conti che non tornano e chiusura di tante attività, anche definitivamente. Come sta accadendo al ristorante “Le Stagioni” di via Montelatiere, alle porte di San Marcello, locale tipico in collina che abbina alla cucina tradizionale marchigiana una riscoperta e rivalutazione delle materie prime in chiave contemporanea, grazie alla creatività e all’esperienza dello chef Manuel Raffio, 27 anni di Marotta che tre anni fa ha assunto la gestione del locale. Oggi le due sale da 80 posti sono vuote e ci resteranno. «Lo staff delle Stagioni ci tiene a comunicare ai suoi amati clienti che il ristorante chiuderà definitivamente. Grazie di tutto l’affetto che ci avete dimostrato in questi anni», poche parole amare affidate a un post sui social e condiviso da tantissimi utenti. «Sotto agli arcobaleni appesi ai balconi bisognerebbe scrivere “andrà tutto male”, perché di bene non c’è nulla – dice lo chef Manuel Raffio – dopo 70 giorni che stiamo a casa non è arrivato neanche un aiuto, riaprire con le misure di sicurezza imposte dalla nuova ordinanza è impossibile. Oltretutto a venti giorni dalla riapertura non ci sono indicazioni chiare su cosa serve per garantire sanificazione, distanziamento e sicurezza dei nostri clienti. Non è fattibile, serviranno altri soldi, altre spese per una situazione difficile e non chiara. Basta, io chiudo. Lascio. Con dolore, dispiacere e rabbia, tanta». Questo giovane chef ha investito molto nell’attività, tre anni fa ha dato la sua impronta personale al menù e al ristorante. Oggi decidere di lasciare è un dispiacere profondo. «Meglio chiudere adesso senza debiti, che provare a riaprire e mettermi sulle spalle debiti che dovrò pagare senza il minimo aiuto da parte dello Stato – dice – è inutile anche provare con l’asporto se faccio un bilancio dei costi/guadagni. La gente sta a casa e vive col reddito di cittadinanza e io che lavoro e ho un’attività devo star chiuso e aspettare 600 euro che ancora non sono arrivate. Non sarò certo l’unico a decidere di chiudere».
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