«Nelle Marche si registra un incremento del numero dei docenti rispetto agli alunni e non un taglio». E’ quanto dichiara l’Ufficio scolastico regionale in risposta alla denuncia dei sindacati che avevano parlato nei giorni scorsi di un pericolo sovraffollamento per il prossimo anno scolastico, anche in vista delle misure anti Covid, e di una carenza di personale sia docente che Ata. «Il Ministero dell’Istruzione – replica l’Usr – ogni anno assegna agli Uffici Scolastici Regionali, e tra questi a quello per le Marche, un determinato numero di posti docente in ragione dell’andamento del numero degli studenti, sulla base del quale gli stessi Usr istituiscono le classi secondo i criteri disposti dalle norme dello Stato. Per l’anno scolastico 2020/21 nelle Marche si registra una riduzione complessiva di circa 4.000 alunni iscritti (dall’infanzia alla secondaria di II grado, compresa la previsione di circa 1.200 alunni iscritti per i cosi serali) rispetto ai 208.330 alunni frequentanti nell’anno in corso. Ciononostante per il prossimo anno il numero dei docenti assegnato alla Marche dal Ministero è rimasto pressoché invariato rispetto allo scorso anno (17.219 docenti rispetto ai 17.260 attuali). Grazie a tale disponibilità il direttore generale con decreto del 29 maggio scorso, ha provveduto ad istituire per il prossimo anno scolastico un numero di classi (10.005) sostanzialmente uguale rispetto allo scorso anno (10.053) – continua l’Usr – nonostante la consistente diminuzione di alunni, con conseguente riduzione del numero medio di alunni per classe. Le classi sono state istituite secondo le obbligatorie prescrizioni disposte dalla norma dello Stato, mentre non è noto l’algoritmo genericamente citato dai sindacati, che sarebbe stato utilizzato per la definizione delle classi». Nel decreto, pubblicato e consultabile sul sito web dell’Usr, sono riportati il numero di alunni e classi per ciascun anno di corso e per ciascuna sede scolastica, suddivisi per infanzia, primaria e secondarie di I e II grado e, per queste ultime, per ciascuna tipologia (professionale, tecnico, liceale) ed indirizzo (classico, scientifico, artistico, etc.). «Dall’analisi dello stesso decreto – continua l’Usr – si riscontra che la media di alunni per classe è di circa 20, pari alla media nazionale. Tra le oltre 10.000 classi istituite non risultano classi con un numero di alunni in eccesso rispetto a quanto stabilito dagli ordinamenti e quindi sovraffollate e tantomeno con numero di alunni pari o superiore a 30». Secondo l’Usr dunque i sindacati con la loro denuncia avrebbero «fatto erroneamente riferimento, nonostante gli incontri informativi del 3 e 15 aprile e del 22 maggio avuti con l’Usr, non agli alunni iscritti, ma alle domande di iscrizione che in specifici casi possono essere maggiori rispetto alla disponibilità di posti definiti dalla programmazione dell’offerta formativa, articolata nei relativi piani di ciascuna scuola. Questi sono infatti predisposti – specifica l’Ufficio – come previsto dalla legge 107/2015, prima dell’apertura delle iscrizioni, in ragione dei bisogni formativi espressi dal contesto locale e nel limite delle risorse disponibili e non in ragione delle domande di iscrizione che si presume di ricevere. L’alunno e la famiglia orientano la propria domanda di iscrizione, declinata in più opzioni, attesa l’offerta formativa di ciascuna scuola ed in considerazione della vocazione dello stesso alunno. Può pertanto essere che la prima opzione sia espressa in un numero maggiore rispetto all’offerta specifica della singola scuola, fermo restando che la complessiva offerta proposta dalla stessa scuola, unitamente alle altre di pari grado, garantisce a tutti il diritto allo studio. Naturalmente sono assolutamente legittimi gli auspici espressi da taluni rappresentanti politici volti ad incrementare gli standard dell’offerta formativa, ma, ovviamente, tali auspici debbono essere accompagnati dal contestuale incremento delle risorse necessarie a concretizzarli, attraverso l’adozione delle relative norme (con indicazione ai cittadini delle modalità per la loro copertura) da parte dei competenti organi a cui appartengono i medesimi rappresentanti politici. Norme alle quali poi gli Uffici obbligatoriamente si attengono nell’esercizio delle proprie funzioni “per il pubblico bene” – conclude l’Usr – secondo il dettato costituzionale: “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”».
https://www.cronacheancona.it/2020/05/28/__trashed-3/242060/
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